Il neo presidente torna sulla separazione delle carriere e parla delle correnti della magistratura che sono espressione della natura umana.
Roma – “Questa riforma non è una riforma che noi osteggiamo per difendere i magistrati, ma esattamente per difendere le ragioni dei cittadini. Non è un paradosso”. Così Cesare Parodi, presidente Anm, intervistato a ‘Tagadà’ su La7, torna sulla separazione delle carriere e allo scontro in atto tra toghe e politica. “Se io mi trovo indagato, preferisco da sempre un pubblico ministero che si faccia il carico di verificare tutti gli elementi che ruotano attorno alla mia responsabilità. Certamente ci sono degli ottimi avvocati che mi potranno difendere, dei giudici terzi che mi valuteranno, ma – ribadisce – io voglio una prima garanzia che sia il pubblico ministero a sapere esattamente che se eserciterà nei miei confronti l’azione penale e perché si è convinto, a 360 gradi, che io sono responsabile.
E ancora Parodi: “Perché devo privare i cittadini di quello che è il primo filtro di tutela che lo Stato mette a loro disposizione? Forse i cittadini non sanno una cosa importante: nelle procure arrivano migliaia di notizie di reato delle forze dell’ordine, di privati cittadini e la maggior parte vengono archiviate perché c’è un pubblico ministero che le valuta e chiede l’archiviazione”. Il neo presidente dell’Anm è convinto che “la riforma sia stata proposta e viene messa sul piatto dall’opinione dei cittadini perché si è formata in questi anni una narrazione sulla magistratura – sui magistrati in generale – che secondo me non corrisponde alla realtà. Io non voglio assolutamente dire che non ci siano stati dei problemi, delle crisi”, puntualizza, “ma il quadro generale che ne esce oggi è sicuramente – per carità, è la mia personale opinione e di molti colleghi – peggio di quanto in realtà non sia la situazione”.
Parodi ha inoltre rilevato che “le correnti sono un’espressione della natura umana. Le persone lo fanno in tutti gli ambiti: tendono ad aggregarsi in base alla sensibilità comune, a quello che è il comune modo di relazionarsi con la realtà. E allora nella magistratura questo fenomeno assume queste forme, ma la storia grande maggioranza degli colleghi che hanno ritenuto di riunirsi in queste associazioni, in questi gruppi, hanno assolutamente delle ottime intenzioni, è un effetto naturale”, spiega. “Dopodiché, che in questi gruppi ci siano stati dei soggetti che magari hanno approfittato delle situazioni per tornaconti personali è capitato, ma forse capita un po’ in tutti i gruppi”.
All’incontro del 5 marzo con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni “non andiamo a spiegare perché noi siamo contro la riforma ma che difendiamo la Costituzione per com’è”, ha aggiunto Parodi concludendo: “Questo è il discorso. A noi piace tanto, la Costituzione per com’è. E allora lo andiamo a spiegare. Poi, ovviamente, ognuno resterà della sua idea, può darsi, certamente, però almeno abbiamo la certezza di aver fatto quello che ci sembrava possibile spiegare”. Lo sciopero del 27 febbraio? “E’ una, la prima forse, consistente manifestazione di quella che è la nostra opinione globale e lo faremo, ripeto, non contro qualcuno ma a difesa di qualcosa. E’ molto importante”.