Gli effetti delle Regionali e le saette di Berlusconi si fanno sentire

Le dichiarazioni del presidente di Forza Italia contro l’intervento militare a sostegno dell’Ucraina continuano a far discutere. I sondaggi del gradimento dei partiti, dopo le elezioni Regionali, smuovono un po’ le acque politiche.

Roma – Non si placano le polemiche, estese anche in Europa, sulle dichiarazioni di Silvio Berlusconi contro Zelensky, su cui poi l’ex premier ha fatto una parziale marcia indietro. Ma soprattutto hanno generato fibrillazioni nella maggioranza. L’ex presidente del Consiglio ha criticato la scelta di Meloni di incontrare il leader ucraino a Bruxelles. Eppure, gli italiani sembrano essere dalla sua parte. Per il 40,6% infatti il presidente ucraino è responsabile o perlomeno corresponsabile della guerra e “per questo motivo bisognerebbe smetterla di inviare armi a Kiev”.

Un ulteriore 9,7% pur dando ragione al leader di Forza Italia, ritiene che abbia fatto male a fare questa esternazione “perché indebolisce l’Italia che in questo momento deve rimanere al fianco degli alleati della Nato”. A respingere del tutto le parole di Berlusconi è il 32,7%, secondo cui è stato Putin a volere la guerra e la sua aggressione è ingiustificabile, “per questo l’Ucraina va aiutata inviandole le armi”. Un altro 13,5% si dice in disaccordo con l’ex premier anche se preferirebbe che fosse fermato l’invio di armi e venisse raggiunto un compromesso. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni intanto continua a riscuotere un buon “sentiment” nazional-popolare, infatti cresce ancora l’indice di fiducia degli italiani nella premier, con il 44%, in leggero rialzo rispetto alla precedente rilevazione.

Volodymyr Zelensky e Giorgia Meloni.

Secondo l’ultimo sondaggio settimanale effettuato da Termometro politico tra il 14 e il 16 febbraio 2023, le intenzioni di voto hanno risentito di un effetto Regionali sulle percentuali dei partiti. L’ultima tornata elettorale, che si è svolta in Lombardia e Lazio il 12 e 13 febbraio, ha decretato la vittoria pressoché incontrastata del centrodestra, con lieve rialzo del Pd. Male invece M5S e Terzo Polo. Secondo le rilevazioni Fdi è rimasto stabile al 28,7%, il M5S è invece calato al 17,2%, Pd e Lega sono aumentati rispettivamente al 16,8% e all’8,9%. Giù il Terzo Polo al 7,9% con Forza Italia in crescita al 7,5%. Sinistra Italiana e Verdi scendono, invece, sotto la soglia di sbarramento del 3% e sono in compagnia di +Europa al 2,5%, Italexit al 2,4%, Democrazia Sovrana e Popolare all’1,6% e Unione Popolare all’1,5%.

Diverse le interpretazioni sulle cause dell’astensione record alle ultime elezioni regionali in Lombardia e Lazio. Per il 38,1% il motivo è la completa sfiducia verso la classe politica di ogni schieramento. Per il 23,8% è l’esito scontato del risultato che ha scoraggiato l’affluenza degli elettori; per il 17,9% è la vicinanza con le recenti elezioni politiche che si sono tenute a settembre e il fatto che si sia parlato poco di queste elezioni locali. Infine per il 18,8% è la politica a non aver più nessun reale potere in quanto le vere decisioni si prendono altrove, da persone che non sono state elette. Sulla sconfitta del centro e della sinistra nel Lazio e in Lombardia, il 52,7% non ha dubbi, è “perché sono lontani dalle vere esigenze quotidiane della popolazione, non comprendono l’elettorato o offrono le soluzioni sbagliate”.

Rocca e Fontana, vincitori in Lazio e Lombardia.

Il 22,1% ritiene che con l’astensione record abbiano perso tutti, mentre il 12,1% pensa che le Regionali siano state lo specchio del consenso che il centrodestra ha oggi nel Paese. Infine, per l’11,6% la sconfitta di centro e sinistra è dovuta al fatto che non hanno contenuti e comunicazione populisti come il centrodestra, che sa inventarsi priorità che non ci sono. Come si vede le motivazioni sono le più svariate, insomma c’è l’imbarazzo della scelta. La disaffezione alla politica ha purtroppo radici ancora molto profonde.

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