La controffensiva di Kiev si concentra sulla penisola in mano a Mosca da nove anni. Missili su Sebastopoli, attacchi al ponte di Kerch e forze speciali alla riconquista delle piattaforme petrolifere.
Roma – Se non puoi conquistarla, rendila inservibile. Sembra questo l’assunto strategico che negli ultimi giorni muove la controffensiva ucraina in direzione della Crimea, penisola sottratta dai russi a Kiev nove anni fa, avamposto sul Mar Nero che Mosca adesso scopre più fragile di quanto non potesse prevedere. Lo dimostra il devastante attacco missilistico di mercoledì notte contro la base navale di Sebastopoli, verosimilmente portato dagli ucraini con missili “Storm Shadow” forniti dalla Gran Bretagna, azione che ha seriamente danneggiato la nave da sbarco Minsk e il sottomarino Rostov sul Don, colpiti mentre erano in bacino di carenaggio, obbligando la Russia a riparare il resto della flotta in bacini più interni.
Armi a lunga distanza e grande precisione come i missili britannici stanno cambiando le capacità ucraine di colpire da remoto e rendono le basi russe in Crimea dei bersagli possibili. Resta comunque difficile pensare che Kiev possa avere la forza di riprendersi la Crimea, l’immane sforzo militare, quando anche coronato da successo, obbligherebbe a lasciare pericolosamente sguarniti gli altri fronti aperti. Più facile pensare che il vero obbiettivo di Zelensky sia più politico che militare. Scoprendo le falle della difesa russa, il presidente intende ribadire il suo “no” a qualsiasi ipotesi di pace che comporti la rinuncia tout court da parte ucraina alla penisola contesa.
Che intanto Kiev intende progressivamente allontanare da Mosca giorno dopo giorno, isolandola per renderla sempre più difficile da difendere e approvvigionare. È successo due volte a luglio con gli attacchi ucraini al ponte di Kerch, l’unica infrastruttura che lega la penisola alla Russia, nonché crocevia fondamentale per i rifornimenti da destinare all’esercito. E sempre quest’estate si è aggiunta la chiusura seppure temporanea del collegamento ferroviario a seguito della distruzione di un deposito di armi. Pochi giorni fa, invece, le forze speciali ucraine hanno portato a termine un blitz vincente alle piattaforme petrolifere Boyko, al largo delle coste della Crimea, conquistate dai russi nel 2015, piattaforme che Mosca utilizzava anche come base logistica militare. Ora su questi giganti del mare è tornata a sventolare la bandiera gialloblù.
Non da ultimo, logorare le basi russe in Crimea serve a Kiev per tornare a disporre in maggior sicurezza dei propri porti, contro i quali Putin ha scatenato proprio dalla penisola intensi attacchi aerei, e riprendere a far navigare i propri cargo carichi di cereali da esportare. Le vie alternative, infatti, si sono rivelate difficili e costose.