Il movimento si è adeguato a quella politica che voleva spazzare via. Una restaurazione senza clamori, come se nessuno avesse creduto alla rivoluzione.
Roma – Grillo, l’ex capo-popolo, ha parlato dopo tanti anni nella trasmissione di Fabio Fazio. Non si è trattato di una intervista, stricto sensu, ma di opinioni e valutazioni in libertà che, certamente, non hanno determinato quel sussulto d’orgoglio o di appartenenza che rinnova l’entusiasmo in chi lo aveva perso. Il filo rosso, che avrebbe dovuto legare tutta l’esperienza pentastellata per proiettarsi nel presente e nel futuro, è mancato. D’altronde la fisionomia del partito 5S ormai si è ampiamente configurato da tempo. Tutto è cambiato, dal leader, per gli abbandoni, espulsioni, scissioni e nuove aggregazioni. Il profumo del “potere narcisistico” ha fatto saltare tutti i presupposti su cui si è basato il movimento fin dalla sua nascita.
Dalla base degli iscritti, a cui veniva verificato anche il Dna, che decideva ed orientava ogni scelta, si è passati alla consueta organizzazione tradizionale, tipica di ogni partito. Insomma, dalla struttura allargata si è passati agli organismi ristretti, che in ogni caso assicurano efficienza e rapidità di intervento. Dal governo all’opposizione con strascichi e divisioni importanti. Però, tutto ciò è passato nell’oblio più assoluto. Una trasformazione a 360 gradi che, digerita o meno, non ha determinato nessun commento o analisi pubblica. Quello, pertanto, che si evince da tutti questi silenzi e queste ritrosie è che la parte politica che si annunciava come la più autentica e genuina si rivela piuttosto come la più indifferente e spregiudicata.
Non una parola di autocritica, non una giustificazione offerta in cambio di tutte le delusioni, non un’ammissione quantomeno di difficoltà. Neppure l’annuncio di una svolta. Nulla. Dal fondatore al successore fino all’ultimo dei dirigenti. Certamente tutto ciò non sarebbe successo nella prima repubblica, ma il fatto che è accaduto nella cosiddetta terza repubblica fa riflettere. C’è in tutto questo una forma di cinismo. Forse è l’emblema di un mondo che non sembra aver creduto tanto alle sue parole d’ordine e alla rivoluzione dei suoi costumi. Un mondo a cui certamente non si chiede nulla e neanche di indossare il saio del penitente. Molto probabilmente è una trasformazione che ha degenerato e, comunque, non rispettato quelle motivazioni che, in ogni caso, erano alla base del pensiero di Casaleggio senior e dello stesso Grillo.
Nessuna critica e consiglio, ma solo una analisi fredda che trae spunto dall’intervento del comico genovese alla trasmissione di Fazio. Il M5s non è comunque solo in questo show. Normalmente ogni partito che ha subito sconfitte, fatto deviazioni e perso smalto ed interesse presso gli elettori, avrebbe dovuto riflettere al proprio interno per analizzare ed individuare gli errori commessi. Nulla. Come detto i grillini, trasformatisi in contiani, sono in buona compagnia. Alleati potenziali ed effettivi sorridono, ma il terreno in cui sta divampando l’incendio è lo stesso.
Però confidano che le fiamme non vengano alimentate dal vento e che, in casa d’altri, un auto combustione (spontanea o spintanea) possa rimetterli in corsa. Intanto la maggioranza parlamentare delega al governo di adottare gli adeguati strumenti per una retribuzione dignitosa. Il ministro Calderone afferma: “se siamo per la contrattazione non possiamo imporre per legge un numero che è un importo minimo di salario, ma va semmai individuata una modalità con cui sostenere i rinnovi contrattuali”. Le opposizioni insorgono e reiterano interventi per un salario minimo.