La Cassazione: “Amanda Knox calunniò Lumumba, sapeva che era innocente”

Omicidio di Meredith Kercher: confermata la condanna a tre anni, già scontati, per l’americana: “Voleva depistare e proteggersi”.

Roma – La Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza che conferma la condanna a tre anni di reclusione, già scontati, per Amanda Knox, accusata di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia il 1° novembre 2007. I giudici della Prima Sezione Penale, presieduti da Claudio D’Isa, hanno ribadito che Knox, con “piena consapevolezza” dell’estraneità di Lumumba al delitto, lo indicò come autore dell’omicidio in un memoriale scritto in questura, contribuendo alla sua ingiusta detenzione.

“Piena consapevolezza dell’estraneità di Lumumba”

Secondo la Cassazione, Amanda Knox, all’epoca 20enne studentessa americana a Perugia, agì con intenzionalità calunniosa quando, il 6 novembre 2007, accusò Patrick Lumumba, proprietario del bar “Le Chic” dove lavorava, di essere l’autore dell’omicidio di Meredith Kercher, la sua coinquilina britannica. I giudici sottolineano che Knox aveva “piena consapevolezza dell’estraneità” di Lumumba al delitto, ma non informò né gli inquirenti né il giudice durante l’udienza di convalida del fermo, lasciando che le sue accuse portassero alla restrizione della libertà personale di Lumumba per due settimane, fino alla dimostrazione del suo alibi.

Era in casa e aveva le chiavi dell’appartamento

Il collegio, nelle motivazioni, evidenzia che la presenza di Knox nella casa di via della Pergola la sera dell’omicidio rafforza il convincimento della sua consapevolezza dell’innocenza di Lumumba. “Coincidendo il movente della sua azione con l’intento di uscire dalla personale situazione scomoda di sospettata per essere stata in casa al momento del delitto ed avere avuto le chiavi per farvi accesso”, scrivono i giudici, Knox avrebbe cercato di depistare le indagini per evitare responsabilità. La mancanza di segni di effrazione nell’appartamento, infatti, puntava l’attenzione su chi, come Knox, aveva accesso diretto alla casa.

Il memoriale scritto in Questura tra “sogno e realtà”

Un elemento centrale della condanna è il memoriale scritto da Knox in questura, definito dalla Cassazione un “atto oggettivamente calunnioso”. Nel documento, Knox indicò Lumumba come l’autore dell’omicidio, presentando la sua accusa in un contesto “tra sogno e realtà, tra detto e non detto”, che, secondo i giudici, ha reso la dichiarazione ancora più convincente e pericolosa per il destinatario. La Corte ha ritenuto che il memoriale, insieme alle dichiarazioni rese durante gli interrogatori, abbia avuto un “superiore capacità di convincimento e seduzione”, contribuendo direttamente all’adozione del provvedimento restrittivo contro Lumumba.

Le confidenze di Amanda Knox ai genitori: “L’ho rovinato”

Inoltre, i giudici hanno valorizzato le intercettazioni ambientali del 10 novembre 2007, effettuate mentre Knox era in carcere. Nei dialoghi con i genitori, l’americana mostrava “rammarico per aver compromesso la posizione di Lumumba”, riconoscendo di avergli “rovinato la vita” e di dovergli delle scuse. Queste conversazioni, secondo la Cassazione, confermano non solo la consapevolezza di Knox, ma anche la sua percezione delle gravi conseguenze delle sue accuse.

Lumumba: due settimane di detenzione, poi l’alibi che lo scagiona

Il “reiterato coinvolgimento” di Lumumba da parte di Knox, come sottolineato dalla Corte, ha avuto un impatto diretto sulla sua vita: l’uomo, congolese di nascita ma residente a Perugia, fu arrestato e rimase in carcere per circa due settimane, fino a quando un alibi solido non ne dimostrò l’innocenza. La Cassazione ha ribadito che la sentenza della Corte d’Appello di Firenze, che nel 2024 aveva confermato la condanna per calunnia, si basava su una “valutazione di merito esaustiva e coerente”, respingendo le argomentazioni della difesa di Knox, che sosteneva l’involontarietà delle accuse e il contesto coercitivo degli interrogatori.

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