La classifica in base all’Indice di Percezione della Corruzione 2023 di Transparency International e le ultime cifre dell’Istat sul fenomeno.
Roma – Oggi è la Giornata internazionale contro la corruzione, un fenomeno sociale, politico ed economico che colpisce tutti i Paesi, priva i cittadini di diritti fondamentali, rallenta lo sviluppo economico e mina le istituzioni. Per affrontare questa sfida globale, l’Assemblea generale dell’Onu ha adottato il primo strumento giuridico vincolante a livello internazionale, la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione, il 31 ottobre 2003. Entrata in vigore nel dicembre 2005, la convenzione promuove un approccio integrato e multisettoriale, con misure preventive e la criminalizzazione delle principali forme di corruzione.
L’Italia, secondo l’Indice di Percezione della Corruzione 2023 (Cpi) di Transparency International, si posiziona al 42esimo posto su 180 Paesi e in 17esima posizione tra i 27 Stati dell’Unione europea. Michele Calleri, presidente di Transparency International Italia ha sottolineato che il “consolidamento del punteggio del nostro Paese nel Cpi 2023 conferma l’Italia nel gruppo dei Paesi europei più impegnati sul fronte della trasparenza e del contrasto alla corruzione. Un risultato che è anche frutto dell’applicazione di alcune misure normative adottate in materia di whistleblowing e di appalti pubblici”. L’Indice misura la corruzione percepita nel settore pubblico utilizzando 13 strumenti di analisi e sondaggi rivolti a esperti. Il punteggio varia da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello): l’Italia conferma un punteggio di 56.
In Italia, ad oggi, rimangono aperte alcune questioni che continuano ad incidere negativamente sulla capacità del nostro sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico. Dalle carenze normative che regolano il tema del conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato, alla mancanza di una disciplina in materia di lobbying ed alla recente sospensione del registro dei titolari effettivi che potrebbe limitare gli sforzi dell’antiriciclaggio.
“La corruzione oggi sta assumendo connotati sempre più transnazionali, La corruzione è un fenomeno che esiste da sempre, in tutte le latitudini e in tutti gli ordinamenti”, ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenuto al convegno ‘La Diplomazia Giuridica come direttrice di politica estera. Il contrasto alla corruzione ed al crimine organizzato transnazionale. L’impegno dell’Italia’, organizzato dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in collaborazione con il ministero dell’Interno e il ministero della Giustizia, in occasione della Giornata internazionale contro la Corruzione.
“Questo non significa che ci dobbiamo rassegnare a questo fenomeno dobbiamo cercare di ridurlo e di comprendere le cause – ha continuato il Guardasigilli – La corruzione oggi sta cambiando pelle: quella interna, nell’ambito dello Stato, molto spesso è finalizzata a un vantaggio personale e al finanziamento occulto dei partiti, quella transnazionale può essere fatta ad esempio per un malinteso senso di interesse dello Stato”. Perché “se la radice della corruzione interna non è da ricercarsi solo nella avidità umana, che è inestinguibile” – ha concluso – “la madre della corruzione interna è anche la proliferazione normativa. È un reato che si consuma nell’ombra, nell’interesse dei corruttori e del corrotto quindi è difficile perseguirla perché vengono puniti entrambi. La collaborazione è così quasi impossibile”.
Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani “la corruzione si annida anche dietro i processi di concessione di visti e cittadinanza italiana all’estero”. Tajani ha aggiunto che “numerosi agenti di polizia sono stati assegnati ai consolati e ambasciate per ulteriori controlli sulla concessione dei visti”. “Ho deciso di cambiare le ispezioni periodiche del ministero degli Esteri nei consolati sia per la concessione della
cittadinanza”, ha proseguito Tajani, spiegando che ora “le ispezioni non le facciamo più solo con personale del ministero, ma usiamo anche militari dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza che hanno presenza nutrita dentro il nostro ministero”. La lotta alla corruzione “resta un tema di assoluta centralità nell’agenda del Governo e del ministero dell’Interno” perché “non solo rafforza le istituzioni e crea fiducia nei cittadini, ma è cruciale per il Paese, l’economia e il benessere collettivo. È la base per lo sviluppo dell’Italia, per poterne rafforzare il ruolo nel mondo e per attrarre investimenti”. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Tra i Paesi più virtuosi e meno colpiti dal fenomeno c’è la Danimarca con un punteggio di 90, seguita da Finlandia (87), Nuova Zelanda (85), Norvegia (84), Singapore (83), Svezia e Svizzera (82). In fondo alla classifica ci sono invece la Somalia con 11 punti, seguita da Venezuela, Siria e Sud Sudan (13 punti) e Yemen (16 punti). La media globale resta invariata per il dodicesimo anno consecutivo. Tuttavia, i dati mostrano che 28 Paesi hanno compiuto progressi significativi nell’ultimo decennio, mentre 35 hanno registrato un peggioramento. Se l’Europa occidentale mantiene il punteggio medio più alto (65), le regioni più colpite sono l’Africa sub-sahariana (33 punti) e l’Europa dell’Est e l’Asia centrale (35 punti).
