Rimangono in piedi soltanto due indagini a carico del medico scoperto da Le Iene in una camera d’albergo mentre faceva proposte sessuali ad una comparsa complice della troupe televisiva. Lo specialista avrebbe curato il Papilloma virus con rapporti sessuali completi con le sue pazienti. Dopo il servizio di Italia 1 era scoppiato lo scandalo e la relativa inchiesta.
Bari – Aveva riacquistato la libertà ma la Procura di Bari reitera la detenzione ai domiciliari. Lo scorso 22 aprile Giovanni Miniello, il ginecologo barese di 69 anni arrestato lo scorso 30 novembre con l’accusa di violenza sessuale aggravata in danno di due pazienti, è tornato libero cittadino. Il Gip del tribunale di Bari, Angelo Salerno, ha disposto infatti la revoca degli arresti domiciliari per il medico che avrebbe proposto di fare sesso con due pazienti come terapia per il Papilloma virus
Il giudice per le indagini preliminari, in accoglimento della richiesta formulata dai difensori del medico, avvocati Roberto Eustachio Sisto e Italia Mendicini, ha ritenuto meno gravi le esigenze cautelari riformulando la restrizione in casa con l’interdizione per un anno dalla professione, dalla quale in verità il sanitario si era già sospeso. Nel febbraio scorso, per di più, il tribunale del Riesame aveva rigettato la richiesta di detenzione in carcere della locale Procura ritenendo “surreali” le proposte terapeutiche a sfondo sessuale fatte dal medico alle due donne. La Procura barese, però, già un mese fa non era d’accordo sulla decisione del Gip evidenziando in atti che “la particolare propensione di Miniello a delinquere può trovare esplicazione anche in contesti diversi dallo svolgimento dell’attività del medico”.
Per altro lo specialista, a suo tempo, aveva dismesso il suo studio donando l’attrezzatura ad un’associazione di volontariato, tutte iniziative che il Gip Salerno ha considerato come un taglio netto con il passato dunque meritevoli di favorevole considerazione. C’è da dire che attualmente sono incorso due indagini su una ventina di pazienti presunte vittime di abusi. Soltanto otto di queste sono state sentite nell’ambito procedurale dell’incidente probatorio:
”…Ho presentato insieme alla collega Mendicini una istanza – ha detto l’avvocato Eustachio Sisto – nel convincimento che fosse maturo il termine per la revoca della misura. Il giudice ci ha dato ragione e siamo certamente soddisfatti…Ribadiamo la necessità di dare privilegio all’accertamento penale evitando ogni disinformazione derivante dal processo mediatico…”.
La vicenda era balzata agli onori delle cronache a seguito di un servizio de “Le Iene” di Italia 1 che avevano seguito il medico in una camera d’albergo. Il professionista, in abbigliamento succinto, faceva le sue proposte oscene ad una giovane donna-attrice complice della troupe televisiva. Alcuni giorni dopo scattava l’inchiesta e per Miniello si aprivano le porte della detenzione in casa dopo l’arresto.
Nei giorni scorsi la Procura, però, ha ripetuto la richiesta di ripristinare gli arresti domiciliari a carico del ginecologo in relazione proprio ai due episodi di presunta violenza sessuale aggravata. L’istanza è stata avanzata al tribunale di Bari, terza sezione penale in funzione di giudice dell’Appello, dal procuratore Roberto Rossi, dal procuratore aggiunto Giuseppe Maralfa e dai sostituti Grazia Errede e Larissa Catella.
Secondo i magistrati inquirenti Miniello potrebbe ripetere il reato anche in contesti diversi dallo svolgimento dell’attività medica. Per altro la stessa Procura aveva avanzato in Cassazione la medesima richiesta e in attesa che gli Ermellini si pronuncino il medesimo organo giudiziario ha richiesto l’annullamento del provvedimento a suo tempo disposto dal giudice d’Appello.
All’epoca dei fatti il dottor Miniello, scienziato di fama internazionale e scrittore di romanzi, era stato accusato di violenze sessuali anche da giovani donne che erano state sue pazienti anni prima e che solo a seguito del servizio di Italia 1 si erano decise a denunciare presunte violenze sessuali.
Accuse queste sempre rigettate dal professionista la cui versione dei fatti, in qualche modo, deve aver convinto diversi giudici secondo i quali, e ci riferiamo alle toghe del Riesame, “la proposta del rapporto sessuale come cura è fuori dal campo d’azione della violenza o della minaccia costrittiva. Tutt’al più potrebbe integrare gli estremi di una condotta induttivo-manipolativa finalizzata a trarre in inganno la vittima circa l’equivalenza di efficacia delle due strade di guarigione dal Papilloma virus astrattamente percorribili, quella convenzionale con la sperimentale sessuale“.
Bisognerà comunque attendere il processo prima di avanzare ulteriori ipotesi, a prescindere se il medico ritornerà dietro le sbarre di casa o meno.