Sono sempre meno i fondi ministeriali destinati alla popolazione carceraria in continuo aumento. Grave la situazione.
Roma – Non tutti sanno che l’Ordinamento penitenziario e il Codice Penale prevedono che i detenuti debbano rimborsare lo Stato delle spese del loro mantenimento; in particolare quelle che riguardano gli alimenti ed il corredo per una quota non superiore ai due terzi del costo reale.
Ogni anno il Ministero della Giustizia, sentito il Ministro del Tesoro, determina la quota media di mantenimento dei detenuti in tutti gli stabilimenti della Repubblica. L’art. 188 del codice penale prevede che il detenuto risponda con tutti i suoi beni mobili e immobili presenti e futuri mentre l’art. 189 del c.p. attribuisce allo Stato il diritto di disporre un’ipoteca legale su di essi e di ordinarne il sequestro se c’è pericolo di perdere la garanzia del pagamento. Se i reclusi svolgono attività lavorativa in carcere la somma viene prelevata direttamente dalla busta paga. Ma se il detenuto non paga che cosa accade? Se è in condizioni economiche disagiate e ha tenuto una condotta “regolare”, può ottenere la remissione del debito come prevede l’articolo 56 della legge 354/75 art. 6 del Testo unico sulle spese di giustizia. Negli altri casi gli arriverà una cartella esattoriale e poi chissà!
Sembra che un detenuto costi allo Stato 138 euro al giorno e negli ultimi 10 anni le casse statali abbiano sborsato oltre 28 miliardi di euro. Sul sito del Ministero della Giustizia sono reperibili i dati delle presenze negli istituti di pena aggiornati a dicembre 2023 che sono 60.166, di cui 2.541 donne e 18.894 stranieri e 1.267 in semilibertà.
Secondo una ricerca stilata dal Centro Studi di “Ristretti Orizzonti” sulla base dei dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il costo medio giornaliero per ogni detenuto è stato ridotto in maniera congrua perché i fondi ministeriali sono diminuiti del 31% mentre la popolazione carceraria è aumentata notevolmente.
Insomma la coperta è sempre più corta e sembra molto lontana la soluzione dei numerosi problemi connessi al sovraffollamento e all’inadeguatezza delle strutture carcerarie.