Hacker e IA: nelle “guerre” del XXI secolo la corsa agli armamenti parla digitale

Tra esperti informatici e hacker è lotta senza quartiere sul traguardo dell’innovazione. Ma le leggi arrancano dietro il cambiamento.

Roma – Chi ha superato gli “anta” da un bel po’ ricorderà sicuramente un film d’animazione con annessa sigla musicale, dal titolo “Atlas Ufo Robot”, il cui protagonista era il robot “Goldrake”, trasmesso dalla Rai il 4 aprile 1978. Narrava la storia di un Ercole moderno, metà uomo e metà macchine, il cui scopo era combattere i cattivi e salvare il pianeta Terra. Era dotato di un’armatura luccicante in grado di lanciare “alabarde spaziali! Pare che la serie, rinnovata, verrà riproposta quest’anno. Allora sembrava fantascienza, ma, oggi, si sta andando anche oltre. Con l’Intelligenza Artificiale (IA), si sta determinando una lotta senza quartiere tra gli esperti della sicurezza informatici e gli hacker.

Il problema è talmente scottante che il presedente degli USA Joe Biden ha ha emanato un ordine esecutivo basato sulla sicurezza e affidabilità dell’IA. Grazie all’ultima arrivata della tecnologia, gli attori in gioco sono in possesso di una potenza mai avuta prima. Ad esempio, le aziende o personalità di spessore, diventano facili prede degli attacchi di phishing. L’ IA, infatti, si adegua con rapidità agli stili di comunicazione e, in questo modo, è in grado di compiere molteplici offensive verso il bersaglio scelto simultaneamente. Chi è deputato alla difesa e alla sicurezza informatica, si trova sotto assedio e utilizza l’IA per individuare gli attacchi cercando di respingerli.

Aziende e personalità di spessore diventano facili prede degli attacchi di phishing.

Il problema è che la ricerca degli antidoti giusti necessità di tempo e, nel frattempo le vittime restano ancora più esposte. E’ come una gara che sembra non avere mai fine, una ricerca continua di chi arriva prima sul traguardo dell’innovazione, in cui i contendenti come pugili suonati se le danno ancora di santa ragione. Gli esperti del settore suggeriscono che la cooperazione tra le industrie tecnologiche e le istituzioni pubbliche, sia essenziale. Questo è auspicabile, poiché quando le aziende immettono i loro prodotti costruiti sull’IA, i consigli, le opinioni e le richieste dei clienti sono importanti per adeguare la legislazione, cercando un equilibrio tra protezione dei dati, innovazione e pericoli per i gruppi sociali. Solo da una proficua intesa tra pubblico e privato potrà sorgere, quindi, un ambiente innovativo e sicuro.

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La sicurezza informatica rappresenta un vulnus per le sorti delle nostre democrazie

Le dolenti note potrebbero essere gli strumenti della legislazione non in sintonia con la cangiante natura dell’IA, perché arranca dietro ai cambiamenti. In particolare, il Dipartimento del Commercio degli USA sta mettendo a punto le linee guida sulla filigrana e l’autenticazione per quanto riguarda i contenuti prodotti dall’IA. E’ un argomento molto scottante, perché sono a rischio la trasparenza, la visibilità e l’accesso comprensibile a tutti. Soprattutto se riferite alla guerra informatica, che con l’IA ha provocato una nuova corsa agli armamenti.

Oggi la sicurezza informatica rappresenta un vulnus per le sorti delle nostre malandate democrazie. Siamo ancora agli esordi, è vero, ma si rivela fondamentale un progetto complessivo di sviluppo dell’IA che miri ad un suo uso responsabile e democratico. Come stanno andando le cose nel mondo, c’è poco da essere ottimisti. Altro che Atlas Ufo Robot e Goldrake, altro che alabarde spaziali, qui il rischio che si corre è molto alto. Il problema è di evitare lo sviluppo di individui con microchip incorporati e di zombi informatici!

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