L’Istat secondo l’ultimo report pubblicato a giugno scorso e relativo al biennio 2022-2023 indaga in otto settori chiave (sanità, assistenza, istruzione, lavoro, uffici pubblici, giustizia, forze dell’ordine, public utilities) il numero di famiglie (cittadini tra 18 e 80 anni) coinvolte in dinamiche corruttive. Nel report si chiede agli intervistati se a loro stessi o a un familiare convivente sia stato suggerito o richiesto di pagare, fare regali o favori in cambio di facilitazioni per avere un servizio o un’agevolazione – ovvero a conoscenza indiretta di casi di corruzione (chiedendo se fatti simili siano accaduti nel proprio ambiente ad amici, colleghi e familiari). Confrontando i dati relativi al triennio 2020-2023 con gli anni 2013-2016 (oggetto della precedente indagine) si osserva una diminuzione netta del fenomeno con un passaggio dal 2,7% delle famiglie che hanno subito almeno una richiesta di denaro, regali o altro, all’1,3% per l’ultimo triennio considerato gli ultimi tre anni.
Come si evidenzia nel report, tale dato è sicuramente condizionato dalla pandemia da Covid-19 che proprio tra il 2020 e il 2021 può avere alterato lo stesso ricorso ad alcuni servizi. Tra le famiglie che si sono rivolte alla sanità nel corso della loro vita (circa 21milioni 950mila), l’1,3% ha avuto richieste di denaro, regali o altro per ottenere o velocizzare il servizio o per ricevere assistenza; per essere agevolati nel settore della istruzione allo 0,7% delle famiglie; in ambito lavorativo ciò è capitato allo 0,8% delle famiglie; nell’ambito delle public utilities sono lo 0,4% le famiglie che al momento della domanda di allacci, volture o riparazioni per l’energia elettrica, il gas, l’acqua o il telefono ha avuto richieste di pagamenti in qualsiasi forma per ottenere o velocizzare i servizi); il 2%, invece, ha avuto richieste di denaro o regali rivolgendosi ad uffici pubblici.
Nel settore della giustizia il 4,8% delle famiglie (circa 175mila su 3milioni 643mila) ha avuto una richiesta di denaro, regali o favori da parte di un giudice, un pubblico ministero, un cancelliere, un avvocato, un testimone o altri. Per i benefici assistenziali, in caso di domanda di contributi, sussidi, alloggi sociali o popolari, pensioni di invalidità, la richiesta di denaro, favori o regali ha coinvolto il 2,7% delle famiglie (62mila su circa 2 milioni 335mila). Mentre è lo 0,4% delle famiglie che, rivolgendosi alle forze dell’ordine nel corso della vita, ha avuto richieste più o meno esplicite di denaro, regali o altro per avere facilitazioni, ottenere ciò di cui avevano bisogno o per avere un occhio di riguardo (circa 16mila su 4 milioni 426mila).
Un altro settore esplorato dall’indagine è quello del voto di scambio per le elezioni amministrative, politiche ed europee. In questo settore si stima che ad oltre 1 milione 166mila cittadini (il 2,7% della popolazione fra i 18 e gli 80 anni) siano stati offerti denaro, favori o regali per avere il loro voto alle elezioni amministrative, politiche o europee; tale quota di cittadini era pari al 3,7% nel 2015-2016. Si tratta di un fenomeno più frequente in caso di elezioni amministrative e in cui i picchi più alti sono al Sud (4,2%) e nel Centro (3,6%), sebbene sia proprio il Sud a segnalare una forte diminuzione rispetto al passato (da 6,7% a 4,2%).
Dalla rilevazione della percezione della diffusione della corruzione nell’ambiente delle imprese e della libera professione è emerso che tra imprenditori e lavoratori autonomi cresce la percezione di richieste illecite: rispetto al 32,4% della precedente rilevazione, per il 38,5% degli imprenditori, liberi professionisti e lavoratori in proprio (circa 2milioni e 900mila nel 2022-2023) capita di essere obbligati (sempre o spesso) a pagare per ottenere licenze e concessioni o contratti con la P.A., permessi per l’import e l’export, oppure per agevolare pratiche fiscali o velocizzare procedure giudiziarie. A questi dati si incrociano quelli di Libera. ‘Italia sotto mazzetta’ è il dossier sulla inchieste per corruzione che Libera ha censito dal 1° gennaio al 1 dicembre 2024: sono 48 le inchieste, con il coinvolgimento di 28 Procure in 14 Regioni, 588 le persone indagate.
Ben 106 le persone indagate nel Lazio, 82 in Sicilia, seguita dalle Marche con 80 indagati di cui ben 77 in una sola inchiesta su corruzione per finte vaccinazioni anticovid, 79 in Campania, Lombardia con 72 indagati, e Puglia, a quota 64. “L’istantanea – rileva Libera – mostra un quadro allarmante: l’avanzata senza freni della corruzione in Italia. Da Torino ad Avellino, da Bari a Pozzuoli, da Palermo e Catania, da Milano a Roma, il 2024 è un continuo bollettino di ‘mazzette’ con il coinvolgimento di amministratori, politici, funzionari, manager, imprenditori, professionisti e mafiosi coinvolti in una vasta gamma di reati di corruzione”.