Diversi fatti di sangue si intrecciano in un susseguirisi di vicende atroci in cui le vittime sono rimaste senza colpevole. Cosi è ancora per Rossella Corazzin nonostante Angelo Izzo, il mostro del Circeo, si sia assunto la paternità della sua drammatica sorte. Le nuove indagini tirano in ballo anche un altro mostro, quello di Firenze.
Pieve di Cadore – Terrorismo nero, mostro di Firenze, massoneria deviata e satanismo si mischiano con la morte di Rossella Corazzin, la studentessa liceale di 17 anni originaria di San Vito al Tagliamento, provincia di Pordenone, scomparsa dalla frazione di Tai di Cadore il 21 agosto 1975. E c’è chi si è accollato il suo omicidio: Angelo Izzo, 67 anni, due ergastoli, autore del “massacro del Circeo” assieme ai suoi sgherri Gianni Guido e Andrea Ghira. In quella tragica occasione trovò una morte atroce Rosaria Lopez di 19 anni, barista, mentre l’amica Donatella Colasanti, all’epoca 17enne, studentessa, si salvò miracolosamente fingendosi morta dopo le torture.
Sulla scorta di questa confessione, ritenuta a suo tempo non attendibile dai magistrati inquirenti di Perugia tanto da archiviare il caso, la Commissione bicamerale Antimafia presieduta da Nicola Morra, che si occupa fra l’altro della morte della liceale, avrebbe invece esaminato gli atti giungendo alla conclusione che Izzo potrebbe aver rivelato alcune verità:
”…Dal suo racconto emergono elementi – si legge nella relazione della Commissione – che non hanno trovato smentita, specie per quanto riguarda il medico perugino e la sua villa sul Trasimeno…“. Il medico sarebbe Francesco Narducci, gastroenterologo e docente universitario, deceduto misteriosamente nel 1985 quando il suo nome veniva associato ai delitti del mostro di Firenze. E se dopo le violenze, le torture e la morte per strangolamento il cadavere di Rossella fosse stato gettato davvero con i pesi ai piedi nel Trasimeno? Dieci anni dopo, la mattina del 13 ottobre 1985, dopo 5 giorni dalla scomparsa, nel medesimo lago, tra l’isola Polvese e il paese di Sant’Arcangelo, a pochi chilometri da Perugia, veniva rinvenuto il corpo di un uomo annegato.
Si dirà che il corpo senza vita é quello di Francesco Narducci, un giovane medico di 36 anni, sposato, appartenente ad una delle più note famiglie perugine. Nel giugno del 2002 la Procura di Perugia, dopo una serie di indagini, farà aprire la tomba di Narducci e ne ordinerà la riesumazione disponendo l’autopsia e altri accertamenti. Il 20 dicembre verranno consegnati i risultati delle perizie necroscopiche: Francesco Narducci non sarebbe morto annegato ma ucciso e l’uomo rinvenuto nel lago, e riconosciuto 17 anni prima, sarebbe un’altra persona.
Per gli inquirenti quel cadavere sconosciuto sarebbe stato intenzionalmente scambiato per nascondere una qualche realtà assai scomoda. Poiché il corpo riesumato nel 2002 è certamente quello di Francesco Narducci, la sostituzione sarebbe doppia. Di diverso parere la famiglia del medico che, sulla scorta delle perizie di parte, sosteneva che il loro congiunto era morto per una disgrazia o per un gesto autolesionistico e il corpo esaminato sul molo del lago Trasimeno nel 1985 era proprio quello di Francesco. Per gli inquirenti questo omicidio sarebbe la chiave del mistero dei delitti attribuiti al cosiddetto mostro di Firenze. Ma è proprio cosi?
Tornando a Izzo e al suo racconto sono molte le contraddizioni e le cose che non tornano: Rossella sarebbe stata rapita dalla sua banda in Cadore, dove si trovava in vacanza dalla zia, per poi essere violentata nel corso di una cerimonia a sfondo satanico e poi strangolata in una villa sul lago Trasimeno di proprietà proprio del dottor Narducci. Al macabro festino avrebbe partecipato anche Gianni Guido il cui nome, assieme a quello della sorelle Giuliana, pare sia presente su alcuni biglietti che la povera Rossella avrebbe scritto prima della tragedia.
I due fratelli Guido, interrogati, sembra abbiano smentito questa versione dei fatti con tutta una serie di non ricordo. Dunque il mostro del Circeo avrebbe ascritto a sé anche questo ennesimo atroce omicidio. Secondo il suo racconto che, ripetiamo, presenta diversi lati oscuri, il gruppo di romani con a capo Izzo si sarebbe recato in vacanza a Tai di Cadore. In zona avrebbero incontrato Rossella che passeggiava da sola con un libro in mano e macchina fotografica a tracolla in cerca di una panchina dove sedersi per leggere in santa pace.
Forse con un fuoristrada, come avrebbero riferito anche alcuni testimoni, i balordi rapivano la giovane per poi condurla nella villa di Narducci sul lago Trasimeno dove in dieci l’avrebbero stuprata e uccisa nel corso di un rituale satanico che prevedeva il sacrificio di una vergine. Stessa dinamica, sostanzialmente, del massacro del Circeo che sarebbe avvenuto un mese dopo. La Procura di Belluno si era occupata del caso mentre quella di Pordenone aveva dichiarato la morte presunta di Rossella nel 2010. Nel 2018 sarà la Procura a riaprire il fascicolo per omicidio colposo.
Ma il procuratore capo di Belluno, Paolo Luca, avrebbe trasmesso gli atti per competenza a Perugia considerate le dichiarazioni dell’ergastolano romano a cui, in fondo, il magistrato inquirente crede nonostante siano da prendere con le pinze:
”…Nelle dichiarazioni sulle altre violenze del gruppo rese ai Pm di Roma – dice Paolo Luca – e che mi sono state trasmesse, Angelo Izzo ha dedicato poche parole alla vicenda di Rossella Corazzin, ma ha dato riferimenti su data della scomparsa e luogo dell’uccisione tali da far ritenere che sia effettivamente lei…”.
Del resto non è la prima volta che Izzo dice qualcosa, per poi ritrattare e successivamente riprendere i medesimi argomenti spacciando per buone rivelazioni farlocche:”…In passato Angelo Izzo mi ha raccontato della vicenda di Rossella Corazzin – racconta il difensore Rolando Iorio – dicendomi che con lui c’erano altre persone tra cui Andrea Ghira. Di questa vicenda Izzo aveva già parlato nel 2016…”.
Rossella era vestita con una tunica in casa di Narducci mentre altri uomini indossavano palandrane con insegne cavalleresche. Fatto un giuramento di sangue, gli adepti l’avrebbero stuprata a turno, seviziata, strangolata e gettata nel lago in maniera che il corpo non potesse riemergere. E cosi è stato, sino ad oggi. Dieci anni dopo il lago restituirà il cadavere del medico perugino. I terribili segreti rimarranno tali? Non è detto.