Tra il 2014 e il 2015 la Grecia ha visto schizzare al 36% il numero di giovani in età compresa tra gli 0 e i 16 anni a rischio povertà. La disoccupazione giovanile al 45.7% e quella generale al 23%. All’Italia toccherà la stessa sorte. Conte cadrà nella trappola UE pur conoscendo i precedenti?
“…È indiscutibile: l’Italia è stata lasciata sola…”. Anche l’indiscusso savoir-faire del premier Conte traballa quando le luci dei riflettori puntano alle prime settimane dell’emergenza sanitaria.
“… Ursula von der Leyen – ha continuato Conte durante un’intervista rilasciata alla Sueddeutsche Zeitung – si è scusata per questo a nome dell’Unione europea, nell’Europarlamento. Devo dire che ho molto apprezzato questo gesto…”.
Se le scuse non possono che rinfrancare l’anima, dall’altra parte della barricata sembra che l’Europa politica stia attraversando una nuova fase di stallo. I Paesi del Mediterraneo appaiono nuovamente come le realtà più colpite, sia in termini economici che sanitari, mentre quelli del Nord i più distaccati. Conte è tornato a parlare anche del Mes e dell’impatto economico che avrebbe sulla nostra produzione. Ancora una volta, però, il primo ministro è sembrato refrattario ad imboccare questa strada, individuando nel Meccanismo europeo di stabilità, il primo gradino che inevitabilmente ci condurrebbe verso la fine greca.
“…Non abbiamo dimenticato – ha sostenuto Conte – che ai greci, nell’ultima crisi finanziaria, sono stati richiesti sacrifici inaccettabili affinché ottenessero i crediti…”.
Effettivamente nessuno auspica di vedere in Italia gli effetti dei cosiddetti “aiuti” che la Troika sarebbe disposta ad elargire. Ciò comporterebbe una progressiva liquidazione dei titoli di Stato in possesso delle banche private e proietterebbe l’Italia in un vortice di austerity in nome del profitto. Tra il 2014 e il 2015 la Grecia ha visto schizzare al 36% il numero di giovani in età compresa tra gli 0 e i 16 anni a rischio povertà. La disoccupazione giovanile al 45.7% e quella generale al 23%. Il Presidente del Consiglio, in ultima analisi, lancia una frecciata anche ai Paesi Bassi e agli altri paesi che più di tutti traggono guadagno dall’Unione monetaria:
“…Prendiamo l’esempio dell’Olanda, che con il suo dumping fiscale attrae migliaia di multinazionali – ha snocciolato l’avvocato – che trasferiscono lì la propria sede, ed ottengono un flusso di entrate fiscali massicce, che vengono sottratte ad altri partner dell’Unione: 9 miliardi di euro ogni anno, come riporta un’analisi di Tax Justice Network…”.
E proprio da tali contraddizioni matura la “… Crescente sfiducia degli italiani nell’Ue che …nasce dal fatto che ci sentiamo abbandonati proprio dai Paesi che traggono vantaggi da questa Unione…”. Ha chiosato il premier italiano. Dunque, andando per esclusione, la strada più percorribile appare quella dei Covid-bond. Ma anche in questo caso il percorso è impervio e difficoltoso. Non ultimo il voto contrario espresso dalla Lega nella seduta del Parlamento europeo sul piano d’aiuti ha gettato altra benzina sul fuoco.
“…Ama tanto dire #Primagliitaliani – scrive sui social il viceministro dello Sviluppo economico Buffagni – poi si schiera al fianco dei Paesi come l’Olanda e al Parlamento Europeo vota contro gli interessi del suo Paese. Fa rabbia, da italiano, perché con i voti della Lega quell’emendamento sarebbe già stato approvato e oggi avremmo un’arma in più sui tavoli negoziali…”.
Insomma, in attesa del Consiglio europeo in programma giovedì 23 aprile, la confusione sembra ancora molta e i punti, anche riguardo alla politica interna, appaiono ancora molto distanti:
“…Viviamo il più grave shock dal dopoguerra ad oggi – ha evidenziato Giuseppe Conte – l’Europa deve dare una risposta all’altezza. Alcune decisioni importanti sono state già prese, come l’intervento della Bce, la sospensione del Patto di Stabilità, la costituzione di Sure, i fondi di garanzia della Bei. Ma è ancora troppo poco, se si pensa che abbiamo a che are con una pandemia che sta mettendo seriamente a rischio il mercato comune…”.