Il legale di Giulio Regeni: “Allerta su scomparsa non fu comunicata in tempo”

L’avvocato Alessandra Ballerini, legale dei genitori del ricercatore ucciso in Egitto nel 2016 al termine dell’udienza del processo.

Roma – Dalle parole espresse in aula da Armando Varricchio, all’epoca dei fatti consigliere diplomatico alla presidenza del Consiglio, “ci attendevamo certamente maggiore chiarezza, resta la sensazione che pur essendoci stata la massima allerta da parte della Farnesina, degli ambasciatori Massari e Bonvicini, e dell’intelligence, fin dal primo momento questa allerta non è stata comunicata in tempo al presidente del
Consiglio”. E’ quanto afferma l’avvocato Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni, il ricercatore friulano ucciso in Egitto nel 2016, al termine dell’udienza del processo a carico di quattro 007 egiziani.

“Noi – aggiunge – abbiamo sentito il presidente del Consiglio dire ‘se lo avessi saputo prima Giulio sarebbe salvo’, queste parole per noi sono dei macigni, e oggi abbiamo sentito una delle persone che avrebbe potuto dirglielo prima e che non lo ha fatto. Riascoltando le parole del presidente Matteo Renzi fa particolarmente male l’idea che le carte potevano essere passate e le notizie potevano essere dette. Erano tutti nello stesso
palazzo ed è dolorosissimo che la mancata comunicazione di questa allerta altissima sulla sparizione di Giulio possa essere una componente della tragica fine. Sappiamo benissimo che le responsabilità sono in Egitto e chi ha preso torturato e ucciso Giulio sta lì, però oggi abbiamo ascoltato una testimonianza imbarazzata e imbarazzante”. 

L’ex premier, Giuseppe Conte, nella sua deposizione in aula Occorsio a piazzale Clodio a Roma durante l’udienza del processo per la morte di Regeni ha affermato: “Quando sono stato presidente del Consiglio ho avuto diversi incontri con il presidente Al Sisi e anche molti scambi telefonici. In tutte le occasioni ho sempre rappresentato la volontà di arrivare all’accertamento dei fatti per quanto riguarda l’omicidio di Giulio Regeni dicendogli che per il nostro Paese era imprescindibile avere una collaborazione con l’Egitto per accertare come fossero andate le cose”.

Il presidente del M5S ha poi aggiunto: “Una apparente disponibilità a parole, mai una chiusura, ma di fatto non c’è stata una fattiva collaborazione. Nella conferenza di Palermo, datata novembre 2018 e voluta da me per la crisi libica, ho trovato Al Sisi con un atteggiamento rigido e con rivendicazioni pretestuose. Da parte mia, forse, c’è stato un successivo irrigidimento. Nel 2019, a Pechino, a latere di un summit dove espressi completa insoddisfazione per come stavano andando le cose. Spiegai che non potevamo essere presi in giro”. Infine conclude Conte: “Al Sisi avrebbe voluto che andassi in visita ufficiale di Stato e mi chiese di poter sviluppare le relazioni, ma spiegai che la normalizzazione vera poteva arrivare solo con un chiarimento sulla vicenda Regeni”.

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