A emigranti ed immigrati o eredi di cittadini italiani verrebbe negata la cittadinanza perchè dopo tanti anni non sono più considerati originari del Bel Paese? Se passasse la legge sarebbe un bel guaio.
Roma – I discendenti degli italiani emigranti all’estero – storie ed esperienze Franco ed Enrico sono nati negli Stati Uniti, Franco nel 1951 ed Enrico nel 1953, e quindi sono coetanei miei e di mio fratello, che abbiamo pochi anni di meno. Sono figli di mia zia, che si trasferì negli Stati Uniti attorno al 1948 dopo la seconda guerra mondiale, e iniziò a Boston una nuova vita americana. A quei tempi non si viaggiava in America come oggi, il viaggio costava troppo e quindi non abbiamo conosciuto i nostri cugini se non attorno al 1968, quando sono venuti a trovarci per conoscere la loro famiglia italiana. Furono felici di sapere che c’era una famiglia di origine e che essi ne facevano parte.
Essi avevano diritto alla cittadinanza italiana, come figli di cittadina italiana, ma gli Stati Uniti non hanno mai favorito le doppie cittadinanze e, di fatto, hanno costretto i figli di immigrati a scegliere una sola cittadinanza, rendendo troppo onerosa la scelta della doppia cittadinanza. Essendo persone normali, nate negli USA, i miei cugini, pur considerandosi membri della nostra famiglia, hanno scelto la cittadinanza degli Stati Uniti e hanno sostanzialmente rinunciato alla cittadinanza italiana, perché una doppia cittadinanza li avrebbe danneggiati economicamente e sotto alcuni profili sociali (tasse, pensione ed altro).
Al matrimonio di Frank negli Stati Uniti c’erano tre persone: lui, la moglie e il vicino di casa. Dopo 25 anni di matrimonio, Frank volle celebrare le nozze d’argento in Italia e ha organizzato una bella festa perché in Italia c’erano tutti i suoi parenti, circa 50 persone, e ciò gli dava un senso di appartenenza a una famiglia, sensazione che negli Stati Uniti non aveva perché i suoi parenti erano e sono tutti in Italia. Frank ha sofferto tutta la vita per la mancanza di una famiglia nello Stato dove era nato e per la scelta, pretesa di fatto dagli Stati Uniti, di rinunciare a richiedere la doppia cittadinanza, come se la famiglia di origine italiana costituisse una colpa.
Se la legge in discussione fosse approvata, molti discendenti di emigranti si ritroverebbero senza una famiglia di origine e non potrebbero recuperare la nostra cittadinanza, che invece per loro è molto importante, anzi è una parte di loro stessi. Essendo Franco ed Enrico miei cugini, se queste leggi fossero approvate, io stesso sarei costretto a non considerarli come miei cugini, mentre questo rapporto con i parenti americani ha sempre arricchito di esperienze diverse sia me che la mia famiglia, che abbiamo conosciuto l’America grazie a loro.
Quasi tutti gli italiani hanno un partente all’estero. Limitare o negare il diritto di cittadinanza ai discendenti di emigrati significa tradire la nostra memoria storica, discriminare una intera categoria di cittadini italiani, dimenticare la storia, le origini, le molteplici guerre, le cause della emigrazione. Il fatto che in Italia vige lo ius sanguinis, sin dal tempo degli antichi romani, è un segno distintivo della nostra comunità e ciò ci differenzia da altri ordinamenti, che hanno una diversa tradizione. Nelle Americhe, ad esempio, sono tutti immigrati e perciò vige lo ius soli, altrimenti dovrebbero considerarsi invasori illegali di una terra straniera. In Italia lo ius sanguinis conserva la tradizione, dà valore agli antenati che ci hanno trasmesso gli usi e costumi, la cittadinanza italiana quindi è valore di primaria importanza, un diritto fondamentale dell’uomo e come tale va tutelato.