Giustizia violata: le due facce di Camilla Marianera

Figlia di un pregiudicato, è riuscita a entrare da praticante in uno studio legale prestigioso e ad essere inserita nello staff dell’assessore alla Sicurezza. Ora è finita in manette insieme al fidanzato per lo scandalo della “talpa” in Procura.

Roma – Angelo e diavolo. Camilla Marianera potrebbe essere la protagonista di un romanzo di Georges Simenon. Praticante avvocatessa 31enne, è stata arrestata a Roma. L’accusa è pesantissima: corruzione e violazione del segreto d’ufficio. Marianera infatti ricopriva il poco nobile, in questo caso, ruolo di “talpa” all’interno del tribunale capitolino e sospetta complicità con un funzionario della Procura. L’arresto di Marianera è avvenuto in città, a seguito di un’operazione congiunta tra i carabinieri del ROS e la Procura della Repubblica. Al termine delle indagini, è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la giovane aspirante avvocatessa.

Ancora ignota l’identità del funzionario in combutta con Marianera, il quale avrebbe fornito alla stessa informazioni molto riservate sulle indagini in corso, in cambio di vil denaro. Il caso ha suscitato ovviamente risonanza mediatica e scalpore nel mondo dell’avvocatura e della magistratura, poiché la violazione del segreto d’ufficio rappresenta un reato gravissimo che mette in pericolo la sicurezza delle indagini e la corretta amministrazione della giustizia.

Gli sforzi delle indagini convergono ora sul dare un nome al funzionario corrotto che si sarebbe intascato 200 euro a pratica, mentre la tariffa della coppia andava da 300 a 500 euro per ogni informazione spifferata su indagini in corso, utenze intercettate, microspie nelle auto per lo più di ultrà e pusher. Insomma, un giro torbidissimo in ambienti non proprio da educande. Il fidanzato di Marianera, Jacopo De Vivo, era il suo manutengolo.

I due fidanzati

Ma chi sono Marianera e Jacopo? Marianera era partita anche con il piede giusto per fare carriera, si era guadagnata infatti la fiducia nella segreteria di Monica Lucarelli, assessora alle Attività Produttive e alle Pari Opportunità. In seguito la giovane era stata assunta con un contratto a tempo indeterminato da 48mila euro lordi l’anno. Il fidanzato Jacopo invece, incensurato, gestisce alcune sale scommesse. È figlio di Giuseppe De Vivo detto “Peppone”, figura storica e rispettata della curva romanista, nonché fondatore del gruppo ultras Fedayn, morto nel 2015 a causa di un cancro. Era intimo amico del leader della Curva Nord laziale, Diabolik, al secolo Fabrizio Piscitelli, assassinato a Roma il 7 agosto 2019 con un colpo di pistola alla nuca e coinvolto nel mondo della criminalità capitolina.

Jacopo De Vivo, a sinistra, con il padre “Peppone”.

L’intrigo si allarga a macchia d’olio

Con queste premesse è evidente che la faccenda si faccia ancor più caliginosa. A tal proposito, tornando alla giovane aspirante leonessa del Foro, le si imputerebbe proprio di aver rivenduto informazioni anche a componenti del clan dei Casamonica, la qual cosa potrebbe aprire una enorme rete di pericolose connivenze interne. Tra i vari episodi contestati ce n’è anche uno legato al citato gruppo criminale. 

Luca Giampà, dopo avere scoperto un congegno per il rilevamento satellitare nell’auto della moglie Mafalda Casamonica, figlia di uno dei capi, ha contattato Marianera e De Vivo per sapere se fosse indagato o intercettato. Risposta affermativa. Giampà era seguito e intercettato ed è stato arrestato pochi giorni dopo l’incontro con i due. In sostanza Marianera fungeva da quinta colonna all’interno della magistratura per riportare alle consorterie criminali le mosse degli apparati della giustizia, che potevano pertanto conoscerle in anticipo e muoversi di conseguenza.

Dalle prime indagini degli investigatori emergono chiaramente i contatti diretti con alcuni funzionari del tribunale romano. Marianera riusciva a penetrare i segreti delle indagini in Procura. Dopo essersi guadagnata la fiducia di Monica Lucarelli, l’ha tradita senza scrupolo, ascoltando e riferendo notizie sulle indagini a carico dei Casamonica durante una riunione in Prefettura. 

Monica Lucarelli

Le comunicazioni della giovane avvocatessa con la talpa in Procura sarebbero iniziate nel 2020, attraverso App di messaggistica criptata. Ora è proprio cellulare della ragazza una delle chiavi per allargare le maglie dell’indagine. Il telefono infatti potrebbe essere il sentiero giusto per risalire all’identità del funzionario. Operazione questa non semplice dato che i due, ovviamente smaliziati e cauti, tendevano a incontrarsi di persona per evitare di incorrere appunto in intercettazioni compromettenti.

La scabrosa vicenda di Camilla Marianera è solo l’ultimo episodio di una serie di scandali che stanno minando il sistema giudiziario italiano negli ultimi anni. Un vortice che alimenta il dibattito sull’efficacia delle misure di prevenzione e controllo della corruzione all’interno delle istituzioni.

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