Uno studio Ipsos rivela i timori dei genitori: paura di privacy violata, fake news e dipendenza dal web tra i principali allarmi. Come fare a garantire la sicurezza senza fare gli spioni?
Ormai, lo abbiamo constatato tutti, la tecnologia è entrata prepotentemente nella nostra vita, sin dalla più tenera età. Non è difficile vedere dei bambini che smanettano su un tablet o altri device tecnologici, suscitando ansia e paura nei loro genitori. Anche perché i pargoli dimostrano una padronanza e abilità maggiori rispetto a loro nell’utilizzo di questi nuovi strumenti per comunicare. Ed ecco che iniziano a balenare nella loro mente una serie di paure, cattivi pensieri, ansia per quello che fanno nel web i loro figli.
Se finora sono stati effettuati molti studi sull’uso eccessivo della tecnologia da parte di bambini e adolescenti che hanno messo in risalto le difficoltà nell’apprendimento scolastico e nel processo di socializzazione nella realtà offline, sono pochi quelli sui timori da parte di mamma e papà quando i figli si immergono nel mondo virtuale del web. Uno di questi è stato condotto da Ipsos (società di ricerche di mercato e sondaggi) per conto di Kids Mental Health Foundation (organizzazione senza scopo di lucro per la salute mentale dei bambini). I genitori sono in continua fibrillazione quando vedono i loro figli alle prese con la tecnologia. La paura più grande è proprio quella di non sapere cosa stanno facendo, soprattutto perché online si annidano tanti rischi (truffe, adescamenti, fino alla pedopornografia).

Nello studio è stato esaminato un campione di 1085 genitori di ragazzi con un’età inferiore ai 18 anni, appartenenti alla Generazione Z (i nati nella seconda metà degli anni ’90 e i primi anni 2010), alpha (i nati negli anni 2010 e la prima metà 2020). Le prime tre posizioni si sono caratterizzate nel seguente modo: per il 47% degli adulti intervistati il forte timore della violazione della privacy o sicurezza del bambino; il 36% ha manifestato la paura che i bambini possano essere vittime di disinformazione o di fake news; il 34% si è rilevato preoccupato che il loro bimbo possa restare succube e dipendente del web, al punto di non riuscire più a socializzare coi propri coetanei nel mondo reale.
Poi se ne sono evidenziate anche altre con percentuali inferiori, come l’apprensione verso contenuti non adatti all’età dei bambini, argomenti sui cui i genitori prendono tempo per informarli, od ancora che possano cadere nella rete di adulti con cattive intenzioni. Oltre a manifestare le proprie paure, i genitori hanno anche dichiarato che cercano di mettere in pratica degli strumenti di difesa dagli schermi o dai social.

Oltre i 2/3, ad esempio, cercano di limitare il tempo di esposizione dei loro figli davanti agli schermi. Il 58% impone dei limiti orari, di non superare una certa durata. Il 53% spinge i figli nell’esercizio di un hobby nella pratica, fuori dal contesto tecnologico. Il 34%, per monitorare i loro figli, utilizza il parental control o filtro famiglia. Un sistema che permette ad un genitore di monitorare o bloccare l’accesso a determinate attività da parte del bambino (siti pornografici, immagini violente o pagine con parole chiave) e anche di impostare il tempo di utilizzo di computer, tv, smartphone e tablet.
Senza fare la figura degli “spioni”, attraverso il parental control è possibile monitorare il comportamento online dei bambini. Il dialogo coi propri figli è importante anche sulla tecnologia, che ormai c’è, è con noi e va gestita con consapevolezza, se si vuole stare in questo mondo. Solo così, forse, potranno evitarsi gli effetti più devastanti!