Una scelta che sconcerta: mentre la Sicilia ricordava Paolo Borsellino, il presidente dell’Ars preferiva la festa del figlio dell’ex governatore condannato per favoreggiamento mafioso.
Catania – Il 19 luglio 2025, mentre tutta la Sicilia si fermava per ricordare Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta morti nella strage di via D’Amelio 33 anni fa, a San Michele di Ganzaria si celebrava una festa molto diversa. Tra i duemila invitati al matrimonio di Raffaele Cuffaro, figlio dell’ex presidente della Regione Siciliana Totò Cuffaro, c’era anche Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e parlamentare di Fratelli d’Italia.
Le immagini parlano da sole: cappellino da baseball con visiera all’indietro, sorriso smagliante e cellulare alla mano per un selfie. Nelle foto pubblicate sui social compare il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno (FdI), in un clima goliardico e spensierato. Una spensieratezza che stride con la solennità della giornata, dedicata alla memoria del magistrato che pagò con la vita la sua lotta contro la mafia.

Mentre a Palermo, in via D’Amelio e alla caserma Lungaro, si svolgevano le commemorazioni ufficiali con la presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del presidente della Regione Renato Schifani, Galvagno aveva fatto una scelta diversa: partecipare alla grande festa nella tenuta Cuffaro in contrada Consorto.
La presenza di Galvagno al matrimonio assume contorni ancora più significativi se si considera che il presidente dell’Ars è attualmente indagato per corruzione nell’inchiesta che ha travolto Fratelli d’Italia in Sicilia. Proprio nei giorni precedenti la commemorazione di Borsellino, il partito di Giorgia Meloni viveva l’imbarazzo per lo scandalo giudiziario che coinvolge alcuni dei suoi esponenti di punta nell’isola.
La scelta di partecipare alla festa di casa Cuffaro, in un giorno così simbolico per la lotta alla mafia, appare quindi doppiamente inopportuna. Non solo per il significato della data ma anche per il momento delicato che attraversa il partito in Sicilia.

Totò Cuffaro, ex governatore della Sicilia e attuale segretario nazionale della Democrazia Cristiana, è stato condannato a sette anni di carcere per favoreggiamento aggravato nei confronti di Cosa Nostra.