Il caso Stellantis e l’emergenza salariale: raccolta firme allo stabilimento di Melfi

Fiom Cgil Basilicata: “la mancanza di un piano industriale e la cronica mancanza di modelli fa aumentare il carico dell’utilizzo della cassa integrazione”.

Potenza – Volantinaggio e una raccolta firme davanti ai cancelli dell’ingresso B dello stabilimento Stellantis di Melfi. Oggi dalle 13 alle 14, la Fiom Cgil Basilicata ha organizzato l’iniziativa. Secondo la sigla sindacale di categoria, ”la mancanza di un piano industriale di Stellantis e la cronica mancanza di modelli fa aumentare il carico dell’utilizzo della cassa integrazione. Gli interventi annunciati a partire dall’incontro al Mimit del 17 dicembre scorso e poi nelle settimane successive su cambi, motori e modelli ibridi non garantiscono il necessario carico di lavoro nel 2025, e molto probabilmente anche per gli anni a seguire”.

La raccolta di firme mira a ottenere ”un confronto con azienda e istituzioni sull’emergenza salariale per ottenere integrazione salariale e riduzione orario anche attraverso la formazione”. Secondo la segretaria generale Fiom Cgil Basilicata Giorgia Calamita, ”il governo ha tagliato il fondo automotive per poi scaricare sulla UE tutte le conseguenze dell’assenza di politiche industriali. È ora – ha dichiarato – che insieme alla mobilitazione per un piano di investimenti su progettazione, ricerca, sviluppo e produzione, si avvii una battaglia per garantire alle lavoratrici e ai lavoratori, di Stellantis e non solo, un salario degno di questo nome”.

Gli “scioperi spontanei sul premio di produzione erogato per l’anno 2025, partiti in diversi siti Stellantis, – ha proseguito – ci indicano la strada. Siamo stanchi di assistere alla spartizione di dividendi miliardari agli azionisti mentre le lavoratrici e i lavoratori sono costretti a pagare gli effetti di una crisi sempre determinata da scelte sbagliate di imprese e Governo’‘. Quindi l’appello a Stellantis, Governo e Regioni ”perché non si può vivere per anni lavorando pochi giorni al mese con una retribuzione di poco più di mille euro”. Il direttore dello stabilimento Stellantis del territorio lucano, Nicola Intrevado, era stato chiaro senza alimentare false illusioni: “Il cambio delle regole a livello europeo, con l’abbattimento delle emissioni di Co2, condizionerà scelte e risultati”.

“Per rispettare le direttive – ha detto più volte Intrevado – bisogna vendere il 20 per cento di auto elettriche in un Paese, l’Italia, che oggi in questo ambito è all’ultimo posto in Europa con appena il 3,5% anche a causa di una carenza di colonnine di ricarica”. Parole pronunciate nel corso del tavolo organizzato dal presidente della Regione Basilicata Vito Bardi con sindacati e Confindustria. Già da quest’anno l’intero parco di auto vendute in Europa non potrà superare un’emissione media di 94 grammi di Co2 per chilometro. Stando agli ultimi dati la media italiana è di 117 grammi. Di qui la richiesta dei sindacati di intervenire sul Green deal per modificarlo a stretto giro. Sindacati che, in vista del tavolo ministeriale del 29, chiedono anche impegni concreti sul fronte degli ammortizzatori sociali.

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