I prezzi al dettaglio sono quelli che hanno subìto i maggiori rialzi. Il carrello della spesa degli italiani, tuttavia, non mostra, almeno per il momento, grossi cambiamenti. Codacons comunque lancia l’allarme e chiama in causa il Governo: “La crisi dei prezzi non è affatto finita. Bisogna che da Roma si intervenga per calmierare i prezzi e tagliare l’IVA”.
Roma – I costi per famiglie ed imprese crescono più rapidamente. Il prezzo dell’energia schizzato ad aprile al 26,7%, è la causa secondo l’Istat dell’aumento dell’inflazione, mentre se si escludono i prezzi dei beni energetici e degli alimentari freschi, che sono quelli più variabili, l’inflazione di fondo resta al 6,3%. E questo è un dato in parte rassicurante.
In sostanza, per la prima volta nel 2023, i prezzi tornano ad accelerare. L’Istat ha rilevato, nel suo ultimo bollettino sull’inflazione, che l’indice nazionale dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,5% ad aprile rispetto a marzo, mentre dell’8,3% su base annuale. Il mese precedente, infatti, il tasso d‘inflazione era stato del 7,6%, dopo un calo durato diversi mesi. L’Istat però segnala anche che il carrello della spesa vede un rallentamento del prezzo.
Con le misure, però, introdotte, dal governo nel decreto lavoro, si dovrebbero registrare meno preoccupazioni per le famiglie con un reddito al di sotto dei 35mila euro, anche se i prezzi stanno tornando ad aumentare in modo rapido. Ciò per il semplice motivo che nella busta paga dei lavoratori dipendenti, grazie al taglio del cuneo fiscale, la retribuzione sarà da luglio leggermente più alta per il 2023.
Per gli alimentari, i prodotti di cura della casa e della persona, l’inflazione resta decisamente più alta di quella generale, ma diminuisce leggermente passando dal 12,6% al 12,1%. Al contempo, aumentano i prodotti ad alta frequenza d’acquisto dal 7,6% all‘8,2%. Per esempio, in quest’ultima fascia rientrano oltre ai generi alimentari, le bevande alcoliche e analcoliche, anche i tabacchi, le spese per l’affitto, i beni non durevoli per la casa, i carburanti, i trasporti urbani.
Il dato Istat ha, comunque, allarmato l’associazione di consumatori Codacons, secondo cui i numeri “confermano purtroppo tutti gli allarmi circa il rialzo dei prezzi al dettaglio. La frenata dell’inflazione degli ultimi due mesi era una illusione ottica dovuta al ribasso delle bollette di luce e gas. L’emergenza prezzi non è affatto superata e il governo dovrebbe intervenire con misure concrete per calmierare i listini, a partire dal taglio Iva su alimentari e generi di prima necessità”.
Anche Eurostat, l’istituto di statistica dell’Unione europea, ha pubblicato i dati sull’inflazione, registrando un leggero aumento in tutta l’Ue. L’inflazione, infatti, su base annua ad aprile è stata al 7%, rispetto al 6,9% di marzo. Anche per l’Europa è il primo rialzo dopo la discesa degli ultimi mesi, iniziata a novembre 2022. In Ue sono calati i prezzi alimentari, tabacco, alcolici mentre è salito il prezzo dell’energia. Negli ultimi mesi, la Banca centrale europea ha più volte aumentato tassi d’interesse per cercare di frenare l’inflazione.
Considerato che questa soluzione è stata ritenuta efficace nei primi mesi dell’anno, questo nuovo aumento dei prezzi ha portato la Bce a nuovi aumenti dei tassi. D’altronde le pressioni sottostanti sui prezzi rimangono forti, infatti il “caro-spesa” si è maggiormente evidenziato. Proprio l’indice del costo dei prodotti alimentari rimane elevato attestandosi al 13,6 per cento ad aprile, dopo il 15,5 per cento di marzo. Sulla base di questo contesto la Banca centrale europea ha deciso di mettere mano ancora una volta ai tassi, aumentandoli dello 0,25 per cento.
Una scelta che ricalca quelle già adottate negli ultimi mesi e che fa sì che dal 10 maggio il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale raggiungerà il 3,75 per cento, quello sulla linea di rifinanziamento marginale toccherà quota 4 per cento, mentre il tasso di interesse sulla linea di deposito arriverà a 3,25 per cento. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ritiene che proprio a causa della guerra della Russia contro l’Ucraina “potrebbero nuovamente salire i costi dell’energia e del cibo”. Di fronte a queste eventualità, pertanto, non si vogliono correre rischi.