Industria: sindacati scrivono a Urso, Foti e von der Leyen, rimettere lavoratori al centro

Le richieste: un piano industriale sostenibile nel lungo termine, tutela ambientale, creazione di posti di lavoro di qualità e competitività.

Roma – Le segreterie generali di Fim, Femca, Fiom, Filctem, Uilm e Uiltec hanno scritto al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in merito al Clean industrial deal pubblicato il 26 febbraio. La richiesta dei sindacati – si legge in una nota – è quella di rimettere le lavoratrici e i lavoratori e
l’industria al centro dell’agenda europea, attraverso un piano industriale sostenibile nel lungo termine, per la tutela ambientale, la creazione di posti di lavoro di qualità, la competitività delle imprese.

La lettera segue la mobilitazione europea messa in campo da tutti gli affiliati a Industriall Europe che il 5 febbraio scorso si sono riuniti a Bruxelles con un appello unitario chiedendo maggiori investimenti con condizionalità sociali, misure emergenziali come il fondo Sure per sostenere l’occupazione e una moratoria sui licenziamenti per impedire la desertificazione industriale.

Fim, Femca, Fiom, Filctem, Uilm e Uiltec chiedono alla Commissione europea investimenti basati su: transizione giusta – diritti per tutti i lavoratori alla sicurezza del lavoro e alla formazione; un piano di investimenti europeo su scala, con condizionalità sociali legate a tutti gli aiuti pubblici all’industria, per
assicurare garanzie di buoni posti di lavoro; diritto a un’energia pulita e accessibile per tutti, a casa e sul
lavoro, con piani infrastrutturali e un controllo più democratico; democrazia sul lavoro attraverso una
contrattazione collettiva più forte e la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori; garanzie sulla catena di
approvvigionamento globale che assicurino il commercio equo e solidale, pratiche di acquisto corrette e il rispetto dei diritti umani.

Si tratta di un innovativo piano, piuttosto audace e in 6 fasi, per proteggere l’industria pesante e soprattutto sostenere concretamente lo sviluppo di tecnologie pulite. Il progetto si chiama Clean Industrial Deal e contiene, tra le varie rivendicazioni, anche un tentativo di rafforzare la filiera dell’idrogeno verde, fonte rinnovabile dal grande potenziale ma ancora poco esplorata dentro ai confini dell’Unione europea. Le soluzioni di decarbonizzazione legate all’idrogeno verde sono quelle che potranno beneficiare di più aiuti pubblici. Il progetto rappresenta a tutti gli effetti il piano di azione dell’Unione per competere con Cina e Stati Uniti per il mantenimento della sua produzione industriale. Ma anche un vero e proprio manifesto programmatico che proietta l’Ue a diventare pioniera a livello globale nella decarbonizzazione e in quelli che ormai si chiamano già “disinquinamento” e “ripristino” delle risorse naturali.

Il testo fissa una data per una strategia di salvataggio del settore auto, in crisi profonda ormai da anni, il 5 marzo, e un piano per l’acciaio, sempre a marco ma in una data non meglio specificata. Un pacchetto riguardo ai prodotti chimici dovrebbe arrivare poi alla fine del 2025, insieme a tuta una serie di strategie ancora sconosciute che dovrebbero facilitare la bioeconomia e i trasporti sostenibili.

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