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Il cervello va in… chip!

Le neurotecnologie aprono alla sperimentazione sugli esseri umani. Al centro, l’interazione cervello-Intelligenza Artificiale. I suoi obiettivi: aiutare le persone, fare del bene a chi, ad esempio, soffre di patologie neurologiche. Attenzione, però, alle questioni di carattere etico.

Roma – Lo si subodorava da tempo. Voci come spifferi annunciavano che, prima o poi, la notizia sarebbe arrivata. All’inizio di giugno la Food and Drug Administration, ente governativo statunitense dedito regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha concesso a Neuralink di sperimentare le proprie tecnologie sugli esseri umani, dopo averle testate su varie specie animali. Neuralink Corporation è una azienda statunitense di neurotecnologie, fondata da un gruppo di imprenditori, tra cui Elon Musk, che si occupa di sviluppare interfacce neurali impiantabili.

Quello che molti temevano si è avverato: il cervello umano e il computer comunicheranno grazie all’uso di un chip. A chi è avanti con gli anni, notizie di questo genere, hanno ricordato i romanzi della casa editrice Urania, la più nota e longeva nell’ambito della fantascienza in Italia. Ha avuto un ruolo fondamentale nel diffondere questo genere al pubblico italiano, pubblicando autori quali Asimov, Ballard, Dick e Le Guin.

Ora tutto questo è realtà. I cervelli di un gruppo di volontari saranno connesse ai computer per interagire con l’Intelligenza Artificiale (IA). L’azienda ha così commentato tramite twitter:

Siamo entusiasti di condividere l’ottenuta approvazione da parte della Fda per avviare il nostro primo studio clinico su esseri umani! Questo è il risultato di un incredibile lavoro svolto dal team di Neuralink in stretta collaborazione con la Fda e rappresenta un importante primo passo che permetterà un giorno alla nostra tecnologia di aiutare molte persone

Tra gli obiettivi delle neurotecnologie, l’interazione cervello-Intelligenza Artificiale.

L’azienda si occupa del progetto e dell’impianto di dispositivi elettronici sotto la cute e di connetterli il cervello con computer creati ad hoc. I primi prototipi, grandi quanto una moneta, sono stati inseriti nel cervello di una coppia di maialini e di alcune scimmie.

Pare che queste ultime siano ora in grado di giocare con basilari videogame e di digitare parole sullo schermo per mezzo di semplici movimenti degli occhi. Si tratta dei primi risultati di un percorso ancora molto lungo. Nel progetto dell’azienda i prossimi passaggi prevedono una connessione più accentuata, attraverso cui si potrà manovrare elementi robotici e a dirigere quelli informatici con la sola forza del pensiero.

Lo scopo principale è aiutare individui paralizzati o con gravi malattie neurologiche a ricominciare a muoversi e a comunicare. Una generosità che rasenta la nobiltà d’animo, ma che va a toccare temi etici e morali che hanno a che fare con la coscienza di ognuno di noi. Ma come disse Elon Musk nel 2020 alla conferenza annuale dell’azienda: “questi chip dovrebbero consentire all’umanità di raggiungere una simbiosi perfetta con l’IA”.

La connessione tra cervello e dispositivi elettronici potrà aiutare chi è paralizzato.

Un’affermazione che cade a fagiolo – come si dice in questi casi – in un particolare momento storico, in cui il tema dell’IA è al centro dell’interesse dell’opinione pubblica. Ora che l’autorizzazione per procedere da parte della FDA è arrivata, resteremo in fiduciosa attesa degli eventi.

Come succede in questi casi, si sono formati diversi orientamenti tra l’opinione pubblica. I più entusiasti, credenti nelle facoltà taumaturgiche delle tecnologie informatiche applicate all’uomo, sostengono che si potrà guarire da patologie umane fino ad ora irreversibili.

Avremo, quindi la soluzione di qualunque criticità a portata di… chip e si potrà vivere in un nuovo paradiso terrestre. I più critici, invece, sono del parere che la tecnologia non sia mai neutra e che il suo utilizzo potrà sfociare in manipolazione e controllo dell’essere umano, come nelle peggiori distopie di fantascienza. In effetti, farsi impiantare un chip nel cervello non è una prospettiva tanto allettante!

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