Il ricatto a luci rosse delle Bozzole

L’uomo arrestato, considerato la mente dell’estorsione all’ex rettore del santuario, avrebbe ipotizzato un collegamento fra i presunti festini erotici e la morte di Chiara Poggi.

Garlasco – Nel giugno del 2014 scoppiava lo scandalo dei presunti festini gay con ricatto alle Bozzole di Garlasco. Due rumeni, Flavius Alexa Savu, operaio incensurato di 33 anni all’epoca dei fatti, ed il complice Florin Tanasie di 23 anni, venditore di batterie rubate, venivano arrestati con l’accusa di estorsione in danno di don Gregorio Vitali, sacerdote-esorcista, rettore del famoso santuario alla periferia del Comune pavese.

I due avevano chiesto al sacerdote una prima tranche di 150mila euro per non divulgare in tv e radio diverse registrazioni telefoniche dai contenuti erotici intrattenute tra i due balordi ed il parroco, famoso per le sue messe di guarigione e gli esorcismi. Una volta ottenuto l’assenso dal prelato sotto ricatto, i due intascavano l’ingente somma di denaro ma alcune settimane dopo, non contenti, Savu e Tanasie tornavano alla carica richiedendo una seconda tranche di 250.000 euro. Stavolta però ad essere sotto ricatto era addirittura la Curia di Vigevano che però non cedeva all’ignobile estorsione.

Le messe di guarigione

Stavolta a fare da intermediario sarebbe stato don Paolo Scevola, Promotore di giustizia del tribunale diocesano di Vigevano e funzionario del Vaticano. Il prelato si sarebbe incontrato due volte con i rumeni, che probabilmente pressavano per ottenere la seconda più ingente somma di denaro. Il vescovo di Vigevano, Maurizio Gervasoni, decideva di denunciare i fatti ai carabinieri della locale Compagnia, diretta dall’allora capitano Rocco Papaleo. Grazie allo stratagemma messo a punto dal comandante dell’Arma i due rumeni venivano arrestati da altrettanti carabinieri travestiti da preti presentatisi all’appuntamento per pagare il riscatto.

Allo scatto delle manette intorno ai polsi dei due estorsori era presenta anche don Gregorio, poi allontanato dal santuario. La storia finiva li o, meglio, nelle aule di giustizia anche per l’accertamento della provenienza della prima somma di denaro nella disponibilità del sacerdote. Quella parte dell’inchiesta, però, sarebbe rimasta in parte nebulosa. Negli anni il santuario era diventato un vero e proprio resort con tanto di bar, ristorante, stanze e servizi dove orbitavano migliaia di fedeli provenienti da ogni parte del Nord Italia.

Durante l’interrogatorio di Savu e Tanasie, difesi dall’avvocato Roberto Grittini, subito dopo l’arresto, sarebbe saltata fuori un’altra verità ovvero una presunta organizzazione malavitosa che avrebbe messo sotto assedio altri parroci e terze persone ricattandoli alla stessa maniera: conversazioni telefoniche dal contenuto erotico che potevano essere divulgate in radio e tv. Anche questa interessante pista investigava sarebbbe poi caduta nel dimenticatoio.

Flavius Alexa Savu

Flavius Alexa Savu e Florin Tanasie, venivano condannati, rispettivamente a 5 anni e 6 mesi e 1 anno e 8 mesi di detenzione e sulla storiaccia si poteva scrivere la parola fine. Tranne per Savu che si rendeva latitante per poi essere arrestato, dopo quasi 11 anni, in Svizzera, più esattamente a Zurigo dove pare risiedesse. L’uomo è venuto di nuovo alla ribalta delle cronache per le sue rivelazioni che avrebbero ipotizzato un qualche collegamento tra i presunti festini al santuario delle Bozzole e la morte violenta di Chiara Poggi. Una pista che gli inquirenti, da subito, hanno definito “suggestiva” ma che non esclude una eventuale convocazione di Flavius Alexa Savu davanti ai magistrati per chiarire quanto riferito in precedenza.

Alle Bozzole, tutti gli anni, per il 13 agosto si è celebrata una funzione religiosa in suffragio di Chiara Poggi, e ogni mercoledi sera centinaia di fedeli partecipavano alle cosiddette “messe di guarigione e liberazione“, officiate da don Gregorio Vitali, che sembravano veri e propri esorcismi. Nel santuario si riversavano decine di malati e persone affette da diversi disagi che, spesso, al termine dei “rituali taumaturgici” celebrati dall’ex rettore, attestavano di essere miracolosamente guariti. Don Gregorio, al tempo, sarebbe stato l’unico responsabile dell’amministrazione contabile e fiscale del santuario che avrebbe avuto un cospicuo giro d’affari. Dopo gli arresti dei due rumeni, come abbiamo prima accennato, il prete veniva allontanato dal santuario, ufficialmente per motivi di salute. Nel frattempo giungeva alle Bozzole un suo sostituto.

Comunque stiano le cose i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, delegati alle indagini sul delitto di Chiara Poggi, non avrebbero riscontrato un collegamento diretto fra la morte della ragazza di Garlasco e le vicende che si sono consumate nel santuario. Ma è ancora troppo presto per trarre qualsiasi conclusione.