Don Patriciello ammonisce camorristi e politici ma occorrono normative agili e concrete per sconfiggere il mercato dei veleni che produce morte e distruzione. Una tragedia inarrestabile.
CAIVANO (Napoli) – Di terra dei Fuochi si continua a morire sempre di più. In aumento patologie neoplasiche, dell’apparato respiratorio e malattie dell’infanzia trasmissibili geneticamente. Rifiuti di qualsiasi origine ma, soprattutto, tossici e nocivi vengono scaricati costantemente dentro migliaia di discariche abusive ormai sfuggite al controllo delle istituzioni. Parlare di emergenza non è corretto, piuttosto di allarme rosso per almeno 38 comuni ricadenti nelle province di Napoli e Caserta che più risentono delle influenze mortali di circa 2767 siti di stoccaggio controllato o abusivo di rifiuti dei quali ben 653 avrebbero subito incendi, ovviamente di origine dolosa, ad opera della camorra che continua a farsi spazio per aggiungere altre tonnellate di veleni.
Che la situazione sia sfuggita di mano è ormai una realtà sotto gli occhi di tutti ma che il fenomeno deviante dei rifiuti di frodo non si possa arginare diventa davvero una barzelletta. I metodi ci sono e le leggi pure ma manca la solita volontà politica che, spesso ed è giusto dirlo, è connivente, almeno nei comportamenti, con la criminalità organizzata che gestisce una montagna di soldi con le immondizie, meglio se letali per la salute umana. Sono anni che ambientalisti e associazioni di categoria protestano per una simile, incredibile situazione ma i governi che si sono succeduti, in almeno dieci anni di amministrazione della cosa pubblica a livello centrale e periferico, non hanno saputo o voluto porre fine ad un vero e proprio genocidio.
Dall’ultimo resoconto del 2019 redatto dall’istituto superiore di Sanità di concerto con la procura di Napoli Nord è emerso che nei 38 comuni monitorati 354.845 abitanti risiedono entro 100 metri da almeno un sito di stoccaggio determinando così molteplici fattori di rischio da esposizione a fonti pericolose. In queste zone si sono osservati eccessi di mortalità, tra il 2008 e 2015, ed eccessi di incidenza tumorale, sia per uomini che per donne, tra il 2008 e 2012, rispetto alla popolazione che vive al di fuori di tali aree contaminate. I dati riportati nel documento sono terribili:
“…Fra i tumori per i quali esiste una evidenza di associazione con l’esposizione a siti di smaltimento incontrollato emergono quelli del fegato e della vescica in entrambi i generi e per i tumori della mammella nelle donne. Stessa cosa per i tumori del polmone in relazione alla presenza di siti di combustione incontrollata di rifiuti, conseguenti alla presenza di sostanze volatili emesse da diverse sorgenti e per le elevate concentrazioni aerodisperse di idrocarburi policiclici aromatici…”.
Come altre volte è sceso in campo don Maurizio Patriciello, parroco antimafia di Caivano, con un ennesimo, accorato appello al ministro Sergio Costa, già generale dei carabinieri forestali, confermato per la seconda volta a capo del dicastero dell’Ambiente:
“…Confidiamo nel suo operato – ha detto Patriciello – lui sa bene quanta fiducia nutrono nel suo operato i dannati della terra dei fuochi che non ha mai smesso di bruciare. Le colonne di fumo nero si vedono da lontano…Nei vari comuni delle province di Napoli e Caserta si continuano a organizzare marce, incontri, catene umane per richiamare l’attenzione dell’Italia tutta su una vergogna che non può continuare a passare inosservata. Tollerare una situazione ingiusta, tacendo o tirando i remi in barca, equivarrebbe a diventare complici dei delinquenti, dei camorristi, degli industriali disonesti, dei politici corrotti e collusi che guardano solo ai propri interessi. Costa lo sa bene. In terra dei fuochi centinaia di migliaia di cittadini onesti sono tenuti in ostaggio. E questa cosa è intollerabile. A loro, lo Stato, nonostante tante promesse fatte da ministri, parlamentari, istituzioni varie, non ha mai realmente dato una mano per uscire da una situazione incresciosa e insostenibile. Siamo terribilmente preoccupati per gli anziani, gli ammalati, i bambini…”.
Con la chiusura temporanea dell’inceneritore di Acerra in zona sono arrivate altre decine di tonnellate di rifiuti. La riapertura del termovalorizzatore, nello scorso ottobre, non riesce a far fronte alla continua emergenza. Il reale problema sta nella mancata realizzazione di un piano programmatico reale in grado di stroncare il commercio illecito di rifiuti alimentato dalla camorra che fa affari d’oro ma anche da certa politica, contigua alla criminalità locale. A Roma poi le decisioni vengono ulteriormente dilazionate e la Terra dei Fuochi continua ad alimentarsi col proprio carburante preferito: la complicità fra delinquenti e politici senza scrupoli.