Dalla morte di Silvio Berlusconi all’ascesa delle donne che entrano in battaglia. Sarà duello tv tra Meloni e Schlein? Il fenomeno Vannacci pronto (forse) per le Europee e la ricomparsa sulla scena di Gianni Alemanno e Nichi Vendola. Enrico Letta invece è sparito dai radar ed è tornato alla ‘Corte’ europea.
Il libro della politica del 2023 si compone di molte pagine. Una dopo l’altra hanno scritto la storia di quest’anno, contrassegnato come ogni storia da arrivi, partenze, morti, nascite e rinascite. Ripercorrendolo, non in ordine cronologico ma ascoltando l’eco che lascia dietro di sé e nell’opinione pubblica, il primo capitolo è senza dubbio dedicato alla morte di un protagonista assoluto della politica italiana – e non solo – Silvio Berlusconi.
È il 12 giugno del 2023 quando sull’ex premier, anima e fondatore di Forza Italia e prima di tutto imprenditore di successo, cala il sipario. Tutto il mondo ripercorre in quei giorni la sua lunga carriera, iniziata come cantante e intrattenitore sulle navi da crociera e come venditore porta a porta. Poi Edilnord e Telemilano che si trasformerà in Canale 5, una rete televisiva a livello nazionale. E ancora, la sua storia di amore e vittorie con il suo Milan. Dal 1994 la sua maratona politica: il Cavaliere è stato quattro volte presidente del Consiglio (1994-1995, 2001-2006 e 2008-2011) ed è stato fino alla sua morte – nonostante una pausa forzosa – senatore della Repubblica.
E se Silvio Berlusconi ha segnato un’epoca, la sua eredità politica lascia molti figli, qualcuno pronto a raccoglierla nel partito, altri con la stessa tenacia ma dirottata su altri lidi. A traghettare la sua Forza Italia nel 2024 sarà senza dubbio il ministro degli Esteri Antonio Tajani, nominato alla morte del Cavaliere segretario nazionale. La platea azzurra presente alla sua salita ‘al trono’ lo ha omaggiato con l’applauso che si deve a chi raccoglie una ingombrante eredità. “Guidare il partito dopo Berlusconi è un’impresa complicata – ha ammesso Tajani – Non ci sarà mai nessuno come lui. Questo partito è un’eredità che ci ha lasciato. Guai se i figli disperdono l’eredità del padre”.
La degna erede del Cavaliere guardando l’ascesa è senz’altro lei. Il premier Giorgia Meloni, che nel 2023 ha mosso i passi più importanti della sua carriera politica, dopo l’elezione a Presidente del Consiglio avvenuta alla fine di ottobre del 2022. Nel 2008 nominata proprio per volontà di Berlusconi ministro della Gioventù, dal 2012 ha iniziato a piantare le basi del suo successo fondando Fratelli d’Italia.
Ma la linea tracciata dal Cavaliere nell’alveo del centrodestra accompagna ancora oggi i passi di Giorgia, soprattutto nel contesto internazionale. Un’eredità che la prima donna premier nella storia repubblicana ha raccolto con convinzione. Tanto che Forbes l’ha incoronata nella sua classifica tra le 100 donne più potenti del mondo, ed è la quarta. Una lista che, quest’anno in modo particolare, ha evidenziato un quadro complesso, e instabile, dell’influenza socio-politica, culturale ed economica delle donne. Quattro i parametri principali presi in considerazione: denaro, influenza media, impatto e ambito di riferimento.
Cambiando scenario e spostandoci a sinistra, il 2023 si è aperto per il Pd con un nuovo segretario nominato in balia delle correnti interne al partito. Elly Schlein ha trionfato su Stefano Bonaccini, che piaceva di più alla base. È il 26 febbraio quando il Pd incorona la prima donna segretaria in un partito ridotto a brandelli e diviso in correnti. Schlein tira dritto e inizia una battaglia tutta al femminile con la donna più potente, il premier Giorgia Meloni.
