La crisi no-vax che scuote Palazzo Chigi

Schillaci minaccia le dimissioni per due nomine controverse: quando la scienza sfida la politica.

Roma – Nel cuore dell’estate italiana, mentre il Paese si concede una pausa dalle tensioni quotidiane, si sta consumando una crisi governativa inaspettata che potrebbe costare il posto al Ministro della Salute Orazio Schillaci. Al centro della tempesta, due nomi apparentemente marginali che hanno scatenato un terremoto politico capace di mettere in discussione gli equilibri del governo Meloni.

Le nomine che hanno acceso la miccia

Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite: fino a poche settimane fa erano nomi noti solo agli addetti ai lavori, oggi sono al centro di una battaglia che tocca i fondamenti della credibilità scientifica italiana. Il primo, medico dalle posizioni critiche sui vaccini, ha sostenuto pubblicamente che “i bambini non vaccinati sono più sani di quelli vaccinati”. Il secondo, ricercatore, ha messo in relazione le vaccinazioni con gravi problemi di salute.

Vaccino

La loro nomina nel NITAG, l’organismo consultivo sui vaccini del Ministero della Salute, ha scatenato reazioni durissime. Nonostante il peso relativo di questo organo nelle decisioni operative, simbolicamente rappresenta la posizione ufficiale dell’Italia sulla questione vaccinale, rendendo la questione politicamente esplosiva.

Il ruolo delle pressioni interne

L’inserimento dei due nomi nella lista è avvenuto su iniziativa di Rita Di Quinzio, segretaria politica del ministero, seguendo “indicazioni di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia”.

Schillaci ha firmato il decreto il 6 agosto, probabilmente senza immaginare le conseguenze. Una decisione che oggi potrebbe costargli la poltrona ministeriale.

La rivolta del mondo scientifico

Le reazioni sono state immediate e trasversali. La Federazione degli Ordini dei medici ha chiesto di “azzerare tutto”, mentre Francesca Russo, responsabile Prevenzione della Regione Veneto, ha rifiutato per protesta l’incarico offerto nello stesso organismo, ricevendo il sostegno del governatore Luca Zaia.

Il colpo più duro è arrivato quando Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica, ha rilanciato sui social una petizione contro le nomine. Di fronte alla tempesta, Schillaci ha cercato una via d’uscita diplomatica, chiedendo a Fratelli d’Italia di convincere Serravalle e Bellavite a dimettersi volontariamente. Una soluzione che avrebbe permesso a tutti di salvare la faccia, ma che si è scontrata con il rifiuto dei diretti interessati, determinati a mantenere le loro posizioni.

Si attende la risposta di Fratelli d’Italia

Il ministro ha quindi preparato un nuovo decreto per far decadere completamente la commissione, da ricostituire a settembre con altri componenti. Ma la richiesta di via libera alla Presidenza del Consiglio si è scontrata con un muro: Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario e uomo forte di Fratelli d’Italia, gli avrebbe intimato di “congelare tutto fino a settembre”.

La risposta di Schillaci è stata netta: 48 ore per conoscere la posizione definitiva del partito, altrimenti sarà pronto a rassegnare le dimissioni. Un ultimatum che rivela come il ministro tecnico abbia scelto di anteporre la credibilità scientifica alla fedeltà politica, anche a costo di perdere il posto.

Paradossale è la posizione della Lega, che ha addirittura elogiato gli “esperti” finiti nelle polemiche, mostrandosi più vicina alle posizioni No-Vax dello stesso partito della premier.

Se Schillaci dovesse dimettersi, le ripercussioni per il governo Meloni sarebbero pesanti. Perdere un ministro tecnico su una questione di credibilità scientifica rappresenterebbe un colpo durissimo per l’immagine dell’esecutivo. Ma le conseguenze andrebbero oltre la dimensione politica: la sanità italiana, alle prese con carenza di personale, liste di attesa infinite e una spesa farmaceutica in esplosione, ha bisogno di stabilità per affrontare sfide enormi.

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