Doganieri e finanzieri aggiornano giornalmente le tecniche d'indagine per scoprire la droga contenuta all'interno di involucri sempre più sofisticati e fantasiosi.
Gioia Tauro – Cozze alla sorrentina, alla tarantina, gratinate al forno e ripiene di coca. Sì è proprio il caso di includere anche questa specialità meno gastronomica se si fa riferimento ai 932 chili di cocaina purissima divisa in 800 panetti, conservati a loro volta in 37 borsoni, trovati dentro un container che trasportava cozze surgelate provenienti dal Cile.
La scoperta è avvenuta giorni fa nel porto di Gioia Tauro ad opera dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane con i finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, coordinati della locale Dda (Direzione Distrettuale Antimafia). L’individuazione del contenitore si è resa possibile grazie ad un’accurata e articolata indagine, condotta dal procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gaetano Paci, basata su un modello di analisi di rischio che analizza diversi fattori tra i quali provenienza, carico, destinazione.
Le successive verifiche, con l’ausilio di radio-scanner, hanno permesso di scoprire la sostanza stupefacente contenuta nelle spedizioni tra le oltre 2.200 in arrivo dall’America. Le Fiamme gialle hanno valutato che la coca poteva essere tagliata fino a quattro volte prima di essere immessa sul mercato dove avrebbe fruttato intorno ai 186 milioni di euro.
Le modalità con cui la droga viaggia e arriva nei Paesi europei seguono metodiche fra le più disparate e sono in continua evoluzione, tanto che le dogane e la Guardia di Finanza perfezionano congiuntamente il proprio percorso investigativo.
Ricordiamo che sempre nel porto ”incriminato” dove gli affari loschi sono all’ordine del giorno, alla fine del marzo scorso, gli uomini della Squadra Mobile del capoluogo calabrese, coadiuvati dai colleghi del commissariato di Gioia Tauro, avevano rinvenuto 537 chili di cocaina all’interno di un capannone a Soverato, appartenenti al figlio venticinquenne di un ergastolano.
Nel novembre dell’anno scorso, sempre nell’ambito portuale, era stato sequestrato un container di banane proveniente dall’America Latina con destinazione Germania, Nel suo interno non c’erano quintali di Chiquita ma 1.200 chili di cocaina pura.
A conti fatti il porto di Gioia Tauro, il più grande terminal per il transhipment (trasbordo) presente in Italia e uno dei più importanti hub del traffico dei container nel Mediterraneo, si riconferma ancora tra i principali snodi dei traffici di stupefacenti utilizzati dalla ‘ndrangheta per la polvere bianca proveniente dall’Europa e dal Sud America.
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