La banda del narcotico e quel tè fatale alla vittima: omicidio o rapina finita male?

Quattro alla sbarra a Bergamo per la morte di Angelo Bonomelli, “drogato” per il cellulare e l’orologio, poi spirato nella sua auto.

ENTRATICO (Bergamo) – In quattro alla sbarra per l’omicidio di Angelo Bonomelli, l’imprenditore di 80 anni ritrovato cadavere nel suo Suv l’8 novembre 2022 all’interno di un parcheggio. Davanti alla Corte d’Assise di Bergamo erano presenti gli imputati Matteo Gherardi, 34 anni, di Gaverina, suo padre Luigi Rodolfo, 59 anni, la fidanzata di Matteo, Jasmine Gervasoni, 26 anni, di Serina, e l’amico Omar Poretti, 26 anni, di Scanzorosciate. Il quartetto deve rispondere dell’accusa di omicidio aggravato dai futili motivi e rischia l’ergastolo. Secondo la ricostruzione dei carabinieri i quattro presunti responsabili del decesso avrebbero rapinato Bonomelli, dopo averlo narcotizzato, rubandogli un orologio Longines da 8mila euro, il cellulare e 120 euro in contanti.

L’impresario nella sua azienda di pompe funebri

L’uomo si era poi sentito male a causa del forte sedativo presente nel tè che gli era stato offerto al bar dai supposti rapinatori che lo abbandonavano a bordo del suo Fiat Freemont dove veniva ritrovato cadavere il giorno dopo. La prima udienza del 20 febbraio scorso era iniziata male ovvero con uno scontro con i difensori, gli avvocati Gianluca Quadri, Roberta Zucchinali e Luca Bosisio, che hanno chiesto la riformulazione del capo d’imputazione in morte come conseguenza di altro reato. Per i penalisti dei quattro imputati, infatti, Bonomelli sarebbe stato vittima di una rapina sfociata in omicidio dunque l’accusa di omicidio aggravato potrebbe cadere qualora la Corte accettasse la richiesta della difesa.

Durante l’udienza la moglie Marilena ed i figli Emanuele e Michela dell’impresario di pompe funebri e proprietario dell’hotel Villa Ortensie, lussuoso albergo di Sant’Omobono Terme, si sono costituiti parte civile mentre gli imputati potranno testimoniare nella successiva udienza del 27 marzo. Sulle prime la dipartita di Bonomelli era stata attribuita a cause naturali. Solo dopo l’esame tossicologico si veniva a scoprire la presenza di benzodiazepine (contenute nel farmaco Rivotril) nel sangue della vittima dunque agli investigatori veniva il sospetto che qualcuno degli allora indagati avesse tentato di addormentare l’imprenditore a scopo di rapina.

Il parcheggio dove è stato ritrovato il cadavere dell’impresario

Secondo la ricostruzione del Pm Guido Schininà, Matteo Gherardi si era presentato a Bonomelli come esperto informatico forse prospettandogli il rilancio dell’albergo di Sant’Omobono Terme. Dopo alcuni incontri si giungeva a quello fatidico: l’imprenditore si incontrava con il falso informatico al bar “Sintony” di Entratico dove c’erano anche il padre di Gherardi e la fidanzata del giovane pregiudicato. A questo punto entrava in scena Poretti che, secondo l’accusa, avrebbe messo il farmaco nel tè dell’anziano commerciante. Subito dopo Bonomelli si sentiva male e una volta caricato sul sedile posteriore della propria auto veniva abbandonato all’interno di un vicino parcheggio dove l’anziano imprenditore spirava per collasso cardiocircolatorio. Il giorno dopo i carabinieri, che si erano messi alla ricerca dell’impresario scomparso da casa, ritrovavano il corpo senza vita di Bonomelli.

Matteo Gherardi

Nel giro di qualche ora i militari venivano a capo della situazione e rintracciavano i quattro balordi grazie ai video di alcune telecamere stradali che avevano immortalato l’intera operazione criminale:

”Volevamo solo narcotizzarlo e portargli via il cellulare, non avevamo intenzione di ucciderlo. Siamo anche tornati al parcheggio per controllare, e respirava ancora”, aveva detto a sua discolpa Matteo Gherardi che, in passato, avrebbe usato la tecnica cosiddetta dello “stordimento” ai danni di una sua zia e di almeno altre due persone. Poi c’è Omar, figlio del più “notoGiuseppe Poretti, l’agricoltore condannato all’ergastolo nel 2006 per il duplice omicidio di altrettanti suoi dipendenti di nazionalità rumena con i quali aveva avuto questioni di soldi.

Omar Poretti

E ancora una volta sono stati i soldi a mettere nei guai il quartetto di malviventi che avevano fatto i conti senza l’oste, come si dice. Agganciano l’anziano possidente con una scusa e gli fanno bere il tè “corretto”, l’uomo si stordisce e viene caricato a forza di braccia nella sua auto da Matteo Gherardi e Omar Poretti. I due partono sgommando, seguiti a distanza dalla Polo con a bordo la Jasmine Gervasoni e Luigi Gherardi. Raggiungono il parcheggio, sfilano all’imprenditore l’orologio d’oro, il portafoglio e il cellulare. E via mentre le telecamere registrano.

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