Un duello che potrebbe trasferirsi presto in tv: da mesi si rincorrono voci su un possibile testa a testa, dopo che Schlein ha declinato l’invito a partecipare alla festa di Atreju. In quella circostanza il segretario della sinistra aveva detto: “Confrontiamoci, ma non a casa tua, non a casa mia: per me va bene anche in tivù”. Ecco, nel 2024 potrebbe essere la volta buona o su Rai1, magari nel salotto di Bruno Vespa, o su SkyTg24.
Parlando di nascite – in senso metaforico – sul palcoscenico politico del 2023, non si può ignorare il ‘fenomeno’ Roberto Vannacci e il suo libro senza veli e senza peli sulla lingua. Un caso editoriale che ha fatto tremare le stanze di Montecitorio e ha fatto discutere non poco. Il generale dell’Esercito su cui pende l’inchiesta formale avviata dal ministro della difesa, Guido Crosetto – che dovrà accertare eventuali infrazioni disciplinari contenute nel suo libro ‘Il mondo al contrario’, testo dai controversi contenuti che da diversi mesi risulta tra i più venduti sugli store online – potrebbe essere tra i prossimi candidati alle Europee con il Carroccio.
Dopo l’aspettativa e la licenza Vannacci è rientrato al lavoro a Palazzo Esercito, dove svolgerà un periodo di affiancamento prima di insediarsi definitivamente col nuovo ruolo di capo di Stato Maggiore del Comando delle forze operative terrestri. Ma il suo destino è tra le fila della politica? Quello che è certo è che è riuscito a far parlare di sé. E promette che nonostante il rientro al lavoro continuerà a promuovere il libro della discordia.
Tra le nuove creature del 2023 pronte a emergere nel 2024 c’è anche il ‘Movimento dell’Indipendenza Italiana’, fondato da Gianni Alemanno che ne è portavoce. Un partito nazional popolare, di stampo cattolico, ma non un revival della vecchia Democrazia Cristiana. Il suo identikit? Un misto tra battaglie identitarie a difesa della famiglia tradizionale, della vita e contro l’aborto e le lotte a difesa dei diritti delle classi più svantaggiate ma anche di quella fetta di famiglie benestanti minacciate dalla grande finanza industriale e dalle multinazionali. Il suo esordio sarà nei prossimi mesi, forse alle elezioni europee di giugno, e l’obiettivo è raggiungere quota 4%. Ma chi ne farà parte? Spuntano tra i nomi l’ex CasaPound Simone Di Stefano; Massimo Arlechino, già ideatore del simbolo di Alleanza Nazionale, gli ex An Fabio Granata e Marcello Taglialatela e Nicola Colosimo, portavoce dei giovani di ‘Magnitudo’.
A volte ritornano dunque, e Alemanno non è l’unico a riaffacciarsi sulla scena politica. Un’altra riapparizione nella parabola politica del 2023 è quella di Nichi Vendola, ex governatore della Puglia, eletto presidente di Sinistra Italiana. Dopo la sua uscita di scena per il coinvolgimento nel procedimento penale sull’ex Ilva – in attesa del processo d’appello dopo la condanna in primo grado per concussione aggravata- Vendola ha precisato che però non si candiderà alle Europee del prossimo anno.
‘Nikita’ è tornato, dicendo “Non sono mai fuggito dalla politica, ho solo smesso di avere ruoli apicali nella vita pubblica. Si può fare politica anche lontani dai radar dei media”. E invece eccolo ancora qua, per “ritrovare quella connessione sentimentale col popolo che – sostiene Vendola – è stata logorata da lunghi anni di governismo e moderatismo”.
Chi invece è sparito dai radar è Enrico Letta, benchè deputato. L’ex premier e segretario del Pd ha però ripiegato ancora su Bruxelles. Ha infatti ricevuto dal Consiglio dell’Unione europea l’incarico di redigere un rapporto strategico sul mercato unico. Letta lavorerà insieme al vice premier e ministro dell’Economia Pierre–Yves Dermagne. Il rapporto dovrebbe essere pronto per marzo del 2024, durante la presidenza belga dell’Unione. L’ex segretario dem ha detto di essere alla “ricerca della formula magica per rilanciare il mercato unico europeo”. La stessa formula magica che lo ha fatto sparire da Montecitorio?