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Ferve il duello Meloni-Schlein, ma l’inversione di tendenza è lontana

Fratelli d’Italia si conferma saldamente come prima forza politica italiana, mentre il Partito Democratico riesce a non perdere consensi. Merito probabilmente dell’effetto Schlein, che dovrà però tradursi in pratica per riuscire a scalzare Giorgia Meloni.

Roma – Fratelli d’Italia si conferma primo partito, nettamente staccato da tutti gli altri, ma in calo dello 0,7%. Attualmente si attesta al 29,6%. Eppure per una flessione di alcuni decimali si parla già di inversione di tendenza e della fine dell’idillio di Giorgia Meloni con gli italiani suoi elettori. Un’abitudine che tutti i commentatori hanno per ogni partito che subisca movimenti percentuali, anche se di poco conto. Diventa, in tal modo, una notizia con cui aprire i Tg e i talk show, per fare notizia e influenzare gli ascoltatori. Stabile invece il Partito Democratico della nuova segretaria Elly Schlein, al 20,4%.

Anche questa sarebbe una notizia, ma poiché è dovuta all’effetto novità, viene relegata solamente ai movimenti congressuali interni dei dem, alla scelta dei capigruppo parlamentari e ai nuovi componenti della segreteria, divenendo secondaria la svolta impressa dal popolo dei gazebo. Sul fronte interno, tutto sembra procedere in modo perfetto sotto il manto di un unanimismo peloso, che rasenta una forma di “omertà” e copertura del pluralismo ideale che ha da sempre caratterizzato il Pd, come fosse una colpa o una vergogna avere una idea di partito diversa dagli attuali condottieri. Guadagna appena lo 0,3% il Movimento 5 Stelle, al 15,6%, mentre Conte continua con la sua strategia di autonomia politica dal Pd, nonostante le sirene per incastrarlo siano sempre in funzione, soprattutto dai componenti del nuovo corso schleiniano.

Elly Schlein.

In ogni caso, non si trascuri che il nuovo leader pentastellato ha già fatto fuori Salvini dal suo primo Governo giallo-verde, con la compiacenza dello stesso leader. In seguito si è sbarazzato anche di Letta, il quale per metterlo fuori causa aveva contribuito a spaccare il M5S e agevolare la nascita di un partito, targato Di Maio, rivelatosi all’esito delle urne un puro bluff. La Lega scende di mezzo punto all’8%, appaiata al Terzo Polo (Azione – Italia Viva). Forza Italia, invece, sostanzialmente stabile al 6,4%. Seguono Verdi e Sinistra Italiana al 3,4%, +Europa al 2,7%, Per l’Italia con Paragone all’1,8%, Unione Popolare all’1,7%. A conferma degli altissimi tassi di astensione, la percentuale di chi non si esprime è al 36%.

Come si può notare, al dato di crescita dei due principali partiti concorrenti, Pd e FdI, non corrisponde nei rispettivi alleati di centrodestra e centrosinistra quel plus di interesse rilevato nei vari sondaggi che possa far pendere l’asticella verso una inversione di tendenza contraria all’attuale maggioranza. Crollando i due principali partiti, vi è un vuoto assordante. Ne deriva che il centrodestra rimane saldamente ancorato a percentuali del 46,1% dei consensi, mentre il centrosinistra è al 23,8%. Facile, dunque, comprendere come la situazione non è allo stato attuale perfettamente fluida, così come “cannibalizzare”, forse anche involontariamente gli alleati, non produce effetti dirompenti e innovativi.

Ciò al netto di ogni “chiacchiericcio” e valutazione. In sostanza la virata a sinistra di Schlein, anche se dovesse raggiungere il 23% alle elezioni Europee, invade un ambito già occupato da alleati, senza scalfire le percentuali del centrodestra. Ciò dovrebbe far riflettere. Comunque, non è un caso fortuito che nel gradimento dei leader sia nettamente in vantaggio, staccata di quasi 10 punti dalla rivale piddina, la premier Giorgia Meloni al 39%.

Meloni, Salvini, Conte e Schlein: il poker dei leader politici attuali.

Mentre la leader del Partito Democratico, appena eletta alle primarie, Elly Schlein, è al 30%. Segue l’ex premier e leader del M5S Giuseppe Conte al 26%, il segretario della Lega e ministro Matteo Salvini al 19%, Carlo Calenda al 17% di Azione, l’ex premier e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi al 16%, Nicola Fratoianni della Sinistra al 15%, Maurizio Lupi di Noi con l’Italia al 14%, Matteo Renzi di Italia Viva al 12%, Angelo Bonelli dei Verdi al 10%. Barbara Floridia (M5s) eletta Presidente della Commissione Rai, mentre Maria Elena Boschi (Azione-Iv) e Augusta Montaruli (FdI) sono state invece elette vicepresidenti.

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