Il dramma dei suicidi in carcere, Nordio: “Ce ne risultano 9, risorse mirate al benessere”

Il ministro parla del gruppo di lavoro per la formazione del personale penitenziario, per tutelare la salute psico-fisica dei detenuti.

Roma – Suicidi in carcere: ogni giorno il bollettino sale, e gli appelli a prendere provvedimenti si moltiplicano. Sulla grande emergenza interviene il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, durante il question time alla Camera, rispondendo a un’interrogazione di Azione sull’emergenza suicidi in carcere e sul sovraffollamento. “È un argomento drammatico che viene periodicamente portato alla nostra attenzione. È giusto che sia così proprio per la drammaticità della situazione, – afferma Nordio – ma è altrettanto vero che a distanza di pochi mesi non è che si possano produrre o rivelare delle soluzioni rivoluzionarie. Però possiamo dire che fino ad oggi abbiamo già 9 suicidi, questi risultano a noi per quest’anno. A seguito delle notizie che ne riportavano 12, abbiamo fatto l’accertamento e a noi ne risultano 9. Adesso ne faremo un altro e vedremo quanti saranno”.

Nordio aggiunge che “nell’immediatezza c’è stata un’iniezione di risorse finanziare che sono tutte mirate al benessere, si fa per dire, di chi è privato delle libertà personale. La dimostrazione è quella di potenziare – la cosa più importante è questa – il supporto psicologico e lo staff multidisciplinare. A questo proposito noi abbiamo istituito uno specifico Gruppo di lavoro per lo studio e l’analisi degli eventi suicidari delle persone detenute, con il compito di definire – non è soltanto uno studio – un protocollo operativo per elaborare momenti di formazione per il personale penitenziario, al fine di tutelare la salute psico-fisica dei detenuti e di prevenire i suicidi”.

CARLO NORDIO MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

“Con lo stesso scopo – fa notare il Guardasigilli – è stata concepita l’imponente opera di reclutamento di adeguato personale specializzato e sono stati previsti nuovi percorsi di comunità per i detenuti con disagio psichico e con problemi di tossicodipendenza, in modo da garantire trattamenti idonei e soprattutto differenziati, finalizzati al recupero della persona, valorizzando l’istruzione e ancor di più il lavoro. Abbiamo avuto un incontro con il presidente Brunetta con il quale abbiamo stipulato un protocollo per poter trovare il lavoro all’esterno del carcere una volta che il detenuto è stato liberato. La prospettiva di avere già un lavoro quando si viene liberati è sicuramente uno stimolo a vedere con minore negatività e pessimismo il tempo residuo che resta da espiare in carcere”.

Mentre il Guardasigilli parlava dei suicidi in cella, un 52enne detenuto a Frosinone si toglieva la vita. Il garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia spiega che l’uomo era arrivato nel carcere laziale “un anno fa, dopo averne scontati cinque a Regina Coeli. Tra poco più di un anno sarebbe stato libero, ma non aveva nessuno fuori, e nessuno con cui abbia fatto colloqui nell’ultimo anno di carcere. Era seguito dal Servizio per le dipendenze e a fine gennaio l’equipe dell’istituto lo aveva proposto per un’alternativa in comunità, ma lui non ce l’ha fatta, e ha rinunciato prima”. Anastasia era in carcere in riunione con la dirigenza Asl e la direzione dell’istituto quando è arrivata la notizia.

“Siamo andati in sezione, abbiamo incontrato i compagni di stanza, attoniti e sconvolti. Uno era a scuola, – racconta – l’altro a colloquio, mentre si toglieva la vita. Quest’anno è iniziato come il precedente, il peggiore di sempre: il carcere è sempre più luogo di morte e disperazione, ma chi ne ha la responsabilità politica e amministrativa sembra indifferente, e tutto ciò non si può più tollerare”. Fns Cisl Lazio, spiega che si tratta del “secondo morto in carcere nel Lazio in questo anno. Attualmente l’istituto risulta sovraffollato di circa 60 detenuti in più”. Il sovraffollamento “comprime sia la sicurezza che il trattamento. I problemi delle carceri sono prioritari e necessitano di misure eccezionali sulle strutture e sugli organici”, dichiara Massimo Costantino, segretario generale Fns Cisl Lazio. Nordio si è poi soffermato sui “dati allarmanti” dei numeri dei detenuti in attesa di primo giudizio.

“Effettivamente i dati che abbiamo sono allarmanti. I detenuti ristretti con posizione giuridica in attesa di primo giudizio – ha rilevato rispondendo a un’interrogazione di Forza Italia – sono complessivamente 9.531 su un totale di detenuti pari a 62mila, quindi in misura percentuale pari al 15%”. “Per contribuire alla riduzione della popolazione carceraria – ha aggiunto – stiamo valutando varie opzioni per i detenuti stranieri, per i tossicodipendenti che possono essere ricoverati nelle comunità e per la riduzione di chi si trova in situazione di carcerazione preventiva. Qualcosa l’abbiamo già fatto: forse avete letto sui giornali che è stata evitata una misura restrittiva tra l’altro a carico di un noto architetto perché, in base alla cosiddetta riforma Nordio, l’interrogatorio preventivo prima dell’emissione della custodia cautelare ha consentito di evitare questa misura restrittiva. Molto è ancora da fare. Noi stiamo lavorando su questo”, ha concluso Nordio. 

Il bollettino delle morti in carcere continua a salire. E i numeri dall’inizio dell’anno, secondo il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella sono diversi da quelli enunciati dal ministro: “sono stati già 13 i suicidi in carcere, una scia di sangue drammatica che il Governo continua ad ignorare, senza promuovere alcun tipo di intervento”. Il presidente dopo quanto accaduto a Pescara, aveva fatto notare che “nelle carceri registriamo ormai da tempo una tensione crescente. I numeri del sovraffollamento sono diventati insostenibili, con 16.000 persone più dei posti regolamentari. Ogni ipotesi di provvedimenti volti a ripristinare la legalità del sistema penitenziario italiano viene puntualmente e rapidamente esclusa da parte dell’esecutivo. E i suicidi non vanno strumentalizzati per invocare ulteriori provvedimenti di repressione e di chiusura”.

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