Al leader Fi non piace la retroattività dell’emendamento spalma-crediti in 10 anni, ma il ministro dell’Economia pensa alla tenuta dei conti.
Roma – Si alza il livello dello scontro all’interno della maggioranza, e del governo, sull’emendamento al superbonus e sull’introduzione della sugar tax a luglio. Con un botta e risposta ad alta tensione fra il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti che deve porre un argine alla valanga dei bonus edilizi che gonfia il debito pubblico, e dall’altra il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani. Ma dopo un crescendo di repliche a distanza, il vicepremier cerca di ristabilire la calma spiegando che Giorgetti “è un caro amico, ottimo ministro” e che “per un emendamento il governo non traballa”. Il governo non traballa, ma le tensioni sulla misura che ha ridotto i conti dello Stato in un colabrodo è il seme della discordia.
Tanto che a fine marzo, il ministro dell’Economia, dopo aver lanciato più volte l’allarme sul buco da 30 miliardi, aveva fatto passare un brutto quarto d’ora al Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta, reo di aver sottostimato la spesa. Tanto da mettere in discussione la sua poltrona al Tesoro. Ora lo scontro è con il leader di Fi, a cui non piace la retroattività che colpisce imprese e istituti finanziari, con una stretta che impone fin da inizio 2024 la detrazione in dieci anni andando a intervenire ‘in corsa su situazioni già definite. Con la criticità, per le banche, dei crediti del superbonus non più compensabili con debiti previdenziali.
Un crinale ad alta tensione politica, quello creato dall’emendamento ‘notturno’, su cui è scoppiata la polemica. “Voglio vederci chiaro nel nuovo testo” sul superbonus che è stato presentato nella notte dal ministero dell’economia – esordisce Tajani – bisogna veramente prestare molta molta molta attenzione”. Il vicepremier offre così la sponda alla contrarietà di Confindustria e delle imprese incentrata sulla detraibilità in dieci anni per detrazioni per quasi 12 miliardi tra il 2024 e il 2025. E alla perplessità delle banche, colpite in particolare dal cambiamento in corsa secondo cui gli istituti finanziari non potranno più compensare i crediti del superbonus con debiti previdenziali, pena il recupero del credito con interessi e una sanzione. Ma dagli ultimi sviluppi della disputa pare che il Mef abbia bocciato gli emendamenti di Fi, per dare un segnale forte ai mercati.
Lo scontro nel cuore dell’esecutivo offre anche il destro all’opposizione: Francesco Boccia, presidente dei senatori Pd, parte all’attacco evocando “la scarsa credibilità e l’ennesima retromarcia del ministro dell’economia”, che dal braccio di ferro “esce ridimensionato”. Per Boccia l’effetto finale sarà “solo caos e complicazioni senza fine e con risorse risibili, e solo per il 2025, di fatto offensive, per aree sismiche ed Ets”. Riferimento ai due stanziamenti a fondo perduto per il 2025, da 35 milioni per riqualificazioni energetiche nei territori colpiti dal sisma, e da 100 milioni per quelle effettuate da parte di terzo settore, onlus, organizzazioni di volontariato.
“Si smentiscono tra di loro – rincara la dose la leader dem Elly Schlein – e questo è grave perché causano un grave danno, creano soprattutto incertezza fin dal primo giorno, sia sul superbonus sia sul pnrr”. Se la presidente dell’ance Federica Brancaccio smorza i toni, “rispetto alle dichiarazioni fatte, il testo è molto meno impattante di quanto si temesse. È stato molto mitigato l’impatto”, pesano invece gli impatti, sulle famiglie, della norma secondo cui chi ha iniziato a detrarre non potrà più cedere ciò che rimane dei crediti di imposta. “siamo di fronte al caos totale, siamo pronti a ricorrere in ogni sede contro la questione della retroattività” dichiara il presidente del Codacons Carlo Rienzi secondo cui l’emendamento colpisce “milioni di cittadini” che avevano avviato lavori edilizi nel 2024 o li hanno programmati nel periodo 2024-2025.
E infine il tema della plastic e sugar tax. Per la prima è disposto il rinvio al 2026 mentre la seconda, malgrado una incongruenza fra relazione tecnica (che prescriveva un analogo rinvio) e il testo dell’emendamento, partirà a luglio di quest’anno con aliquote ridotte del 50% che saliranno poi nel 2026. Una scelta che assorbe, che riunisce i produttori di analcolici, definisce una “doccia fredda” e per cui Federalimentare chiede una correzione sposando la versione della relazione tecnica viste le “ripetute rassicurazioni” da parte del governo nei mesi scorsi.
Anche l’osservatorio dell’Oxford Economics, leader nelle previsioni economiche globali e nelle analisi econometriche, a bollare il bonus dell’edilizia come la “peggiore misura di politica fiscale adottata in Italia negli ultimi dieci anni”. L’osservatorio non usa giri di parole e smonta in modo netto il Superbonus che sta mettendo a rischio le casse dello Stato. In un report pubblicato recentemente, il giudizio sull’incentivo per il settore edilizio varato da Giuseppe Conte è durissimo: “inizialmente questa tipologia di bonus – si legge nel dossier – sono stati implementati come misura anticiclica dopo la pandemia ma sono continuati durante un periodo in cui l’economia è cresciuta in modo piuttosto forte“. Questo è il problema secondo l’analisi degli esperti di economia. E le previsioni per il futuro sono ancora più catastrofiche.
La maledizione del Superbonus colpisce ancora: lo scenario disastroso perfettamente descritto dal ministro Giorgetti nei mesi scorsi è un vortice senza fine. “Il quadro tendenziale – aveva spiegato più volte il titolare dell’economia – aggiornato rispetto alle dinamiche delle nuove previsioni di politica economica e all’impatto, ahimè devastante, del Superbonus e simili, fa sì che, a parte il consolidato indebitamento netto del 7,2% del 2023, le previsioni ci dicono 4,3 per il 2024, 3,7 per il 2025, 3 nel 2026 e 2,2 nel 2027”.