Giuseppe Conte unico candidato alla presidenza del Movimento 5 Stelle

Dei 77 aspiranti iniziali, poi ridotti a 21, solo il presidente uscente ha raccolto le 500 sottoscrizioni necessarie per la fase finale delle elezioni interne.

La corsa alla leadership del Movimento 5 Stelle si è conclusa con un risultato a sorpresa che non è poi così sorprendente: Giuseppe Conte sarà l’unico candidato nella fase finale delle elezioni per la presidenza del movimento. Dopo una prima fase che aveva visto ben 77 aspiranti, poi scesi a 21 candidati effettivi, il termine per la raccolta delle sottoscrizioni ha decretato che solo l’attuale presidente è riuscito a ottenere il supporto minimo richiesto dal regolamento interno.

Il comunicato ufficiale pubblicato sul sito del Movimento alle 16 del 22 settembre è stato lapidario nella sua chiarezza: “Si è chiusa la fase di raccolta delle sottoscrizioni da parte degli aspiranti candidati al ruolo di presidente del Movimento 5 stelle. Hanno raggiunto le 500 sottoscrizioni necessarie per passare alla fase di votazione finale i sottoelencati candidati: Giuseppe Conte”. La formulazione al plurale seguita da un solo nome ha un sapore quasi ironico, testimoniando come quella che doveva essere una competizione interna si sia trasformata in una conferma quasi scontata.

Tra i venti candidati che avevano superato la prima selezione, molti erano figure completamente sconosciute al grande pubblico e in alcuni casi anche agli stessi iscritti del Movimento. Le loro candidature sembravano più un atto di partecipazione democratica che una reale sfida al potere costituito, ma rappresentavano comunque voci diverse all’interno di un partito che continua a interrogarsi sulla propria identità e direzione politica.

Maria Montisci, 63 anni, aveva raccontato il suo avvicinamento relativamente recente al Movimento: “Ho deciso di fare uno sforzo grande e di far parte del Movimento in modo più presente e significativo”, spiegando come la sua adesione risalisse a soli due anni prima. La sua candidatura rappresentava forse quella fascia di attivisti di seconda generazione che hanno abbracciato il progetto pentastellato in una fase già matura del suo sviluppo politico.

Più polemico si era dimostrato Valerio Celiberto, che si presentava come “attivista in quel di Bologna dalla sua fondazione”, sottolineando quindi un legame più profondo e storico con le origini del movimento. La sua critica era diretta verso quella che definiva “l’attuale linea strategica M5S che, distaccandosi dal virtuale uno vale uno, si è appoggiata al sistema territoriale baronale”. Le sue parole intercettavano il malcontento di una parte della base storica del movimento, quella più legata ai principi originari e più critica verso l’evoluzione in senso più tradizionale della formazione politica.

La fase di votazione finale, pur con un solo candidato, rappresenterà comunque un test importante per misurare il consenso effettivo di cui gode Conte tra gli iscritti.