Il “traffico” di telefonini nel carcere di Sulmona: Sappe, è emergenza

Il sindacato denuncia la mancanza di interventi sulla questione telefonini nonostante il sequestro nel 2023 di circa 4000 apparecchi.

L’Aquila – Ancora cellulari e droga scovati dalla polizia penitenziaria nel supercarcere di Sulmona: gli agenti, nel corso di un controllo ordinario, ha sorpreso un detenuto ergastolano con una ventina di grammi di hashish e un telefonino nascosti in cella. Appena la scorsa settimana, i ‘baschi blu’ avevano recuperato della droga da un pacco inviato ad un detenuto del carcere peligno. Lo stesso che, giorni dopo, ha minacciato i poliziotti con un fornellino a gas acceso. responsabile dei disordini fornellino del gas. Un altro telefono è stato recuperato ad un altro detenuto.

“Un’altra emergenza che ci mette alla berlina di tutto il mondo, riguarda il florido mercato di telefonini che entrano in carcere e che permettono ai boss di controllare i loro traffici all’esterno ordinando esecuzioni e reati di ogni tipo, anche attraverso i social”, sottolinea in una nota, il segretario del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, Federico Pilagatti. “La mancanza di interventi da parte del Dap sulla questione telefonini nonostante il sequestro nel 2023 di circa 4000 apparecchi, – prosegue – ha di molto incentivato questo florido mercato, mentre sarebbe stato necessario contrastare questa emergenza utilizzando apparecchi tecnologici come Jammer e disturbatori di frequenze”.

A novembre gli agenti di polizia penitenziaria avevano scoperto dieci telefoni cellulari in altrettanti giorni nel carcere di massima sicurezza abruzzese. Sono stati effettuati controlli a tappeto all’interno della struttura dove sono circa 70 i device sequestrati dai baschi blu. Lo scorso aprile i carabinieri avevano fermato due napoletani, intenti a spacciare telefoni nell’area del penitenziario. Agenti penitenziari della struttura denunciano che i detenuti sorpresi con i telefoni dietro le sbarre non sono stati ancora trasferiti. I detenuti utilizzano questi dispositivi per comunicare con il mondo esterno, aggirando sistemi di sorveglianza, e ciò desta preoccupazione non solo per la sicurezza interna, ma anche per quella esterna.

Poi a gennaio la situazione è diventata fuori controllo. Cellulari dietro le sbarre, aggressioni e rivolte. C’è stato anche l’episodio di un collaboratore di giustizia, già trasferito da qualche mese dal carcere romano di Regina Coeli, che aveva tentato di aggredire il direttore Stefano Liberatore, minacciandolo di morte. L’uomo è stato fermato giusto in tempo dagli agenti di polizia penitenziaria intervenuti prontamente a bloccare il detenuto la cui pericolosità è riconosciuta. Il detenuto ha quindi dato in escandescenza sbattendo la testa contro le porte e provocandosi delle ferite. Tre agenti di polizia penitenziaria sono finiti in ospedale nel pomeriggio dopo essere stati aggrediti da due detenuti.

Gli agenti hanno richiamato i reclusi di una sezione per il rientro in cella. Questi ultimi, ritenendo di poter sostare ancora nei corridoi, hanno dato vita ad una rivoltainsultando e aggredendo fisicamente tre agenti in servizio. I poliziotti penitenziari si sono quindi recati al pronto soccorso dell’ospedale di Sulmona per accertamenti. Tutti di fuori regione, hanno riportato contusioni al collo e al braccio. La situazione continua a essere tesa, tanto che la Fp Cgil polizia penitenziaria aveva proclamato lo stato di agitazione.

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