Pierpaolo Farina WikiMafia

Intervista a Pierpaolo Farina, fondatore di WikiMafia

WikiMafia è una giovanissima realtà che utilizza l’informazione e la documentazione come armi contro la criminalità organizzata. Abbiamo incontrato il fondatore Pierpaolo Farina. La filosofia dell’associazione, la sua storia e i nuovissimi progetti come il Festival Antimafia in calendario per il 5-6-7 Maggio a Milano.

Milano – WikiMafia, “Libera Enciclopedia sulle Mafie“, è una realtà freschissima che dal 2012 si occupa di diffondere informazione e consapevolezza sul fenomeno mafioso. La strategia? Combattere le mafie attraverso una documentazione precisissima e rigorosa, espressa in migliaia di voci perfettamente annotate. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il co-fondatore, direttore e presidente Pierpaolo Farina, 34enne, che ci ha raccontato la genesi dell’associazione, le sfide da superare e i progetti per gli anni a venire.

Pierpaolo Farina Wikimafia
Pierpaolo Farina, fondatore di WikiMafia

Innanzitutto, complimenti per il vostro sito, che è incredibilmente ben documentato e fatto in un modo veramente molto preciso. Proviamo a capire come ha avuto origine questo progetto, questa idea, e come è andata sviluppandosi:

P: Fondamentalmente nel 2012 io ero a Londra che ero stato preso alla London School of Economics e non mi hanno fatto studiare quello che volevo studiare; vale a dire, il ruolo delle organizzazioni mafiose a livello internazionale, che tra l’altro è l’argomento della conferenza di oggi oggi. Quindi a quel punto io penso di aver fatto una cosa che non fa mai nessuno: mi sono disimmatricolato dopo tre giorni, il 4 ottobre, su una panchina davanti alla Tate Modern. Molto romantica come cosa (ridacchia).

Ho pensato: ma possibile che nel tempio delle scienze sociali non sappiano che cos’è un organizzazione mafiosa? E da lì mi è venuta l’idea di WikiMafia. E adesso, dopo oltre dieci anni, stiamo anche preparando la versione inglese, una traduzione delle voci che abbiamo pubblicato: al momento, circa 1360 voci. A differenza di Wikipedia, da cui ci ispiriamo, ogni voce è rigorosamente controllata, annotata e prima di essere pubblicata passa sotto un processo di revisione. Proprio perché Wikipedia esiste già, noi vogliamo essere un surplus rispetto a Wikipedia.

Abbiamo visto che collaborano diversi accademici…

P: Abbiamo le nostre competenze: io sono dottore di ricerca, ma abbiamo laureati, accademici, attivisti comunque gente che studia. Infatti noi diciamo che applichiamo il metodo accademico, rendendolo però comprensibile alla maggioranza delle persone.

I volontari di WikiMafia con Nicola Gratteri

“Le note ti salvano dalle querele”

Noi siamo maniacali con le note: come dico sempre ai miei anche i nuovi volontari, le note ti salvano dalle querele. Una cosa che i giornalisti non hanno, perché anche se ovviamente il giornalista ha le sue fonti, non si mettono le note negli articoli di giornale. Ogni cosa che viene scritta su WikiMafia, nove volte su dieci, ha un riferimento bibliografico: proprio per permettere alle persone, se vogliono, di approfondire quella fonte.

Tra l’altro, noi usiamo i social. Pensa che questa iniziativa non ha ricevuto nemmeno un articolo di giornale, neanche una ripresa! Noi abbiamo sempre fatto uso di social, e con i social adesso siamo una delle principali realtà a livello nazionale. Portiamo a Milano gente da tutta Europa, dagli ultimi dieci anni; andiamo nelle scuole, adesso faremo il torneo sportivo a maggio, e abbiamo un altro progetto che annunceremo a fine marzo.

Vi è mai capitato di capitato di affrontare problemi, ostruzionismo o addirittura minacce?

P: Ostruzionismo si, ma non dal parte di mafiosi, bensì di antimafiosi. Infatti dico sempre che il principale problema è che mentre i mafiosi sono organizzati, l’antimafia è disorganizzata, e tutti i tentativi di cercare di fare rete con certe realtà sono falliti; perché poi c’è sempre questa tendenza a dire “io ho una storia più importante della tua, in base a quella conto più di te“.

“I mafiosi non riescono ancora a capire l’importanza di quello che facciamo”

Ovviamente noi rifiutiamo questa logica, così come diciamo agli altri: “Fate l’antimafia come vi pare, abbiamo anche noi il diritto di fare l’antimafia come vogliamo noi“. Per quanto riguarda i mafiosi, credo che non riescano ancora pienamente a capire l’importanza del lavoro che facciamo. Noi, alla fine, non ci mettiamo a fare inchieste su cose che sono accadute di recente: ovviamente organizziamo campagne, se ci sono battaglie da fare le facciamo, ci schieriamo. Però non facciamo inchieste giornalistiche su cose che stanno succedendo al momento: in genere lavoriamo sulla documentazione, anche perché è talmente tanta quella su cui lavorare del passato che se dovessimo occuparci anche di quella presente…

Però ci costruiamo anche parte civile nei processi: sono sei i processi in cui ci siamo costituiti fino adesso. Eravamo gli unici costituiti come parte civile: anche gli imprenditori minacciati individuati come parte lesa dalla Procura non si sono costituiti.

Se non è una domanda indiscreta, come fate a sostenere queste attività?

Noi abbiamo tutti i bilanci pubblici sul sito: solo nel 2022 abbiamo raccolto 10.000€ di donazioni individuali via social, con una media di 20€ a donazione. Nel 2022, ci sono stati circa 380 persone che hanno donato, dai 5€ in su. Addirittura, c’è anche gente che anche solo per avere solo il nostro “pezzo di plastica” della tessera ci dona 150-200€.

“Vogliamo trasmettere a spagnoli, olandesi e tedeschi la consapevolezza del fenomeno mafioso

Questo ci permette poi di organizzare questi eventi, perché poi alla fine non abbiamo fondi pubblici. Gli unici fondi a cui abbiamo accesso vengono dall’Università degli Studi di Milano: quando noi facciamo delle spese, ci vengono approvate a settembre, poi possiamo chiedere il rimborso presentando la fattura. Ma non sono certamente soldi soldi che ci entrano: del resto, siamo tutti volontari. Non abbiamo neanche una sede fisica dove vederci, proprio perché non abbiamo i soldi per poterla mantenere.

Abbiamo parlato del progetto della traduzione in inglese, per fare informazioni all’estero sul fatto che le mafia non siano un realtà solo italiano. Ci sono gli altri progetti nel futuro prossimo?

P: Stiamo aprendo questa scuola, Antimafia Academy, che abbiamo avviato l’anno scorso e a cui vogliamo dare una proiezione europea: stiamo organizzando una realtà aperta agli studenti e ai giovani tra i 18 e i 26 anni in tutta Europa. Vogliamo trasmettere a spagnoli, olandesi e tedeschi quello che il dottor Gratteri ha definito la “consapevolezza del fenomeno mafioso“. Se il progetto va in porto – perché è complicato da gestire – sarà per il 2024-2025.

In occasione delle elezioni europee vogliamo fare una grande campagna – anche di sensibilizzazione – a livello europeo, per sollecitare la politica europea a prendere posizione contro le mafie.

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