Roberto Vannacci è stato destituito dall’incarico dopo aver espresso opinioni controverse su diversi temi scottanti. La sua rimozione ha suscitato un aspro dibattito sul diritto alla libera espressione e ideologia nei ranghi dell’esercito.
Roma – Meglio, molto meglio che alla parola “generale” venga associata la celebre canzone di Francesco De Gregori del 1978, in cui l’autore ricordò il suo periodo di leva, che si svolse in Alto Adige e attraverso il quale propose un inno contro la guerra. Oppure la poesia di Bertolt Brecht, scritta durante la seconda guerra mondiale, “Generale, il tuo carro armato” che così recita: “Generale, l’uomo fa di tutto. Può volare e può uccidere. Ma ha un difetto può pensare.” Solo che quando lo fa un uomo in divisa, spara… “cazzate”! Così possono essere definite le esternazioni del generale Roberto Vannacci, già capo dei paracadutisti della Folgore, nonché guida dell’Istituto geografico militare.
Il “nostro eroe” ha pubblicato su Amazon un libro “Il mondo al contrario” in cui espone una serie di invettive, che fanno parte dell’armamentario concettuale dell’estrema destra europea. Infatti, oggetto dei suoi strali sono stati la comunità Lgbtq+, femministe, migranti, ambientalisti. L’acronimo Lgbtq+ fa riferimento a lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e, più in generale, a tutti coloro che non si sentono pienamente rappresentati sotto l’etichetta di donna o uomo eterosessuali. Secondo l’autore oggi viviamo in una sorta di dittatura di tante minoranze, mentre i “normali” subiscono. Inoltre, si è scagliato contro quelle che definisce “le discutibili regole di inclusione e tolleranza imposte dalle minoranze”.
Ne ha fatto le spese anche la campionessa di pallavolo Paola Egonu, nata in Italia da genitori nigeriani definita “italiana di cittadinanza, ma con tratti somatici che non rappresentano l’italianità”. I suoi improperi sono continuati contro i “neri”, gli ambientalisti in quanto i cambiamenti climatici ci sono sempre stati e i Paesi poveri. Quest’ultimi sono stati additati di inquinamento, prodotto dal sottosviluppo. Ovviamente è scattata immediatamente la levata di scudi da parte di tanti “maitre à penser”, moralisti dell’ultima ora e difensori del “politically correct”, che ne hanno chiesto le dimissioni. Dopo tante pressioni il generale è stato rimosso.
Qui non si vuole condividere le sue idee, che sono le più lontane dai valori della democrazia e della civiltà umana e senza correre il rischio di esagerare posso essere definite “aberranti”. Bensì, si vuole difendere il diritto di qualsiasi cittadino di poter esprimere le proprie idee, anche le più obbrobriose e lontane dalle nostre. Nel caso del generale rappresentano, comunque, il segnale di idee presenti in alcuni settori dell’esercito, quelli più ardimentosi, dove è necessaria una grande preparazione fisica e psicoattitudinale. E dove con concetti quali patria, onore, virilità si fa colazione, pranzo e cena.
Rimuoverlo è servito a farne un martire, perché criminalizzato per aver espresso le proprio idee. E noi di eroi, santi e martiri non ne abbiamo bisogno. La migliore reazione sarebbe stata rivolgergli un grande “pernacchio”, la più grande forma di derisione e sbeffeggiamento, cara alla cultura napoletana ed esaltata dalla grandezza artistica di Edoardo De Filippo e Totò. Quel semplice gesto di coprirsi la bocca posizionando le mani a forma di imbuto, facendo uscire dalla piccola fessura quel suono simile alla flatulenza, ma di quelle tuonanti. Se fosse successo un evento del genere, il generale sarebbe fuggito dalla vergogna. Altro che rimozione!