Silenzio elettorale: l’attesa della città ideale

Riflessioni sulle elezioni Amministrative e l’importanza della partecipazione attiva nella costruzione della comunità. Astenersi non è la soluzione. Ma nemmeno il rimedio…

Roma – È il momento del silenzio elettorale, la città ideale è alle porte. Il libro dei sogni è alle ultime battute ma cambierà davvero qualcosa al risveglio? Le elezioni Amministrative volgono al termine, adesso è l’ora delle scelte. Andare a votare rimane un imperativo, partecipare attivamente è importante per poter essere parte della grande orchestra comunitaria. Altrimenti è bandita ogni critica, delusione e speranza. La data dei ballottaggi in 5 capoluoghi e delle elezioni in alcuni Comuni siciliani si avvicina, finalmente il 28 e 29 maggio si vota.

Così finisce la retorica di ogni partito, soprattutto sulla consistenza numerica dichiarata, in vari post, circa l’affluenza nei vari incontri nei quartieri. Una ridicola esuberanza a riprova dell’interesse generale per i candidati, progressisti, civici, conservatori e centristi, che manifestano l’entusiasmo di cui sono depositari, per lo più racchiuso in qualche foto. D’altronde basta allargare o ridurre il “focus” per evidenziare vuoti o affollamenti. Di solito non viene mai pubblicata una foto panoramica. Forse perché è implacabile la realtà o perché si vuole mistificarla. Però, distorcendo i fatti, si può prendere qualche like in più, ma di sicuro non si accresce il consenso, che sarà lapidario a breve.

La pubblicità e il marketing sono l’anima del commercio. Del commercio, appunto, ma non della buona amministrazione che si scontra con le difficoltà economiche di ogni ente pubblico. Così viene, e da tempo, traslata in politica una tecnica basata sulle promesse e i cambiamenti epocali che miglioreranno lo stile di vita delle comunità. Le difficoltà, come tutti sanno, ci sono e ci saranno per tutte le aggregazioni politiche, che vorrebbero essere elette per amministrare le città che si accingono al voto. Il vero focus, anche in sede locale, è il PNRR. Una opportunità che non capiterà forse mai più e che potrebbe consentire di migliorare la qualità della vita e dei servizi, tracciando anche una nuova linea di uguaglianza e vitalità per le fasce della popolazione più povere e fragili.

Comunque, il refrain è uguale per tutti: “Spendere bene i fondi, pulizia, sicurezza, servizi migliori”. Vietato, in ogni caso, essere disfattisti. Fotografie e video degli incontri e confronti tra i programmi dei candidati sindaco, delle passeggiate nei mercati, nelle piazze e negli androni, si stanno esaurendo. Cosa rimarrà? Solo un ricordo, forse. Rimarrà vivido l’entusiasmo, la voglia di scommettere, le nuove conoscenze, ma ciò che dovrebbe rimanere impresso nella memoria sono gli occhi della gente sconosciuta, della loro tristezza e delusione di sentire sempre e solo promesse di vivere, in futuro, in un “eden” a misura dei propri desideri.

Se qualcuno dei candidati avrà realmente ascoltato e non solo udito applausi e critiche, dovrà sempre ricordarne le parole e i commenti, nonché gli atteggiamenti di sconforto, la comunicazione posturale, la sfiducia e anche la rabbia che emergevano, in modo chiaro e drammatico, dalle parole e dagli sguardi malinconici dei presenti. Non c’è stato, in effetti, nella maggior parte dei casi, alcun candidato che non abbia fatto promesse e criticato le amministrazioni precedenti.

È stato un susseguirsi di promesse che, guarda caso, potrebbero essere realizzate solamente dal candidato di turno che proclama il suo verbo. Insomma, al di là di chi sarà sindaco o consigliere comunale e di circoscrizione, il vero problema è la credibilità, la competenza, l’onestà e l’umiltà con cui s’incarnerà il ruolo. Solo il tempo darà una risposta. Per adesso non bisogna scoraggiarsi ed è necessario andare a votare, senza incertezze. Astenersi dall’esprimere il proprio voto è un atto che in momenti delicati, come quello che stiamo vivendo, nessuno può permettersi. Dedichiamo, invece, un po’ del nostro tempo a riflettere sulle varie opzioni, ma esprimiamo la nostra preferenza democraticamente.

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