Giornata delle vittime dell’amianto: 7mila i “caduti invisibili” nell’ultimo anno

I casi della Fibronit di Broni e dell’Eternit di Casale Monferrato, due siti di interesse nazionale tristemente noti per il maggior numero di vittime del killer silenzioso.

Roma – Ogni anno dal 2005 il 28 aprile si celebra la Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto. Settemila i morti solo in Italia nell’ultimo anno, nel mondo oltre 200 mila per malattie correlate a questo killer silenzioso, che travolgono vite con il mesotelioma, tumori al polmone o abestosi. E i dati continuano a crescere anno dopo anno, spesso, nell’indifferenza generale. “Il 28 aprile è la Giornata mondiale in memoria delle vittime dell’amianto e la strage continua, spiega Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto. E riteniamo che i dati siano sottostimati perché non considerano gli Stati ‘canaglia’ che omettono di segnalare e registrare i casi di malattia e morte per amianto, e dei decessi per esposizione ambientali”.

Sono più di 50mila i siti industriali contaminati nel nostro Paese. Tra i quaranta siti di interesse nazionale ci sono la Fibronit di Broni e l’Eternit di Casale Monferrato, tristemente note per il maggior numero di vittime dell’amianto. Tra le Regioni più colpite per decessi (anno 2024), al primo posto c’è la Lombardia con oltre 2.000 casi (500 mesoteliomi, 1.000 tumori al polmone; il restante numero circa ulteriori 500 decessi per effetto di tutte le altre patologie asbesto correlate, tra le quali tumori della faringe, laringe, stomaco e asbestosi); segue il Piemonte, circa 1.000 (250 mesotelioma, circa 750 asbestosi, tumore del polmone, laringe, faringe, e altre patologie asbesto correlate): Al terzo posto c’è l’Emilia Romagna con 660 casi di cui 170 per mesotelioma, 340 per tumore del polmone, ulteriori 150 per altre patologie asbesto correlate.

L’ex Fibronit

L’ottavo Rapporto del Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM) riportava già 37.003 casi di mesotelioma maligno tra il 1993 e il 2021, con una età media alla diagnosi di 71 anni (DS = 10,5), un rapporto di genere (M/F) pari a 2,6 e una mediana di 48 anni tra l’inizio dell’esposizione e l’insorgenza della malattia (Marinaccio et al., 2025). Il sito di interesse nazionale maggiormente esteso è quello piemontese di Casale Monferrato, la cui cittadinanza è stata per decenni duramente traumatizzata non solo dall’elevato numero di morti presenti in quasi ogni famiglia, ma anche da una situazione conflittuale patogenica che vedeva gli abitanti dipendere per la loro sussistenza economica dalla stessa azienda (l’Eternit).

Solo all’inizio degli anni Settanta si iniziò a pensare che l’aumentata incidenza di patologie nei lavoratori dell’Eternit potesse essere connessa alla lavorazione dell’amianto. Era il 6 giugno 1986 quando la fabbrica terminò la produzione e nel dicembre del 1987 il sindaco Riccardo Coppo vietò la fabbricazione e l’uso dell’amianto nel perimetro casalese, decisione recepita dallo Stato soltanto il 27 marzo del 1992. Ma Casale Monferrato non è l’unico caso di contaminazione ambientale e industriale né in Italia, né nel mondo.

Nel cuore di Broni, in provincia di Pavia, c’erano i capannoni della ex fabbrica di prodotti in amianto Fibronit, dichiarata fallita e bonificata. Tubi e coperture in asbesto sono spariti, ma anche qui il passato parla di amianto. Il mesotelioma, tumore legato all’amianto, ha una latenza di circa 48 anni, come spiegano dall’ATS di Pavia. L’ente ritiene che nella provincia ci si debbano aspettare malati per l’asbesto della Fibronit ancora per almeno dieci anni.

Come indicato nella ricerca “La mortalità per mesotelioma maligno in provincia di Pavia 1980 – 2015” di Ennio Cadum e Paola Borrelli dell’ATS pavese, tra il 1980 e il 2015 in provincia si sono verificate 788 morti per mesotelioma “pari a 6,08 casi x 100.000 abitanti (contro una media italiana di circa 1,5 casi x 100.000)”. Nel processo riguardante la Fibronit di Broni, gli ex amministratori sono stati assolti per i reati di omicidio colposo. La decisione è stata presa nonostante la morte di migliaia di persone attribuibili all’esposizione all’amianto da parte dell’azienda, e ha suscitato forti reazioni e proteste. Nel 2020 la Cassazione ha annullato le condanne precedenti, lasciando gli imputati senza responsabilità. Ora l’area della ex Fibronit, 140mila metri quadrati, dichiarata sito di interesse nazionale dal Ministero dell’Ambiente, è bonificata. I lavori sono partiti nel 2007 e si sono conclusi nel 2021, con fondi per 32 milioni di euro dallo Stato e dalla Regione Lombardia.

Nonostante le bonifiche dei siti il killer dell’amianto semina ancora morte. “Settemila i decessi solo in Italia nell’ultimo anno e il bando globale dell’amianto che semina morte è ancora una utopia, denuncia Bonanni, sono numeri che non appartengono al passato. Sono volti, storie, famiglie spezzate oggi. Molti non sapevano, altri sono stati ignorati. Troppi sono stati sacrificati nel nome del profitto. Non è più ammissibile che ci governi la lobby dei produttori del minerale killer e che le bonifiche vadano a rilento, nonostante la chiara presa d’atto di tutte le Istituzioni”.

L’Italia ha messo al bando l’amianto nel 1992, ma “l’amianto – sottolinea – non ha ancora messo al bando l’Italia. Questa giornata nazionale non è solo memoria. È un grido. Un richiamo alla responsabilità, alla bonifica, alla giustizia per le vittime e alla tutela di chi oggi vive, lavora, studia in luoghi contaminati. In questa giornata, ricordiamo i caduti invisibili dell’amianto. E riaffermiamo un impegno: mai più profitto sulla pelle delle persone. Mai più silenzio. Mai più vittime.

L’emergenza inquinamento in Italia, anche tenuto conto degli altri agenti patogeni e cancerogeni è drammatica con un preoccupante ritardo delle bonifiche: più di 40 milioni di tonnellate di amianto e materiali contenenti amianto, assenza di una mappatura completa, mancata attuazione per larga parte della legge 257/92. Sono stati censiti ufficialmente in Italia circa 100.000 mila siti. E ancora l’allarme scuola: l’Ona continua a ricevere segnalazioni di nuove scuole con amianto, perfino asili nido, scuole materne ed elementari.

Nel passato è stato usato DAS con amianto, e questo ha esposto ancor di più, in particolare le maestre di asilo e elementari fino al 1993, contenente il 30% di crisotilo. Sono arrivate le segnalazioni di 4 casi di mesotelioma nel personale docente solo in queste ultime settimane, e per di più altri casi di segnalazioni di tecnici ovvero professori di educazione tecnica e/o similari per l’uso del minerale all’interno degli strumenti dei laboratori, specialmente nelle scuole di avviamento professionale.

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