LE STRADE DELL’IMPERO ERANO DISCARICHE A CIELO APERTO

Gli studi sui ghiacci dell’Antartide: Dentro i cristalli gelati si celano i segreti dell’umanità ma anche la speranza di sopravvivere al mondo che si scioglie.

Con lo scioglimento dei ghiacciai e il loro ritiro, gli archeologi continuano a individuare reperti di civiltà sconosciute. In Norvegia sono stati scoperti un insieme di utensili e altri oggetti di uso quotidiano, che risalirebbero a migliaia di anni fa, molto tempo prima che i Vichinghi colonizzassero la zona. Questo tipo di ricerche sono alquanto difficoltose: come già successe per la mummia di Similaun, ritrovata tra i ghiacciai delle Alpi, i ricercatori devono lottare contro il tempo perché i reperti raccolti possono marcire pochi giorni dopo l’estrazione. Una grande quantità di reperti viene distrutta prima di essere scoperta.

I ghiacci perenni sono testimoni del tempo e dei cambiamenti e l’Antartide è il luogo più misterioso del pianeta. Non solo sembra che il clima antartico, una volta, fosse molto diverso da come lo conosciamo, ma, secondo una teoria, nel secolo scorso, una gigantesca struttura a piramide, apparentemente simile alle piramidi egizie, sarebbe stata scoperta in Antartide e a lungo tenuta segreta; c’è chi dice che la piramide misteriosa sarebbe artificiale e, ovviamente… costruita da alieni. Ora, però, grazie a Google Earth essa è visibile a tutti.

Antichi vichinghi

È vero che la struttura è stata identificata dagli esploratori della British Antarctic Expedition, o Terra Nova Expedition, tra il 1910 e il 1913, e che furono proprio loro a chiamarla La Piramide; ma non è vero che sia stata tenuta nascosta e che si tratti di una struttura artificiale. Pare invece che la punta piramidale sia proprio il picco isolato di una montagna, una struttura comune sulle piattaforme continentali glaciali di entrambi i poli, che in lingua inuit si traduce con nunatak. In Antartide, lungo la catena montuosa Ellsworth, che si estende per oltre 400 km, non sorprende trovare cime rocciose che affiorano dal ghiaccio. La piramide è dunque un nunatak, la sommità di una montagna non coperta da neve o ghiaccio. La forma spigolosa è la conseguenza dei cicli di congelamento e scongelamento dell’erosione, così come accade per molte altre cime in giro per il mondo o sulle nostre Alpi. Un articolo pubblicato sulla rivista americana “Science” rivela che una gigantesca grotta, grande quanto due terzi della penisola di Manhattan e alta quasi 300 metri, si sta aprendo al di sotto del ghiacciaio Thwaites, nell’Antartide occidentale, un luogo difficilissimo da raggiungere, ma destinato a una grande fama.

La cavità che, secondo la Nasa, starebbe minacciando l’ecosistema, si è generata a causa dello scioglimento del ghiacciaio più importante nell’Antartide dell’ovest, che solo negli ultimi tre anni ha ricompreso circa 14 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Sono stati fondamentali, per questa scoperta, i satelliti radar della costellazione Cosmo-SkyMed, dell’Agenzia Spaziale Italiana

Primo autore dello studio pubblicato da Science è l’italiano Pietro Milillo, il quale ha affermato che: “La dimensione di una cavità sotto un ghiacciaio svolge un ruolo importante nei processi di assottigliamento dello stesso: più calore e acqua si infiltrano sotto il ghiacciaio, più questo si scioglie velocemente”. L’intero ghiacciaio Thwaites, che ha le dimensioni della Florida, è attualmente responsabile di circa il 4% del livello dei mari e contiene abbastanza ghiaccio da poter innalzare gli oceani dell’intero globo terrestre di oltre 65 centimetri. I backstop vicini ai ghiacciai, se tutto il ghiaccio si sciogliesse, aumenterebbero il livello del mare di altri 2,4 metri.

Pietro Milillo

L’Antartide, per il 98% ricoperto da ghiacci dello spessore medio di 2 km, è il meno conosciuto fra tutti i continenti. Grazie al supporto del satellite GOCE, rimasto in orbita terrestre per studiarne la gravità per oltre quattro anni, da marzo 2009 a novembre 2013, e successivamente disintegratosi nell’atmosfera, è stata rivelata la presenza di alcune strutture geologiche al di sotto della parte orientale di questa terra: relitti di antichi continenti e supercontinenti sopravvissuti ai processi di fusione e separazione tipici della tettonica delle placche. Il continente ghiacciato faceva parte del supercontinente Gondwana, che iniziò a disgregarsi 130 milioni di anni fa. Grazie ai dati di GOCE, sappiamo oggi che la parte occidentale dell’Antartide ha una crosta e una litosfera più sottili di quella orientale che è, invece, la sommatoria di frammenti di continenti perduti chiamati cratoni, incorporati in quelli odierni e più giovani, definiti orogeni.

Ma non sono solo i ghiacciai dell’Antartide a conservare segreti e misteri. In passato l’ascesa e il crollo dell’Impero romano sono stati svelati da un team multidisciplinare semplicemente analizzando carote di ghiaccio della Groenlandia. Gli studiosi hanno individuato nel ghiaccio le emissioni di piombo legate all’industria mineraria dell’epoca, legata alla lavorazione del piombo e dell’argento, trascinate dal vento sino al freddo nord.         

Dallo studio dei ghiacciai è stato possibile ottenere preziose informazioni storiche sull’andamento economico-sociale dell’antica Roma. Anche se l’esercito romano non ha mai raggiunto certe latitudini, i venti hanno trascinato fin lì tracce evidenti delle particelle delle sostanze liberate nell’aria, che si sono depositate, anno dopo anno, negli strati di ghiaccio. Ciò a dimostrare che, già all’epoca, l’uomo inquinava pesantemente il pianeta. Ma quanto inquinasse l’antica Roma lo raccontano anche i ghiacciai del Monte Bianco. Il vasto impero del Mediterraneo estraeva e fondeva minerali che rilasciavano elevate quantità di piombo.

Alcuni ricercatori francesi hanno effettuato dei carotaggi sulla parte più profonda dei ghiacci del massiccio del Monte Bianco, che risalgono fino a 5000 anni fa. Hanno scoperto emissioni di piombo cento volte superiori a quelle già registrate in Groenlandia. Livelli appena otto volte inferiori a quelli attuali, estremamente alti per l’epoca pre-industriale. Due i picchi straordinari di inquinamento da piombo: il periodo repubblicano e quello imperiale.


Al periodo di stabilità e crescita della Roma antica si accompagnò il maggiore inquinamento legato a un’economia più prospera, che ha lasciato una traccia indelebile nel ghiaccio e che, non a caso, risulta poi diminuire nel periodo di crisi del III Secolo. I ghiacciai sono, dunque, essenziali per preservare la storia della natura nei suoi aspetti più estremi e selvaggi; per documentare le conseguenze dell’interazione tra le attività dell’uomo e l’ambiente e conservare le orme delle civiltà perdute. Chissà quanti enigmi giacciono sepolti sotto i ghiacci e aspettano solo di essere svelati.

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