La vicenda nel monastero dei Santi Gervasio e Protasio di San Giacomo di Veglia a Vittorio Veneto, nel Trevigiano. Spaccatura tra innovazione e tradizione: le religiose contestano il commissariamento e difendono Suor Aline, accusata di autoritarismo.
Treviso – È diventato un vero e proprio esodo religioso quello che ha colpito il monastero cistercense di clausura dei Santi Gervasio e Protasio a Vittorio Veneto (Treviso), nella frazione di San Giacomo di Veglia, dove 11 suore hanno lasciato la comunità in aperta opposizione al commissariamento e alla destituzione della badessa Suor Aline Pereira Ghammachi.
A raccontare la vicenda è il Gazzettino, secondo il quale alla partenza delle prime cinque monache, martedì scorso, si sono aggiunte altre sei religiose venerdì, determinando uno dei casi più clamorosi di scisma monastico degli ultimi anni. Il gesto di rottura nasce dal dissenso per la rimozione, decisa dal Dicastero vaticano per gli Istituti di Vita Consacrata, della giovane badessa brasiliana, 41 anni, accusata da alcune consorelle di atteggiamenti autoritari.
Le tensioni covavano da anni. Nel 2023, quattro monache avevano scritto a Papa Francesco, segnalando comportamenti ritenuti inadeguati. Dopo otto visite ispettive, il Vaticano ha nominato come commissaria Suor Martha Driscoll, 81 anni, già guida di un monastero in Indonesia. Una scelta che ha spaccato la comunità: mentre una parte delle religiose ha accolto favorevolmente il cambio di direzione, le fedelissime di Suor Aline hanno deciso di uscire dalla clausura, presentandosi persino ai carabinieri per dichiarare la volontarietà del gesto.
Sotto la guida di Suor Aline, il monastero era diventato un modello di innovazione e impegno sociale. Laureata in economia, l’ex badessa aveva avviato attività produttive come la lavorazione dell’aloe, la produzione di miele e persino un Prosecco monastico in collaborazione con l’agriturismo “La Vigna di Sarah”, progetto inaugurato anche con la presenza del presidente del Veneto Luca Zaia. Inoltre, si era distinta per l’inclusione sociale: orti condivisi con persone con disabilità e accoglienza per donne vittime di violenza.
Il Vaticano però ha contestato “alcune misure prese a danno di quattro monache senza rispettare il Diritto della Chiesa”, spiegando così la necessità del commissariamento. Le religiose fedeli all’ex badessa denunciano invece discriminazione: “La sua unica colpa è essere giovane, donna e brasiliana”, afferma una monaca rimasta nel convento.
Suor Aline, attualmente fuori dal monastero, ha respinto le accuse parlando di “calunnie prive di fondamento” e ha preannunciato possibili azioni legali. Al suo fianco, Suor Maria Paola Dal Zotto, da 25 anni in convento, ha dichiarato: “Respiriamo aria fresca, eravamo stanche delle tensioni”.
Le suore “scissioniste”, secondo quanto trapelato, si troverebbero tutte insieme in un luogo segreto e stanno valutando un ricorso contro il provvedimento vaticano. Intanto, il futuro delle attività produttive e sociali del convento appare incerto, così come il destino spirituale e istituzionale della comunità.
Il sindaco di Vittorio Veneto, Marina Balliana, ha espresso preoccupazione per una vicenda che “scuote profondamente la comunità” e ha auspicato una soluzione rapida. La popolazione locale, intanto, sembra divisa, ma molte voci si levano in difesa dell’ex badessa, considerata “un motore di rinascita” per il monastero.