La fine del lockdown sfortunatamente non coincide con la fine della restrizione economica, al contrario potrebbe essere proprio il principio della fase più dura e duratura. Paesi come gli Stati Uniti potrebbero implodere a causa della loro modello economico messo a dura prova dalla crisi pandemica senza precedenti..
Roma – Le previsioni economiche degli esperti della finanza italiana non sono positive. La fine del lockdown sfortunatamente non coincide con la fine della restrizione economica, al contrario potrebbe essere proprio il principio della fase più dura e”duratura”.
In primo luogo, la distanza che intercorre tra l’economia reale e la finanza sembra abissale. Quest’ultima continua a correre su binari simili a quelli antecedenti al Covid-19, innescando delle dinamiche che potrebbero portare a reali rischi per il bilancio degli Stati più deboli. In particolar modo, andrebbe analizzato lo stato dell’economia in tempi non sospetti. La finanza internazionale, incastonata in bolle speculative su credito ed equity, quasi certamente era già malata. Attribuire a un virus il motivo della crisi che ci attende, e continuare a negare l’evidenza di un modello finanziario ed economico che funziona solo con eccesso di leva, compressione dei redditi, ampio debito speculativo e pochi investimenti nell’economia reale, è tendenzioso ed errato. Le politiche di finanza speculativa, basata sul debito pubblico, negli ultimi anni sono state sostenute da USA, Canada, UK e Australia, che sono stati costretti a sostenere tale soluzione considerato che i redditi reali diminuivano la propria forza d’acquisto. Non è un caso che il 30% dei consumi negli Stati Uniti siano connessi alla crescita del debito e non del reddito.
Il problema è che in una situazione di normalità la possibilità di fare debito è in qualche maniera tutelata dai consumi dell’economia reale. Ma se in una situazione d’eccezione, come quella attuale, i tempi di recupero non sono accettabili per chi ha subito il danno ovvero imprese e lavoratori. Il sistema non regge sia da un punto di vista economico che sociale e si apre così un lungo periodo di instabilità.
La liquidità delle Banche Centrali non sarà erga omnnes ma andrà calcolata in base al rischio di chi fornisce credito. In parole povere le iniezioni di capitale andranno ad escludere le imprese, grandi o piccole che siano, che manifestano qualche rischio nella tenuta. È logico immaginare che si susseguiranno una lunga serie di chiusure e fallimenti e conseguenziali licenziamenti. L’economia reale subirà una forte fase di arretramento di fiducia che verrà calcolata esclusivamente sulla propensione al rischio di chi fornisce credito.
Secondo le analisi fornite dal Census Bureau/ Deutsche Bank Ec. Research, in questi ultimi due mesi solo negli Stati Uniti sono fallite 1600 aziende al giorno, nonostante la liquidità immessa nel sistema abbia avuto numeri da guinness dei primati. Il credito al consumo pro-capite si è contratto pesantemente. Le banche hanno erogato 15/20 miliardi di dollari al mese per poi prendere 12 miliardi dal settore del credito al consumo (i consumi rappresentano il 75% del Pil Usa a fine 2019). Nell’economia reale questo fattore significa che nessuno vuole fare più credito ai disoccupati che aumentano in modo esponenziale visto che le banche, una volta ricevuta liquidità dalla FED, hanno iniziato a pensare che chi rimane senza lavoro non può pagare le rate e quindi non è più solvibile come prima (ecco un primo esempio della differenza tra liquidità e solvibilità).
La crisi indotta dal Coronavirus potrebbe aprire una epocale fase di trasformazione dell’economia che produrrà alta instabilità fino a quando non si troverà un modello migliore per gestire la crescita. La cosiddetta fase 3 per l’economia internazionale non è neppure cominciata e la parte più facile per gestire la crisi (ovvero battere moneta) è già finita. Adesso si aprirà una presunta fase 4 in cui i mercati finanziari saranno paralizzati da un’importante mancanza di fiducia, seguita da una marcata paralisi economica. L’impossibilità di aumentare i debiti tramite politiche speculative metterà a nudo le carenze dell’economia reale perpetrate fino ad ora. Nel prossimo futuro proprio i Paesi come gli Stati Uniti potrebbero subire un default senza precedenti.