Don Giulio Mignani, ex parroco di Bonassola ha comunicato al vescovo Palletti la sua decisione di lasciare l’abito talare.
La Spezia – Don Giulio Mignani, parroco di Bonassola, paese di appena 800 anime, nel 2022 era stato sospeso ‘a divinis’ dalla celebrazione pubblica dei sacramenti. Era finito nel mirino per la sua posizione a favore delle famiglie arcobaleno e del mondo Lgbtq, ma anche per le sue idee sull’eutanasia e sull’aborto. Era rimasto sacerdote ma con il provvedimento non poteva confessare i fedeli e celebrare messa. Ora ha comunicato la sua decisione. Lascia la tonaca e la Chiesa. Le sue posizioni poco ortodosse hanno creato un clima ostile. Con una lettera aperta al vescovo della diocesi della Spezia, Sarzana e Brugnato monsignor Luigi Ernesto Palletti ha comunicato la sua scelta nei giorni della Pasqua.
Una decisione che si legge anche sui suoi canali social. “Ho così maturato una decisione che ora le comunico attraverso questa mia lettera“, si legge, ossia “quella di abbandonare non solo il sacerdozio ministeriale ma anche la mia stessa appartenenza alla Chiesa. Non credendo più al valore ‘ontologico’ del battesimo e ritenendo quest’ultimo un semplice rito di appartenenza all’Istituzione Chiesa, desidero non esser più annoverato fra i “battezzati””. Una riflessione che è maturata in due anni e mezzo. L’ex sacerdote parla di “inesistenza di una Chiesa madre” e di una “Chiesa “famiglia” aperta all’ascolto e al confronto fraterno”; “sentirmi a disagio e sempre più lontano rispetto alla maggior parte delle dottrine che vengono proposte”, sentimento di lungo periodo.

“Nel corso degli anni, diceva il provvedimento di sospensione del tribunale ecclesiastico della diocesi di La Spezia a firma del vescovo, monsignor Luigi Ernesto Palletti, più volte ha “rilasciato esternazioni pubbliche, apparse anche su vari quotidiani e interviste televisive, nelle quali ha ripetutamente sostenuto posizioni non conformi all’insegnamento della Chiesa Cattolica“. A Don Giulio, si leggeva ancora, “gli è stato imposto di astenersi da esternazioni pubbliche contrarie al magistero della Chiesa, stabilendo che se ciò non venisse osservato sarebbe incorso nella sospensione dalla celebrazione pubblica dei sacramenti e sacramentali e dalla predicazione“.
Nel periodo di sospensione fino a oggi, l’ex parroco ha condotto “un’analisi più libera, uno sguardo intellettualmente e umanamente più onesto e oggettivo sulla realtà della Chiesa e sulle reali possibilità di sentirmi ancora coinvolto in tale contesto”. Poi l’affondo: “La struttura ideologica e gerarchica della Chiesa Cattolica rende assolutamente impossibile realizzare quei cambiamenti che sarebbero necessari e che io avrei auspicato, nell’ambito di una teologia che tenesse conto anche delle nuove acquisizioni delle scienze umane e del pensiero scientifico”. Poi la scelta di lasciare l’abito talare.