Ius Scholae: il Pd presenta la proposta di legge, 860mila gli alunni senza cittadinanza

Firmataria del provvedimento, la deputata Bakkali. C’è anche lo ius soli, richiedendo un anno di residenza legale per uno dei genitori.

Roma – Il dibattito politico sullo Ius Scholae non si arresta. La Camera il 12 settembre aveva respinto tutti gli emendamenti al ddl Sicurezza presentati sul tema della cittadinanza. Forza Italia aveva annunciato allora la preparazione di un testo. Ma intanto si muove il Partito Democratico, mentre un focus dice che nelle scuole italiane sono oltre 860mila gli alunni senza cittadinanza. A depositare alla Camera il testo della nuova proposta di legge è la deputata dem Ouidad Bakkali, nata in Marocco e cittadina italiana dall’età di 23 anni. Vissuta a Ravenna dall’età di due anni, la parlamentare dem è una testimone di quanto sia necessaria l’attuale legge sulla cittadinanza.

Lo sa bene anche Forza Italia, che ne sta facendo una battaglia: e anche se il 12 settembre ha votato compattamente con le altre forze di centrodestra, bocciando persino l’emendamento di Azione che proponeva di dare la cittadinanza a chi avesse frequentato le scuole italiane per almeno dieci anni, una proposta molto simile a quella avanzata in agosto dagli azzurri, promette l’elaborazione di un testo ad hoc. In un intervento di Paolo Emilio Russo, che è al lavoro su una proposta di legge in materia, ha fatto sapere: “Si tratta di un tema che merita più attenzione di un emendamento infilato all’ultimo un un provvedimento che parla di sicurezza”.

Intanto però nell’attesa del testo di Fi, avanzano gli schieramenti del Pd, che da sempre conducono questa battaglia: nel testo presentato da Bakkali, si prevede lo Ius Soli richiedendo un anno di residenza legale per uno dei due genitori e lo Ius Scholae per i bambini che hanno fatto ingresso in Italia entro i 12 anni e che abbiano frequentato la scuola per 5 anni. La seconda parte della norma sarebbe molto in linea con la proposta avanzata da Forza Italia che in estate ha prodotto tensioni nella maggioranza di governo. “Nel computo – spiega Ouidad Bakkali, che a Bologna si è laureata in scienze internazionali e diplomatiche – inserisce anche la scuola dell’infanzia. Inoltre, allineandoci alla maggioranza dei Paesi europei, scendono da 10 a 5 gli anni di residenza continuativa richiesti”. 

Il dimezzamento degli anni di residenza continuativa è previsto anche dalla proposta di referendum sulla cittadinanza, su cui sono state già raccolte oltre 300 mila firme e che con molta probabilità supererà le 500 mila che sono richieste ben prima della scadenza del 30 settembre. La parlamentare del Pd ha acquisito la cittadinanza all’età di 23 anni. “Se ci fosse stato lo Ius Scholae – spiega – sarei arrivata molto prima”. E domani, nell’aula di Montecitorio, dovrebbe essere discussa anche una mozione a sua prima firma su questa falsa riga. “Secondo la nostra proposta – continua – i contributi per la richiesta della cittadinanza dovrebbero essere devoluti al ministero dell’Istruzione per progetti di educazione civica”.

E mentre il dibattito politico continua, nuovi dati emergono sul fenomeno: nel nostro Paese, gli studenti delle scuole che non hanno la cittadinanza italiana sono 864.425. Di questi 107.212 all’infanzia, 322.014 alle elementari (il gruppo più numeroso), 226.125 alle superiori, 209.074 alle medie. È quanto emerge dal Focus “Principali dati della scuola-Avvio anno scolastico 2024-2025”, messo a punto dal ministero dell’Istruzione. Il 25,5% dei ragazzi senza cittadinanza vive in Lombardia, il 12,5% in Emilia Romagna, il 10,5% in Veneto, il 9,2% in Lazio e in Piemonte e l’8,3% in Toscana. La Regione con il minor numero di immigrati senza cittadinanza è la Sardegna con lo 0,6%.

Raffaela Milano, Direttrice ricerca Save the Children, sottolinea che l’attuale “legge sulla cittadinanza, vecchia di trent’anni, non fotografa più il Paese che incontriamo ogni volta che entriamo in una aula scolastica. Sono anni che, assieme a tante organizzazioni civiche, chiediamo al Parlamento di rivedere questa legge per dare piena cittadinanza ai bambini e alle bambine che nascono o arrivano da piccoli nel nostro Paese. Questa riforma è una opportunità che il nostro Paese non può perdere e per questo Save the Children ha lanciato già una petizione per la cittadinanza. Allo stesso tempo, c’è bisogno di assicurare un sostegno concreto e continuativo alle scuole per favorire i processi di inclusione, potenziando l’offerta scolastica ed extrascolastica sin dalla prima infanzia, in particolare dove si concentra la presenza dei minori con background migratorio”.

L’acquisizione della cittadinanza italiana è attualmente regolamentata dalla Legge 91 del 1992, che stabilisce il cosiddetto ius sanguinis, ovvero il diritto di cittadinanza sin dalla nascita per chi è figlio di uno o entrambi i genitori cittadini italiani. Per i cittadini stranieri, è possibile chiedere la cittadinanza italiana dopo 10 anni di residenza regolare e ininterrotta sul territorio italiano (naturalizzazione). La stessa legge prevede alcune salvaguardie contro l’apolidia e per chi ha genitori impossibilitati a trasmettere la propria cittadinanza. Anche i figli di ignoti trovati nel territorio italiano acquisiscono dalla nascita la cittadinanza italiana. 

Diverso è il caso dei minorenni di origine straniera nati in Italia. Secondo le norme attualmente vigenti, solo coloro che hanno risieduto legalmente e senza interruzioni nel nostro Paese fino al raggiungimento della maggiore età possono divenire cittadini italiani, presentando richiesta entro un anno dal compimento del diciottesimo compleanno. 

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