La politica guarda all’Intelligenza Artificiale: sviluppo inclusivo al servizio dell’uomo

Da Mattarella, che punta al bene comune a Nordio che ne studia l’applicazione alla giustizia. La persona in ogni caso deve restare centrale.

Roma – La politica guarda all’intelligenza artificiale. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto sottolineare che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale “pone sfide nuove”. Riguardo la necessità di uno “sviluppo inclusivo dell’IA, di cui possano beneficiare tutti i popoli”, il presidente della Repubblica punta su uno sviluppo democratico di questa rivoluzione. “Le scoperte e gli sviluppi in questo ambito non possono essere monopolio privato. La governance non può essere affidata soltanto al mercato o al potere di pochi. È necessario che le istituzioni sappiano farne un bene comune, incanalandone le potenzialità in modo coerente con i progetti di vita collettiva”, ha detto Mattarella.

Una visione inclusiva, come proposta da Mattarella, richiede che i progressi nell’IA si allineino con i progetti di vita collettiva, sostenendo non solo l’innovazione economica ma anche il miglioramento della qualità della vita su scala globale. Ciò implica una governance consapevole e partecipativa delle tecnologie, un ambito in cui le istituzioni pubbliche devono giocare un ruolo fondamentale. L’affidamento esclusivo al settore privato per la gestione dell’IA potrebbe portare a disparità e sbilanciamenti a livello internazionale, limitando l’accesso a queste risorse vitali solo a chi detiene già potere e risorse. La riflessione del Capo dello Stato cavalca l’onda di un dibattito globale su come l’IA debba essere orientata al servizio dell’uomo e non il contrario.

Per questo è necessario un dialogo aperto tra governi, imprese, comunità scientifiche e società civile, per garantire che le direzioni di sviluppo tecnologico siano guidate da valori etici e sostenibili. Serve un impegno collettivo. Anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è spesso soffermato sull’utilizzo delle nuove tecnologie nel diritto. “Nel giudizio civile, e soprattutto in quello penale, contano la ricostruzione del fatto e l’elemento psicologico: cose a cui l’intelligenza artificiale non arriverà mai”, ha detto il Guardasigilli. Nordio ne ha evidenziato le opportunità: “l’IA può facilitare il diritto: raccoglie le decisioni giurisprudenziali, coordina e organizza le leggi”, ma, aggiunge il Ministro, “l’ultima parola spetta sempre all’uomo”, proprio perché “è una creazione dell’intelletto umano e come tale è controllabile, e va controllata”.

L’Intelligenza Artificiale, ha sottolineato il Guardasigilli, “non è intelligenza creativa: piuttosto, la sua creatività esiste solo nella misura in cui i suoi algoritmi incorporano una serie di variabili che possono simulare, ma non equivalere, al vero pensiero creativo”. Sul fronte della giustizia l’IA “costituirà un valido aiuto per l’esprit de géométrie del giudice, ma non ne sostituirà mai le qualità fondamentali: il buon senso, l’umiltà, lo sforzo di comprendere l’animo umano. Il ruolo del giudice non consiste semplicemente nel conoscere la legge e nell’adattarla a un caso specifico. Implica anche la ricostruzione degli eventi da una prospettiva sia materiale che psicologica. In questo campo – ha concluso Nordio -, l’Intelligenza Artificiale dovrà sempre essere non solo controllata ma anche integrata dall’intelligenza umana. Non dobbiamo quindi temere questo nuovo sviluppo, ma gestirlo e, pur consapevoli dei grandi pericoli che comporta, dobbiamo trasformarlo in un’opportunità”.

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L’intelligenza artificiale e giustizia è stata anche al centro della prima riunione del Venice Justice Group. Il gruppo di lavoro, istituito su proposta del Ministro Carlo Nordio nel corso del G7 Giustizia di Venezia del maggio scorso, ha posto al centro del dibattito l’impatto dell’IA nel campo della giustizia. Nella sua relazione introduttiva, il capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero, Antonio Mura, ha affermato che “è prioritario per il Venice Justice Group bilanciare i benefici dell’IA nelle attività giudiziarie preservando un approccio centrato sull’uomo, garantendo l’autonomia delle funzioni dei giudici attraverso la certezza della qualità dei dati e la trasparenza degli algoritmi. L’Intelligenza Artificiale – ha continuato Mura – è un’opportunità che deve essere colta e gestita per raggiungere sempre più elevati livelli di efficienza e per garantire una giustizia tempestiva e ugualmente accessibile a tutti”.

E ancora, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a ottobre ha annunciato che l’hub per lo sviluppo sostenibile per promuovere iniziative internazionali sull’intelligenza artificiale, in particolare verso l’Africa del G7 “aprirà ufficialmente nel 2025 e avrà sede in Italia”. Sono più di i 100 soggetti, tra cui governi, organizzazioni internazionali e aziende tecnologiche come Google, Microsoft e OpenAI, che hanno espresso il loro interesse a lavorare sull’AI Hub, secondo il Mimit. Il progetto ha anche ricevuto un sostegno di organizzazioni come l’Unione Africana e il Gruppo di Donatori dell’Al per lo Sviluppo del G7. 

L’hub ha tre obiettivi principali. Garantire alle startup africane accesso a grandi infrastrutture di calcolo, come i supercomputer europei e data center. Agevolare l’addestramento di grandi modelli linguistici (large language model, programmi di AI generativa) con idiomi locali, spezzando il monopolio dell’inglese. E ancora, realizzare percorsi di formazione. Il centro avrà sede in Italia, sarà coordinato dal ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit), ma l’attuazione dei suoi progetti è affidata al Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, l’agenzia dell’Onu che si occupa di aiutare i paesi più poveri ad avviare attività economiche sostenibili. L’hub avrà due comitati di consulenza, uno composto da enti pubblici e l’altro da privati.

L’intelligenza artificiale generativa è anche sbarcata alla Camera, con tre progetti destinati al supporto degli uffici di Montecitorio, dei deputati stessi e dei cittadini che vogliono conoscere l’attività dei loro rappresentanti. L’iniziativa è stata presentata a Montecitorio dal presidente della Camera Lorenzo Fontana e dal vicepresidente Anna Ascani. Quest’ultima, in particolare, è considerata la “madrina” dell’evento in quanto guida il Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione, vale a dire l’organismo che ha svolto un’approfondita indagine sull’IA nell’attività parlamentare e ha promosso il concorso a cui hanno partecipato 28 progetti di diverse università e centri di ricerca italiani.

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“Abbiamo voluto capire – ha spiegato Ascani – come interagire con quello che Papa Francesco ha definito, in occasione del G7 in Puglia, uno strumento affascinante e tremendo”. Alla fine, ne è nato un rapporto, presentato a febbraio e il lancio di una sorta di concorso per premiare progetti che proponessero strumenti di IA generativa capaci di supportare l’attività parlamentare: ma con alcuni paletti, sottolineati da Ascani e Fontana. “Al centro deve esserci la persona, soprattutto con la sua capacità di decidere”, ha detto Ascani. “Occorre preservare la componente umana in tutti i processi operativi e decisionali”. Insomma, supporto e non sostituzione delle persone.

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