L’inaugurazione dell’anno giudiziario. Greco: “Fase mondiale complessa. Un contesto in cui le libertà fondamentali della persona sono seriamente compromesse”.
Roma – “Quest’anno la nostra inaugurazione dell’anno giudiziario ricade in una fase mondiale particolarmente complessa. Un contesto in cui le libertà fondamentali della persona riconosciute dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e dalla nostra Costituzione rischiano, come mai, di essere seriamente compromesse”. Così il presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, aprendo la relazione alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2025. In occasione dell’inaugurazione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato all’avvocatura il suo cordiale saluto. “Essa è chiamata sempre di più ad assicurare il proprio contributo di tutela delle istanze provenienti dai cittadini e dalle articolazioni della società civile, per rendere effettiva la vigenza dei diritti”, ha detto il Capo dello Stato.
“L’avvocatura – ha aggiunto Mattarella – è promotrice e custode del diritto alla difesa, valore fondamentale dello Stato di diritto proprio a ciascuno, per il riconoscimento della dignità, libertà e autonomia della persona umana, nel rispetto delle diverse peculiarità. Nella distinzione dei ruoli e delle funzioni, tutti gli attori della giurisdizione concorrono a rafforzarne la cultura, con auspicato spirito di autentica collaborazione. Competenza e rigore sono caratteristiche che debbono accompagnare l’esercizio della professione forense, alla quale il nostro sistema costituzionale riconosce un ruolo di rilievo. L’azione del Consiglio Nazionale Forense in questa direzione è preziosa. Con questo spirito formulo i più sentiti auguri di buon lavoro”, ha concluso.

Greco ha parlato delle minacce al diritto di difesa. C’è una “confusione di ruoli che ha portato, appena lo scorso marzo, allo scioglimento dell’Ordine forense di Istanbul e all’arresto di un suo componente, accusato
semplicemente di essere il difensore di un esponente politico di opposizione”, avverte il presidente del Cnf. “O a quanto accade nel nostro Paese, in cui la violenza dialettica, e purtroppo talvolta non solo dialettica nei
confronti dei difensori di soggetti imputati di reati particolarmente ripugnanti, porta ad identificare il difensore con l’imputato ed a rivolgere gli strali contro l’attività dell’avvocato – continua Greco – ciò avviene nei social media, oggi pervasi da populismo, ma anche qualche volta nei programmi televisivi, rivolti alla ricerca di auditel più che di vera comunicazione; nonostante la nostra costituzione preveda che chiunque ha diritto ad un processo giusto, che solo la presenza di un difensore può garantire”.
“Le norme approvate con la Riforma Cartabia, – ha proseguito – oltre che quelle imposte per raggiungere gli obiettivi assegnati con il Pnrr, per finire con quelle inserite nella legge di bilancio 2025, hanno profondamente inciso sulla giurisdizione”. “Con la legge di bilancio 2025 il legislatore ha dettato regole
sulla proponibilità delle azioni giudiziarie e, addirittura nel processo amministrativo, si è spinto ad introdurre una ‘sanzione’ economica, quale contropartita all’inammissibilità del ricorso, nell’ipotesi in cui il difensore abbia scritto difese eccessivamente lunghe senza a ciò essere stato ‘preventivamente’ autorizzato dal giudice”, continua il presidente Greco.

“Non c’è dubbio che i nostri scritti difensivi devono essere ispirati alla sinteticità, anche al fine della stessa loro qualità. Ma quello che sottopone la lunghezza delle difese alla preventiva autorizzazione del giudice è un principio che più volte ho definito, senza mezzi termini, di inciviltà giuridica e di oscurantismo giudiziario”, sottolinea Greco. “Penso che siano maturi i tempi per una condivisione da parte di magistrati e avvocati di una visione di ampio respiro, un nuovo umanesimo che trascenda da singole polemiche che non fanno bene allo Stato di diritto e alla fiducia che i cittadini devono riporre nell’istituzione”. Così la
presidente della Cassazione, Margherita Cassano, nel corso del suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025 del Consiglio Nazionale forense.
“Su magistrati e avvocati grava la comune responsabilità, – ha rilevato – quella di concorrere alla realizzazione dello Stato di diritto, che si fonda sulla condivisione dei valori sanciti dalla Costituzione, tra i quali assume rilievo l’effettività della tutela dei diritti fondamentali della persona attraverso la garanzia di un giusto processo – ha detto ancora Cassano – Il difensore è un protagonista ineliminabile della giurisdizione, perché è colui che introduce nel processo non soltanto la domanda della parte, ma la richiesta di tutela della persona, sia nella dimensione individuale che nella proiezione sociale”. Grande preoccupazione è stata espressa durante l’inaugurazione per la situazione carceraria e le condizioni di vita dei detenuti. “Parliamo di persone, non di cose o merci. Siamo già arrivati a 27 suicidi nel 2025. È un problema che richiede la massima considerazione e la massima urgenza di intervento. Chi ha violato
la legge è giusto che espii la pena, ma nel rispetto della dignità umana. Il carcere non può essere un luogo di tortura di stato”, ha detto Greco.

E ancora, le minacce dell’Intelligenza artificiale nel mondo della giustizia. “L’ingresso della tecnologia in tutte le discipline del genere umano è inarrestabile e non possiamo che augurarci che la scienza, la tecnica e la medicina riescano, attraverso la sua applicazione, a migliorare la qualità della vita. Ma nel campo dei diritti, dobbiamo domandarci, se può essere ‘giusto’, nel senso costituzionalmente orientato, il processo governato dall’Intelligenza Artificiale. Non nella parte organizzativa, ovviamente, ne’ in quella che concerne
l’approfondimento dello studio degli atti. Mi riferisco, invece, alla redazione dei provvedimenti giudiziari”, ha detto Francesco Greco, nell’Auditorium Antonianum alla presenza del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Il Guardasigilli intervenendo all’inaugurazione sottolinea che la figura dell’avvocato “deve avere la medesima dignità e il medesimo riconoscimento anche costituzionale della sua funzione, a parità con la magistratura requirente e giudicante. Il mio rammarico – aggiunge – è di non essere riuscito a inserire la figura dell’avvocato in Costituzione nella riforma costituzionale che stiamo approvando in questo periodo: non siamo riusciti per ragioni di tempo e per altri motivi, ma se la legislatura – come tutto lascia presumere – proseguirà fino al suo termine fisiologico, speriamo di riuscirci”.
Nordio torna poi al grande tema della separazione delle carriere: la riforma costituzionale della giustizia ”non è punitiva”, ribadisce con forza, e questo ”per una ragione pura – viene da un ex magistrato che mai e poi mai vorrebbe agire contro i suoi colleghi – e per la ragione pratica che essa è consustanziale alla introduzione del sistema accusatorio voluto da Vassalli alla fine degli anni ’80 e in tutti i paesi in cui esiste il sistema accusatorio anglosassone le carriere sono separate”.