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Il killer silente delle case americane

Un gigantesco problema sta funestando la nazione guidata da Joe Biden: l’obesità. Una piaga sociale che sta mietendo vittime e grava smodatamente sul bilancio statunitense.

Milano – Quando pensiamo all’alimentazione e alle sue sommità noi italiani gonfiamo, questa volta a ragione, il petto, tronfi di appartenere a una tradizione culinaria eccelsa e unica al mondo. Almeno in fatto di cucina, di concorrenti se ne vedono pochi. Quando invece ci ritroviamo a pensare alla nostra nemesi sulla tavola, inevitabilmente gli Stati Uniti d’America rappresentano l’archetipo della cattiva alimentazione. L’impero alla guida del mondo sta vivendo un’autentica catastrofe a causa di un regime alimentare allo sbando. Una sorta di guerra interna che sta flagellando la popolazione statunitense. L’obesità infatti si staglia di gran lunga come il primo problema per la salute pubblica nazionale.

Per facilitarci il compito e fare una doverosa premessa, suddividiamo in modo sommario gli alimenti in 3 macro categorie:

  • Non processati, l’empireo della tavola, vale a dire alimenti cui non vengono aggiunti altri ingredienti (frutta, ortaggi, semi, uova e latte).
  • Processati: seconda categoria “purgatoriale”, sono quelli sottoposti a diversi metodi di preparazione a livello industriale. Addizionati di olio e sale, possono contenere conservanti. Latte condensato, crema di latte, formaggi, frutta in scatola o succhi di frutta, pane (bianco e intero), birra e vino.
  • Ultra-processati: qui scendiamo nel Cocito. Questi cibi contengono additivi e sono addizionati con coloranti, stabilizzanti, aromi, esaltatori di sapore e di profumo, edulcoranti, ma anche emulsionanti, addensanti e altri additivi. Quali sono? Quelli più golosi, of course: gelato, prosciutto, salame, hamburger, patatine, cereali per la colazione, pizza, biscotti, dolci non fatti a mano, torte, cioccolato, marzapane, bevande gassate, maionese, bevande alcoliche come whisky, gin e rum.
Assortimento di cibi ultra-processati.

Tornando agli yankee, la dieta a stelle e strisce si basa prevalentemente su cibi ultra-processati. Le motivazioni sono socio-economiche oltre che culturali. La difficoltà per molti americani di reperire cibi non processati unita al rapporto quantità/prezzo di quello che viene chiamato junk food (cibo spazzatura), fa sì che la parte più povera della popolazione tenda a nutrirsi nei fast food o nei grocery store aperti 24h. Store che vendono letteralmente di tutto, tranne, volle il caso, frutta e verdura.

I risultati sono devastanti. Spulciando tra vari studi e ricerche pubblicate da autorevoli medici e istituzioni sanitarie americani come PubMed, EconLit, Business Source Premier e TAH, quelli che emergono sono numeri impietosi e drammatici. Le persone sopra i 20 anni affette da obesità in Usa nel 2022 sono il 41,9% della popolazione, mentre per gli Under 20 questa percentuale scende al 19,7% (fonte: NHANES). Si consideri che nel 1990 questi dati erano il 20 e il 10%, di fatto sono raddoppiati in 30 anni. Nell’ultimo biennio, complice anche la pandemia, gli Stati americani con un tasso di obesità superiore al 35% sono saliti da 2 a 19.

Alcune patologie collegate all’obesità.

I costi diretti da questa piaga sono legati alle comorbidità e alle cure che occorrono per trattare tutte le malattie derivanti dall’obesità (sono 236, fonte: MIT). I costi per curarla in Usa ammontano a oltre 150 miliardi di dollari all’anno. Una cifra da Ministero della Difesa. Nello specifico le 3 maggiori patologie sono infarti, malattie coronariche, diabete. Questo si traduce nel fatto che una persona obesa spenda il doppio per le cure mediche di una persona normopeso. Ora, se colleghiamo il tutto a una sanità modellata ad hoc per gente da pingui portafogli e al fatto che l’obesità colpisce prevalentemente la parte più indigente della popolazione statunitense, che non ha i mezzi per curarsi, ne deriva che quasi 300mila morti all’anno derivano da questa condizione. Sì, 300.000.

Circa metà della popolazione americana sarà obesa nel 2030.

In merito al problema, la politica Usa sembra finalmente destarsi da un torpore che sembrava senza fine. L’amministrazione Biden-Harris ha infatti da poco varato un piano a favore della corretta nutrizione e della salute. Prima solo l’amministrazione Obama, sotto l’impulso della first lady Michelle, promosse un piano per modificare radicalmente i menu proposti nelle scuole americane. Fuori hamburger, patatine e affini, dentro frutta, verdura e cereali. Ma il successore Donald Trump, attraverso il segretario dell’Agricoltura Sonny Perdue, cancellò de facto il programma ideato da miss Obama (con il buon gusto di farlo nel giorno del 56° compleanno della ex first lady, il 17 gennaio, ndr) con la suggestiva motivazione: “Se i bambini non mangiano e frutta e verdura finiscono nella spazzatura, alla fine non si nutrono”. Vabbè…

Michelle Obama si attivò alacremente per migliorare le mense scolastiche.

Ma se Atene piange, Sparta non ride. Il rapporto 2022 sull’obesità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) evidenzia che il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 3 è in sovrappeso o affetto da obesità. Entrambi tra le principali cause di morte e disabilità anche in Europa. Stime recenti suggeriscono che cagionano più di 1,2 milioni di decessi all’anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale nel nostro continente.

Restringendo ancora più il cerchio e trasferendoci sulla nostra tav… ops, penisola, la situazione migliora anche se non ci fa stare tranquilli. I dati ISS relativi allo scorso anno sentenziano che l’obesità è al 5% per i 18-34enni, mentre sale al 15% per i 50-69enni. Anche da noi è più frequente fra le persone con difficoltà economiche (17% in chi ne riferisce molte contro l’8% di chi non ne ha) e quelle con un basso livello di istruzione (24% di chi non ha nessun titolo di studio o al più la licenza elementare contro il 6% tra i laureati) ed è più elevata tra le persone che vivono nelle regioni del Sud e nelle Isole (16% vs 12% nel Nord e Centro Italia).

La situazione relativa all’obesità in Italia.

Tirando le somme, è un problema endemico che sta bersagliando con crescente intensità il mondo occidentale e che va gestito in Italia prima che degeneri come negli Stati Uniti e diventi un vero e proprio killer. 300mila morti all’anno, depurati dalle contingenze naturali, sono un numero che solo le guerre mondiali archiviano a bilancio.

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