Cortina, larici tagliati per la pista da bob, l’accusa: “Fuori da pianificazione forestale”

Le piante sacrificate per i Giochi dovevano essere 5-600 ma pare siano di più. La denuncia di CCTAM e di Cristina Guarda.

Cortina d’Ampezzo – La realizzazione della pista di bob prevista per le Olimpiadi invernali 2026 sta suscitando polemiche e perplessità. Ma mostra anche una serie di fragilità progettuali e gestionali, oltre all’evidente insostenibilità economica e ambientale. Il simbolo di quanto sta accadendo è l’immagine degli alberi sacrificati allo sport: Infatti nel sito previsto per la costruzione dello sliding centre è in corso l’abbattimento di varie centinaia di larici risalenti a ben due secoli fa, piante sopravvissute a due conflitti mondiali e alla tempesta Vaia. Anche per questo, molti cittadini e associazioni della società civile stanno manifestando la loro contrarietà all’opera, segnalando l’importanza culturale ed ecologica del bosco.

Un bosco che sta sparendo per un’opera di dubbia utilità. Secondo una prima stima i larici da tagliare dovevano essere tra i 500 e i 600, ma dal piano della ditta aggiudicataria del taglio pare escano numeri diversi: la stima dell’impresa, al momento dell’offerta, è stata di ben 2.200 metri cubi, con il triplo rispetto ai 7-800 metri cubi che, presumibilmente, vegetano nei circa 2 ettari previsti al taglio dal progetto. Da qui il conteggio evidenzia un altro scenario: quasi 2.000 larici cancellati dal bosco di Cortina. Un numero però incongruente con le superfici citate nel progetto di SIMICO: su 2 ettari non possono starci 2.200 metri cubi.

Il taglio dei larici a Cortina

Eppure dopo i primi giorni di forte indignazione collettiva, il clamore mediatico attorno all’inizio dei lavori per la nuova pista di bob di Cortina d’Ampezzo sembra essersi già placato. I lavori avanzano, con il proseguo dell’abbattimento dei larici che è solo il primo passo per fare spazio al vero e proprio cantiere dell’opera. In pochi restano ben saldi contro la strage di larici. La consigliera regionale Cristina Guarda ha presentato un esposto contro il maxi taglio degli storici alberi, anche in luoghi nei quali, secondo il progetto di SIMICO, bisognava “mantenere le alberature esistenti”, ad esempio nella zona dell’anfiteatro e della “Curva cristallo”.

Guarda vuole andare a fondo della questione, dopo che alcuni cittadini del luogo si sono rivolti a lei, che ha poi presentato una segnalazione al Nucleo Forestale di Cortina d’Ampezzo. Osservando le aree dopo il taglio e confrontandole con le aree identificate nel progetto esecutivo, “sembrerebbe che, nel corso delle operazioni di disboscamento previste per i lavori di realizzazione del Cortina sliding Center, il taglio del numero effettivo di alberi – fa notare la consigliera – abbia ecceduto quello previsto originariamente. Sembrerebbe che in località Bosco di Ronco sia stata sottratta al verde naturale un’area ben più ampia di quella prevista nel progetto esecutivo, sforando, ad esempio, la zona dell’Anfiteatro”.

“Per questo mi sono rivolta al Nucleo Forestale, affinché vengano appurate – fa notare Guarda – tutte le preoccupazioni dei cittadini e venga dimostrato il rispetto di quanto previsto. Il bosco in questione ha un valore affettivo per molti cittadini. Oggi è divenuto oltretutto simbolo di un taglio privo di senso dal punto di vista forestale, eseguito solo per lasciare spazio a un’opera destinata a risucchiare risorse pubbliche, acqua ed energia. Mi auguro che le forze preposte sappiano fare chiarezza in tempi brevi“. Il taglio dei larici non è solo una questione ambientale dunque, ma sentimentale per gli abitanti del posto e per i tanti turisti che ogni anno passeggiano in quei boschi.

La ‘Commissione centrale tutela ambiente montano’ (CCTAM), per tramite del proprio gruppo di lavoro ‘Boschi e Foreste’, aveva espresso la propria posizione in merito all’inizio dei lavori per la costruzione della nuova pista da bob a Cortina. La visione della CCTAM è sposata in pieno dal Club Alpino Italiano. Il taglio dei larici è stato oggetto anche di una denuncia presentata al Nucleo biodiversità dei Carabinieri di Belluno. L’ipotesi tracciata nell’esposto riguarda il ‘reato di distruzione di beni paesaggistici e danno ambientale’. Perché l’abbattimento dei larici avviene – secondo le accuse – al di fuori al di fuori della pianificazione forestale e dimostra ulteriormente l’effettivo cambio di uso del terreno.

In un libro, intitolato proprio “Il Larice”, l’autore ampezzano Dino Dibona scriveva che la presenza dei lariceti è preziosa e insostituibile per la conservazione del suolo su gran parte dell’arco alpino e che una maggiore cultura forestale rimane l’unica alternativa allo sfruttamento selvaggio delle risorse ambientali e allo spopolamento della montagna. Il lariceto è anche chiamato Bandión, parola dalle probabili origini germaniche, che significa multa, ovvero “protetto dal taglio”, racconta Lorenza Russo in “Pallidi nomi di monti”. Ecco che allora, va considerato tutto l’insieme dei valori intangibili che un bosco rappresenta.

L’abbattimento dei larici

Il piano di gestione forestale racconta anche la storia di quel lariceto: l’età delle piante principali è di circa 150 anni, e fanno parte di un bosco presente da sempre, che un tempo era utilizzato come rado pascolo arborato e poi, negli anni ’60, è stato oggetto di rimboschimento di abete rosso e latifoglie per colmare le lacune tra un albero e l’altro. Un bosco da sempre antropizzato quindi, ancor di più dopo la costruzione di strade, piste da sci, impianti di risalita e della vecchia pista da bob. Quale bene comune ha perduto la cittadinanza italiana con la distruzione del lariceto di Ronco a Cortina d’Ampezzo? Ad avviso dei comitati locali rappresenta un capitale, uno scrigno che racchiude più tesori.

Il primo è un tesoro sul piano naturalistico. Si tratta di un lariceto monospecifico, secolare, 400 piante. Più a monte una rigogliosa rinnovazione naturale presenta abete rosso e betulle. L’insieme è un ambiente unico in tutto l’arco alpino meridionale. Improbabile a sud delle Alpi trovare un lariceto a quota tanto bassa (fra i 1200 e i 1300 metri). Un motivo più che sufficiente per inserirlo in un progetto di piena tutela. Dal punto di vista storico e sociale tale, il lariceto è stato piantumato ben prima della prima guerra mondiale. Ha resistito ai bombardamenti, ha resistito al bisogno drammatico di legna pregiata degli abitanti di Cortina durante le due guerre. E ora resisterà alle Olimpiadi?

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