Infermieri sottopagati, stremati e in fuga, l’allarme FNOPI:”A breve sanità al collasso”

Il primo “Rapporto sulle Professioni Infermieristiche” evidenzia enormi carenze di organico, stipendi bassi e una situazione di stress insopportabile. Un’emergenza nazionale che richiede una cabina di regia governativa per valorizzare una professione essenziale.

Roma – In occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere, celebrata il 12 maggio, la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) ha presentato il primo “Rapporto sulle Professioni Infermieristiche”, realizzato in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il documento, discusso a Palazzo Rospigliosi, dipinge un quadro allarmante: l’Italia affronta una carenza strutturale di infermieri, con 65.000 unità mancanti, di cui 30.000 necessarie per l’assistenza territoriale prevista dal PNRR. A questo si aggiunge una “gobba pensionistica” che vedrà 110.000 uscite tra il 2023 e il 2033, aggravando una crisi che mette a rischio la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

I numeri della crisi

Secondo i dati FNOPI, gli infermieri attivi in Italia sono circa 400.000, su 460.000 iscritti all’Ordine. Di questi, 50.000 sono liberi professionisti, mentre la maggior parte opera nel settore pubblico o privato accreditato. Tuttavia, il rapporto infermieri-abitanti è di 6,5 ogni 1.000, ben al di sotto della media UE (8,4) e OCSE (9,8). La carenza è particolarmente grave nelle regioni del Sud, sottoposte a piani di rientro, e in Lombardia, con solo 3,53 infermieri ogni 1.000 abitanti nel pubblico, contro i 6,3 della Liguria.

Il fenomeno della “gobba pensionistica” rappresenta una minaccia imminente: nel 2022, il 27,3% degli infermieri dipendenti del SSN aveva oltre 55 anni, e un ulteriore 22% era tra i 50 e i 54 anni. “Senza un ricambio generazionale adeguato, la carenza è destinata ad acuirsi,” ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, al 3° Congresso FNOPI di Rimini. Le stime indicano una perdita di 10.000 professionisti all’anno, tra pensionamenti, trasferimenti all’estero e abbandoni volontari, con 42.713 cancellazioni dall’Albo negli ultimi quattro anni, di cui 10.230 solo nel 2024.

Le stime indicano una perdita di 10.000 professionisti all’anno, tra pensionamenti, trasferimenti all’estero e abbandoni volontari,.

L’esodo all’estero e il calo di attrattività

La professione infermieristica in Italia soffre di una scarsa attrattività, come evidenziato dal Rapporto “State of the World’s Nursing 2025” dell’OMS e dell’International Council of Nurses. Solo lo 0,8% degli studenti italiani delle superiori considera questa carriera, contro il 7% del Giappone, secondo i dati OCSE-PISA. Le immatricolazioni ai corsi di laurea in Infermieristica si sono dimezzate dal 2012, con appena 16,4 laureati ogni 100.000 abitanti nel 2022, contro una media OCSE di 44,9.

A spingere i giovani altrove sono stipendi bassi – 32.400 euro lordi annui, oltre 7.000 euro sotto la media OCSE – e condizioni lavorative gravose. Nel 2024, oltre 6.000 infermieri italiani sono emigrati, attratti da salari e opportunità migliori in paesi come Svizzera, Germania e Regno 1. “Formiamo ottimi professionisti e poi li costringiamo a fare le valigie,” denuncia Marco Ceccarelli di Coina.

Boom degli infermieri stranieri: +47% dal 2020

Per colmare il gap, l’Italia sta aumentando la dipendenza da infermieri stranieri, che al 30 aprile 2025 erano 43.600, con un incremento del 47,3% dal 2020. Le comunità più rappresentate sono Romania (12.000), Polonia, Albania, India e Perù, con una presenza significativa in Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Campania. Decreti emergenziali come il Cura Italia e il Decreto Ucraina hanno facilitato l’ingresso di oltre 17.000 professionisti stranieri, ma il 23% nei paesi ad alto reddito è nato all’estero, sollevando interrogativi sulla sostenibilità di questo modello.

“Formiamo ottimi professionisti e poi li costringiamo a fare le valigie,” denuncia Marco Ceccarelli di Coina.

Foad Aodi, direttore di Aisc, sottolinea la necessità di regolarizzare questi lavoratori, rafforzare i corsi di lingua e favorire l’iscrizione all’Albo: “Non si può restare precari per sempre.” La FNOPI, guidata da Barbara Mangiacavalli, collabora con Amsi per garantire qualità formativa e linguistica, ma il ministro Schillaci ha annunciato un protocollo con l’India per ulteriori arrivi, evidenziando la formazione di qualità dei professionisti indiani.

Una cabina di regia per affrontare la crisi

Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI, ha aperto il convegno sottolineando che “la questione infermieristica riguarda l’intera Italia.” Con un’aspettativa di vita in aumento e il 20% della popolazione sopra i 65 anni, le patologie croniche richiedono un’assistenza territoriale rafforzata. L’Infermiere di Famiglia e di Comunità, previsto dal PNRR, è cruciale, ma servono 30.000 professionisti per realizzarlo. Mangiacavalli propone una cabina di regia interministeriale per affrontare la crisi attraverso:

  • Valorizzazione economica: stipendi più alti e incentivi fiscali per chi lavora in aree disagiate.
  • Carriera e formazione: istituzione di lauree magistrali cliniche, scuole di specializzazione e riconoscimento delle competenze specialistiche nei LEA.
  • Attrattività: campagne per motivare i giovani e contrastare l’abbandono degli studi.
  • Sicurezza: misure contro le 130.000 aggressioni annue agli infermieri, spesso in pronto soccorso.

Il ministro Schillaci ha ribadito l’impegno del governo, con misure come la detassazione degli straordinari e indennità per l’emergenza-urgenza, ma ha ammesso che “la carenza non è solo economica.” La preferenza degli infermieri per il SSN, emersa dal Rapporto, è un segnale di fiducia, ma servono investimenti per non vanificare le riforme del PNRR.

Disuguaglianze globali e prospettive future

Il Rapporto OMS evidenzia una carenza globale di 5,8 milioni di infermieri, con il 78% dei professionisti concentrato nel 49% della popolazione mondiale. Nei paesi a basso reddito, trattenere i professionisti è una sfida, mentre quelli ad alto reddito, come l’Italia, affrontano pensionamenti e calo di vocazioni. Tedros Ghebreyesus invita a investire in formazione e leadership infermieristica per garantire la copertura sanitaria universale.

In Italia, il 30% degli infermieri pensa di cambiare lavoro, e fino al 45% in ambito ospedaliero valuta di lasciare entro un anno. Senza un piano straordinario, avverte Cartabellotta, “il SSN rischia un indebolimento irreversibile,” compromettendo l’equità nell’accesso alle cure, soprattutto per anziani e fragili. La FNOPI chiede che il Rapporto diventi una guida per i decisori politici, per un sistema sanitario che valorizzi chi, ogni giorno, tiene in piedi gli ospedali e il territorio.

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