La battaglia e le sfide del ministro del Lavoro: “Azzerare i 2 milioni di Neet”

Calderone e le proposte per i giovani che non studiano e non lavorano, e “sposa” l’intelligenza artificiale, ma l’uomo non va sostituito.

Firenze – “Quei due milioni di Neet”, giovani che non studiano e non lavorano, “noi li dobbiamo azzerare totalmente, partendo dal presupposto che le grandi sfide, compresa quella dell’intelligenza artificiale, richiedono di essere preparati, di essere formati, quindi stiamo lavorando sul fronte della formazione professionale”. Ne è convinta il ministro del Lavoro Marina Calderone, intervenuta oggi a Firenze
alla giornata conclusiva del Festival del Lavoro, che in questa edizione aveva tra i temi principali quello dell’intelligenza artificiale.

“Legando tutti i fenomeni del mondo del lavoro – ha osservato il ministro – a quelle che poi sono le grandi transizioni e le grandi sfide anche sul fronte demografico, abbiamo bisogno di portare i giovani e le donne al lavoro, prima di tutto perché è una questione di giustizia sociale: le donne devono poter lavorare, e lo stesso devono fare i giovani, nel momento in cui nei prossimi cinque anni prevediamo di vedere uscire dal mercato del lavoro 4,5 milioni di persone”. E ancora, sul fronte della formazione ha ricordato che “nell’anno scolastico 2022-2023 abbiamo avuto un aumento del 170% delle iscrizioni ai percorsi di formazione professionale, quelli che sono conosciuti tecnicamente come Ifp, e al Sud del 340%. Vuol dire – ha aggiunto – che sta cambiando anche la visione delle famiglie rispetto ai percorsi di formazione e lavoro, che prima erano considerati percorsi di istruzione di serie C, la risulta rispetto ai canali tradizionali”.

Calderone ha ricordato che “stiamo lavorando per ridisegnare tutta la formazione professionale finanziata,
tenendo conto che oggi abbiamo a disposizione, tra politica di coesione e Pnrr, per i prossimi anni fino al 2029, 14 miliardi di euro”. Nell’ambito del festival, un’indagine promossa da Fondazione Studi consulenti del lavoro in collaborazione con Confapi, ha evidenziato che se circa il 52% delle Pmi italiane manifesta l’intenzione di investire nei prossimi tre anni in intelligenza artificiale, solo il 6,3 per cento pensa che ciò comporterà una riduzione del personale. Per la maggioranza delle quasi 500 Pmi intervistate, il 48,3%, i livelli occupazionali resteranno invariati, mentre il 45,5% prevede un incremento.

Tra le azioni che si renderanno necessarie – secondo lo studio – c’è innanzitutto la formazione in ambito digitale (lo sostiene il 35,7% degli intervistati), mentre il 23,4% prevede l’assunzione di figure specialistiche in ambito It e nuove tecnologie, mentre il 18,2% reputa che saranno necessari interventi di reskilling o di ricollocazione dei lavoratori o l’avvio di consulenze specialistiche. Infine, Calderone ha puntato l’attenzione sul fatto che l’intelligenza artificiale “può fare moltissimo sulla sicurezza sul lavoro, credo che sia un supporto importante e che gli ospiti del Festival abbiano potuto vedere con i loro occhi la robotica quale strumento possa rappresentare come ausilio al lavoro umano e alle attività lavorative complesse e conseguentemente rischiose. Il lato buono dell’Ia? Creare strumenti che facciano lavorare meglio l’uomo non sostituendolo integralmente. Il lato cattivo è quando diventa una sostituzione integrale di uomo con la macchina”.

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