Un comunicato del Pd locale ha fatto scattare la polemica. La sindaca: “Viene applicato, come è doveroso fare ogni anno, il regolamento”.
Arezzo – Un provvedimento non nuovo ma la polemica è sempre servita. Il caso bruschetta torna a Montevarchi: pane e olio agli alunni i cui genitori non pagano le rette della mensa scolastica. E’ la decisione presa dal comune toscano che sta suscitando numerose polemiche. Una presa di posizione che, spiega la sindaca del comune toscano, è prevista dalle regole: “Non c’è alcuna novità – dice il primo cittadino Silvia Chiassai Martini – viene applicato, come è doveroso fare ogni anno, il regolamento”. Da anni il Comune applica questo sistema. Nel 2017 è entrato in vigore il regolamento che dispone la sospensione del pasto ai figli di chi ritarda i pagamenti per più di un mese. Prima arrivano avvisi via mail o sms.
Per i responsabili del partito democratico bisogna abolire la norma e creare soluzioni alternative anche attraverso gli strumenti di sostegno ai nuclei familiari in difficoltà che già esistono e con mezzi di recupero delle morosità concreti e giusti. Ma secondo la sindaca di area centrodestra, le polemiche delle opposizioni di centrosinistra sono pretestuose: “Il vecchio regolamento – spiega – addirittura prevedeva l’interruzione immediata della somministrazione del pasto in caso di morosità. La sua mancata applicazione aveva portato ad ereditare un buco di bilancio di 500mila euro a danno della collettività, generando una situazione in cui chi pagava veniva considerato poco furbo perché, tanto, il Comune non controllava. A quanto pare per il Pd è cosa normale fare un danno economico ad un ente e non far rispettare le regole. Per me no”.
Da qui la decisione di applicare un menù ridotto a pane e olio, se le famiglie non saldano la tariffa del servizio mensa. Chiassai replica con una nota ai commenti del Pd regionale della Toscana e dell’assessore toscano all’Istruzione Alessandra Nardini accusando quest’ultima di “fare propaganda politica sui bambini”. “Quest’anno abbiamo aspettato cinque mesi da inizio dell’anno scolastico per essere elastici, ma si è giunti ad un’insolvenza di 85mila euro, che in prospettiva avrebbe raggiunto una cifra ancora più critica”.
E ancora, “siamo quindi intervenuti sollecitando le famiglie al pagamento e questo ha portato ad una riduzione immediata dell’insolvenza, che da 85.000 euro è scesa a 6000 euro, con 13 genitori ancora non paganti. Tra i morosi c’è chi ha accumulato debiti addirittura per 2 o 3.000 euro e ricordo che diamo la possibilità di rateizzare i pagamenti. Resto sconcertata dal fatto che ci siano genitori incuranti di provvedere al costo dei pasti dei propri figli, nonostante le sollecitazioni effettuate dal Comune”, conclude.