La foresta amazzonica può essere salvata

Sia l’Amazzonia che il Wwf (organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale) hanno definito la foresta omonima “un gioiello dal valore inestimabile”, e che custodisce la più vasta macchia pluviale al mondo e il più ricco sistema fluviale.

Roma – Il Rio delle Amazzoni raccoglie circa il 20 per cento dell’acqua dolce che si trova sulla Terra, mentre la foresta condiziona e regola il clima dell’intero pianeta. Lo stato di salute di questa preziosa regione naturale è legato a doppio filo con quello del clima globale: la foresta pluviale immagazzina da 150 a 200 miliardi di tonnellate di carbonio (C), equivalenti da 367 a 733 gigatonnellate di CO2. La sua continua distruzione provoca il rilascio nell’atmosfera di enormi quantità di CO2, con conseguenze catastrofiche per l’ambiente. Negli ultimi anni il mondo è stato col fiato sospeso a causa della politica del governo Bolsonaro, l’ex premier del Brasile.

In questo periodo, infatti, enormi pezzi di foresta sono state abbattute per fare spazio a pascoli destinati alle mandrie di bovini. Miniere e pozzi petroliferi hanno inquinato vaste aree, a tutto vantaggio delle lobbies del settore. Inoltre, è stata consentita la vendita di pezzi della foresta e perpetrata una vera e propria discriminazione verso le popolazioni indigene, in lotta per la sua tutela e legate a usi e costumi molto antichi, per i quali la foresta è fonte di sostentamento. L’ex premier non si è distinto solo per i danni provocati alla foresta, ma per una politica fatta di soprusi e malversazioni. Lo scorso giugno, infatti il tribunale superiore lo ha condannato per abuso di potere e uso distorto dei media per scopi elettorali.

Le incredibili immagini della vastità della foresta amazzonica

E’ stato dichiarato ineleggibile per i prossimi otto anni, annullando, se la situazione resta così com’è, qualsiasi possibilità di una sua ricandidatura elle prossime elezioni presidenziali del 2026. Il nuovo governo, guidato da Lula, dopo le elezioni presidenziali svoltesi lo scorso ottobre, ha messo la salvaguardia della foresta amazzonica ai primi posti del proprio programma politico. La nuova compagine governativa si è insediata nel gennaio di quest’anno e, pare, secondo alcuni resoconti giornalistici, che si sia messa di buona lena a lavorate.

Sono stati decisi svariati interventi per la tutela del territorio e per penalizzare le grandi aziende agricole della soia e gli allevatori di bestiame, due gruppi favoriti dal precedente governo. Inoltre, è stata instaurata una politica per mandare via dalla foresta i minatori e boscaioli illegali. Non è stato un compito facile. Per la realizzazione di questo obiettivo è stato necessario l’intervento dell’esercito. Ed ancora, sono state realizzate ulteriori aree protette, la cui gestione è stata affidata alle popolazioni autoctone, che essendo native, conoscono il territorio e la foresta a menadito. Infine, è stata bloccata la realizzazione di una nuova strada, che avrebbe, secondo alcuni calcoli, quintuplicato la deforestazione dell’Amazzonia. Sono bastati, dunque degli interventi ad hoc effettuati nell’immediato per avere un decisivo impatto sull’ambiente.

Meno 60% di deforestazione

Le politiche del governo Lula, pare abbiano avuto un grande riscontro. I satelliti di sorveglianza dell’Amazzonia Deter, hanno, infatti, registrato, addirittura il 60% di deforestazione in meno rispetto all’anno precedente. A dimostrazione che quando ci si mette di buzzo buono e si ha una visione chiara e precisa del traguardo da raggiungere, qualcosa di benefico si riesce ad ottenere. La speranza è che il governo in carica possa continuare il suo cammino senza alcun intoppo di sorta, perché la sua politica ambientale sulla foresta amazzonica riguarda non solo il Brasile, ma tutto il mondo, tanto da esserne definito “il polmone verde”. Il pericolo è che le lobbies del legno, delle miniere e degli allevamenti intensivi possano ritornare all’assalto, cercando di disgregare l’attuale compagina governativa, sfruttando le grandi risorse finanziarie a loro disposizione e il controllo su una parte dei mass media.

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