Scontro con il viceministro Sisto sulla separazione delle carriere: “Apra pure un procedimento disciplinare”.
Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri diventa conduttore televisivo. La notizia, ormai ufficiale, ha fatto il giro delle redazioni: il magistrato antimafia più mediatico d’Italia avrà il suo programma su La7, intitolato “Lezioni di mafie”. Un format in quattro puntate annunciato durante la presentazione dei palinsesti della rete diretta da Urbano Cairo.
La metamorfosi compiuta: dal tribunale al palcoscenico tv
La metamorfosi del processo mediatico-giudiziario sembra ormai compiuta. Gratteri, da sempre simbolo della lotta alla ‘ndrangheta e campione della giustizia mediatica, passa definitivamente dall’aula di tribunale al palcoscenico televisivo. Un colpo non da poco per La7, che punta sull’appeal del procuratore più famoso d’Italia per conquistare share e visibilità.
L’attacco di Sisto: “Riforma necessaria”
Ma la notizia ha già scatenato le prime polemiche politiche. Il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, esponente di Forza Italia, ha colto l’occasione per attaccare durante un convegno sulla separazione delle carriere organizzato dal suo partito a Torino: “È di queste ore la notizia che un importante pubblico ministero sarà conduttore di una trasmissione come presentatore a La7. Oggi, lui che ricopre un ruolo importante in una Procura importante, presenterà una trasmissione. Credo che questo darà l’idea di come questa sia una riforma assolutamente necessaria”.
Sisto ha rincarato la dose invitando tutti a “valutarne l’opportunità”, prendendo atto della scelta del procuratore di “andare in tv da parte di un procuratore della Repubblica d’Italia in carica”.

La replica di Gratteri non si è fatta attendere ed è stata durissima: “Cosa c’entra la separazione delle carriere col fatto che condurrò una trasmissione? Dato che il suo governo ha cambiato centinaia di articoli, ora crei un divieto assoluto sui magistrati in televisione”. Il procuratore ha poi lanciato una sfida diretta al viceministro: “Il ministero della Giustizia ha un ufficio ispettivo. Può tranquillamente mandare degli ispettori sul mio conto. Il viceministro Sisto apra pure un procedimento disciplinare, se ritiene che io abbia fatto una violazione”.
Il rischio credibilità: magistratura sempre più mediatica
La vicenda solleva interrogativi sulla credibilità della magistratura italiana, già in deficit di consensi dopo lo scandalo del Sistema. Il presidente dell’Anm Parodi si era “augurato” la morte di qualche magistrato per risollevare le sorti di una categoria in caduta libera nel gradimento istituzionale. Ora l’immagine di una magistratura sempre più mediatica e vogliosa di primi piani rischia di allontanarla ulteriormente dai cittadini.
Del resto, Gratteri ha già dimostrato il suo talento televisivo nelle numerose conferenze stampa, proponendosi non solo come funzionario dello Stato ma come uomo della provvidenza. Memorabile la sua dichiarazione: “Voglio smontare la Calabria come un trenino Lego”, pronunciata dopo l’ennesima retata di arresti.

Paradossalmente, solo qualche giorno fa il critico televisivo Aldo Grasso lamentava l’eccessiva presenza mediatica non dei procuratori ma degli avvocati. Forse dopo le “lezioni gratteriane” dovrà rivedere le sue posizioni.
Resta da vedere quale sarà la reazione del Csm a questa nuova metamorfosi del rapporto tra giustizia e media, in un Paese dove il confine tra aula di tribunale e studio televisivo sembra sempre più labile.