Il 21 marzo scorso si è celebrata a Milano la Giornata nazionale contro le vittime di mafia. E, quasi a fare da preambolo all’appuntamento meneghino, alcuni giorni prima si è svolta una bellissima iniziativa nel Comune di Pioltello.
Milano – “Camminata antimafia. Cento passi verso Milano 21 marzo. Anche in Martesana è possibile”. Questo il nome scelto per la manifestazione partita da piazza Bonardi e conclusosi nella piazza Madonna della Seggiola il 18 marzo scorso. L’evento è stato corredato da testimonianze e momenti di riflessione in merito a tutte le vittime innocenti della mafia.
Splendida anche la risposta dei cittadini che sono accorsi in gran numero per partecipare alla camminata antimafia. Striscioni e ombrelli bianchi aperti hanno sfilato per le vie di Pioltello per ribadire il loro impegno contro ogni tipo di mafia. Ad accompagnare la manifestazione, la colonna sonora dei Modena City Ramblers del film I Cento Passi, ormai diventato un classico del cinema, che ripercorre la vita di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978 nella sua città natale, Cinisi. I cento passi, cui si riferisce il titolo del film e da cui ha preso il nome la manifestazione di Pioltello, erano la misura della distanza da coprire per raggiungere, partendo da casa Impastato, l’abitazione di Tano Badalamenti, capo mafioso della cosca locale giunto ai vertici dopo l’omicidio del predecessore Cesare Manzella, ucciso nel 1963.
Pioltello raccoglie il testimone e prosegue il percorso che ha visto negli scorsi anni tutta l’area della Martesana attivamente coinvolta in occasione delle “Giornata della Memoria e dell’Impegno in Ricordo delle Vittime Innocenti di Mafia”.
Da rimarcare l’intervento della prima cittadina del Comune lombardo, Ivonne Cosciotti, che ammonisce i presenti su quello che è forse il pericolo più grande nella lotta alle mafie, l’omertà e il silenzio:
«Quando la nostra città è stata colpita dalla presenza di personaggi legati alle cosche della ‘ndrangheta, che hanno portato poi all’arresto di alcuni boss dell’organizzazione criminale, ho notato un insolito silenzio sui social e tra la gente. Un fenomeno quello dell’indifferenza, molto pericoloso che si configura come terreno privilegiato dove la mafia vive e prospera. È fondamentale comprendere la sostanziale differenza tra bene e male. La straordinaria presenza dei cittadini, delle associazioni e dei tanti giovani a questa iniziativa è un segnale di speranza, ma occorre non abbassare mai la guardia».
Molto interessante e puntuale anche l’intervento di Antonio Brescianini, del Coordinamento Libera Martesana:
«Abbiamo bisogno di proseguire sul percorso che abbiamo intrapreso un anno fa e che sta dando i suoi frutti, di educazione alla legalità. Percorso che in prima istanza deve riguardare i ragazzi e poi ciascuno di noi, che deve chiedersi “Cosa posso fare io nel rispetto delle persone e delle leggi?”. Di beni confiscati in Martesana ne abbiamo tanti, 68. Dobbiamo aiutare le istituzioni e mai scoraggiarci».
Molto toccante è stato l’intervento di Pinuccio Fazio, papà di Michele, ragazzo di 15 anni ucciso sotto casa nei vicoli di Bari vecchia, da un proiettile partito durante una sparatoria per un regolamento di conti. Una famiglia onesta, composta da persone per bene e totalmente distrutta da un gesto criminale e inaccettabile. L’istantanea che ne scaturisce è devastante e fa capire come le conseguenze degli omicidi di mafia non si fermino ai deceduti, il dolore generato infatti non si ferma e travolge famiglie intere, azzerandone l’esistenza. Quante cose avrebbe potuto fare Michele nella sua vita? Il suo vuoto genera una rabbia incontenibile, ma allo stesso tempo anche un messaggio di speranza ai tanti giovani presenti ad ascoltare le parole di Pinuccio a Pioltello:
«Fate attenzione ragazzi, perché chi cade nella trappola dell’organizzazione mafiosa è destinato a due sole strade senza via di uscita: da una parte il carcere, dall’altra il cimitero. Aprite le finestre, senza paura e uscite a respirare il profumo della libertà. La mafia ci vuole chiusi e silenziosi, ma in realtà a chiudersi nelle case per la vergogna dovrebbero starci proprio i mafiosi, gli stessi che ci hanno portato via il sorriso di Michele» ha detto papà Pinuccio. A lui, nessuno restituirà mai Michele.